Il primo è quello del presidente della Provincia Matteo Rossi che ha annunciato che voterà a favore del referendum per l’autonomia della Lombardia. Il secondo arriva a stretto giro di boa, ed è quello del sindaco di Bergamo. Mentre il Pd (partito che in Consiglio regionale ha votato contro la proposta di consultazione popolare) sfuma, Giorgio Gori rilancia. «Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare il pallino in mano alla Lega. Se il referendum si farà, Maroni non pensi di tenere il Pd in seconda fila», si espone il numero uno di Palafrizzoni.
Anche per Gori, infatti, la battaglia per avere più competenze e più risorse sul territorio («I cittadini lombardi ricevono dallo Stato il 68% di quanto versano, contro il 120% della Sicilia, il 123% della Calabria, il 96% del Piemonte, il 75% dell’Emilia Romagna e il 74% del Veneto», sfodera i dati) non dev’essere una bandiera maroniana e leghista tout court. «La Lega è quella della secessione, della Padania, della macroregione del Nord. Arriva il referendum dopo vent’anni di boutades e parole al vento. Se parliamo di nuovo federalismo, di federalismo serio, di maggiore autonomia degli enti locali in un quadro di unità nazionale e di solidarietà tra i territori, la partita è più nostra che della Lega», è la sfida targata centrosinistra.