di ARTURO DOILO
Viviamo in un mondo in cui le risorse sono scarse e anche l'acqua lo è, nonostante ricopra i tre quarti del globo terrestre. L'acqua pubblica è uno dei tanti mantra degli eco-nazisti, delle ONG (Organizzazioni Non Governative) sinistroidi, dei media di regime e dei "benpensanti", che ne rivendicano "l'intoccabilità" tramite manifestazioni e campagne per limitare, ad ogni costo, il ruolo del mercato e dei privati in questo settore economico, quello della sua gestione.
Hanno avuto successo. Qualsiasi processo di privatizzazione è rallentato da chiunque, governi e istituzioni internazionali che siano. Le multinazionali dell’acqua hanno sempre meno voglia di investire nei Paesi in Via di Sviluppo. Un tragico disimpegno, ancor di più per il fatto che gli attivisti contro il mercato sbagliano su quasi tutti i fronti. In primis, perché ciò che essi chiamano privatizzazione non ha nulla a che vedere con una vera deregulation o con la liberalizzazione del servizi