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Il lavoro non si crea per decreto ma tagliando la spesa pubblica

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di CLAUDIO PREVOSTI Non si creano nuovi posti di lavoro per decreto, ma solo rianimando l'economia con sforbiciate pesanti alla spesa improduttiva. Dunque, «tagli chock alla spesa pubblica» per far ripartire l'economia. A chiederli è la Fondazione Studi consulenti del lavoro, che ieri ha diffuso un'indagine sulle misure «da attuare immediatamente» per contrastare la crisi. La sforbiciata chiesta dai consulenti interessa una serie di voci di costo definite «inutili» o «improduttive». Tra le priorità, dunque, la riduzione dei finanziamenti pubblici a Caf, che i consulenti stimano in 327 milioni di contributi nel 2013, partiti politici («91 mln») e patronati («309 mln»). Ma anche tagliare i costi delle Authority («15 mln nel 2013»), intervenire su compensi e pensioni d'oro dei manager pubblici. «Si tratta di pesantissime voci poste al passivo del bilancio dello Stato -si legge in una nota della Fondazione Studi- per oltre 1 miliardo di euro, oltre ai quali si aggiungon
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