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Il paese col 246% di debito pubblico tifa per il paese col 132% di debito pubblico

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italia-giapponedi MATTEO CORSINI

“Noi puntiamo ad un rafforzamento delle relazioni economiche tra i due Paesi. Ho spiegato a Matteo la nostra strategia per la crescita, il Giappone sta tornando a crescere ed anche l’Italia si sta avviando verso la crescita. Puntiamo ad una maggiore collaborazione”. Questo ha affermato il primo ministro giapponese Shinzo Abe nel corso della conferenza stampa al termine dell’incontro con Matteo Renzi, in visita in Giappone.

In sostanza, il primo ministro di un Paese che a fine 2014 ha accumulato un debito pubblico pari al 246 per cento del Pil ha spiegato al primo ministro di un Paese che ha accumulato un debito pubblico pari al 132 per cento del Pil la sua “strategia per la crescita”.

Abe si riferisce al Pil, ma da quando (fine 2012) Abe è (ri)diventato primo ministro il Giappone ha accumulato oltre 6 yen di debito pubblico per ogni yen di Pil aggiuntivo. Il tutto con la generosa collaborazione della Banca del Giappone, che non ha mai smesso di stampare yen. Questa è la famosa “Abenomics”, che pure tanti italici nostalgici del deficit senza limiti vanno da tempo osannando come modello da seguire.

Non che nei precedenti venti anni i governi giapponesi avessero fatto cose molto diverse; Abe ha semplicemente aumentato il dosaggio. Questa è l’unica lezione che può impartire a Renzi. Il quale, in cuor suo, suppongo provi una certa invidia per il collega giapponese. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che questi signori prendono se stessi terribilmente sul serio e che le loro azioni hanno e avranno conseguenze tutt’altro che gradevoli per i loro concittadini.

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