di MATTEO CORSINI
Tra i contributi fondamentali alla scienza (non solo) economica contenuti nelle opere di Friedrich von Hayek vi sono quelli relativi alla conoscenza. Nessun individuo, o ristretto gruppo di individui, può essere onnisciente. Le conoscenze sono diffuse tra una moltitudine di individui, il che rende l’ordine di mercato, ossia le interazioni volontarie che conducono alla formazione di prezzi, superiore agli altri metodi per decidere l’allocazione delle risorse (anche prescindendo da giudizi etici).
In particolare, l’ordine di mercato risulta superiore alla pianificazione centralizzata. Quando Hayek scriveva su questo argomento sembrava che il socialismo potesse funzionare meglio del mercato, ma nei decenni successivi i fatti gli diedero ragione. Anche se questo non portò alla scomparsa della pianificazione centralizzata, bensì a una sua giustificazione con richiami (peraltro fuori luogo) a concetti discutibili come la “giustizia sociale”. Tema di cui non intendo occuparmi in questa sede.
Ancora oggi uno dei Paesi più popolosi del pianeta, la Cina, è governato da un regime comunista, ed è interessante notare come il ritorno a una maggiore “presa” del partito su tutto ciò che fanno cittadini e imprese dopo tre decenni di parziale apertura a logiche di mercato stia facendo scappare gli investitori esteri. Si noti che il Paese sperimenta un problema di invecchiamento della popolazione incombente come conseguenza di una delle politiche di pianificazione centralizzata praticata per decenni, ossia la politica del figlio unico.
Nel suo piccolo,
in Italia un esempio di pianificazione centralizzata e delle sue conseguenza non intenzionali è rappresentato dal
numero chiuso per l’iscrizione alle facoltà di medicina. Non che sia l’unico problema del servizio sanitario nazionale, ma di fatto ci si è trovati negli ultimi anni ad avere carenza di medici.
Adesso, però, i sindacati di categoria (che, va da sé, potrebbero non essere particolarmente oggettive nelle valutazioni), paventano nel prossimo decennio il passaggio a “una sovrabbondanza di professionisti tale da dar vita a un “imbuto lavorativo” e ad un mercato sanitario con forza lavoro a basso costo e con potere contrattuale azzerato. Il trionfo del lavoro precarizzato, ma con retribuzioni e diritti molto più bassi di oggi”. Così la pensa Anaao Assomed.
Non entro nel merito della valutazione del sindacato, ma il problema è che non dovrebbe mai essere esistito il numero chiuso stabilito per via legislativa. Questo vale per la professione medica come per i taxisti o qualsiasi altra categoria.
L’offerta dovrebbe essere ad accesso libero, ma non mi illudo che cambi la tendenza dei più a volere la concorrenza per i beni o servizi di cui sono consumatori e protezioni legislative per i beni e servizi di cui sono offerenti.