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Il ministro padoan: finalmente il segreto bancario è morto

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Padoan, da Ue mi aspetto riconoscimento sforzidi MATTEO CORSINI

“La fine definitiva del segreto bancario in Europa consentirà di fare passi avanti notevoli nella lotta all’evasione dando più gettito allo Stato permettendo così di abbassare le tasse”. Quella di Pier Carlo Padoan è un’affermazione che si sente spesso ripetere da chi governa o da coloro che, per fede o convenienza, ritengono che se tutti pagassero le tasse, tutti dovrebbero pagarne di meno.

Il buon senso induce a ritenere il contrario, tuttavia. Negli ultimi anni la crescita della quantità di informazioni a disposizione del fisco in Italia è stata esponenziale e, di fatto, potrebbe far impallidire il grande fratello di Orwell.

Esiste già un protocollo OCSE per lo scambio di informazioni fiscali tra Stati, ed entro i prossimi tre anni anche i Paesi meno fiscalmente ostili nei confronti degli individui inizieranno a fornire i dati sui denari dei cittadini esteri ai rispettivi Stati di residenza. A quel punto, in effetti, il grande fratello opererà su scala (non solo) Europea.

Considerando che lo Stato saprà ancor più di oggi dove sono i soldi dei cosiddetti contribuenti infedeli, c’è da credere che la “lotta all’evasione” consentirà di aumentare il gettito. E adesso veniamo al buon senso. Può essere credibile l’ipotesi che la riduzione delle difese nei confronti del fisco porti a minori pretese da parte dello Stato, a maggior ragione tenendo presente che le esigenze di risanamento dei conti pubblici saranno sempre più impellenti e che l’idea che aumenti di spesa pubblica siano la panacea per rilanciare l’economia è quanto mai diffusa in chi(unque) governa?

La risposta mi pare scontata: no.

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