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Il sociologo de masi conferma: l’italia non esiste e il sud è responsabile

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DOMENICO-DE-MASIdi CARLO CAGLIANI

Il rapporto Svimez apparso una settimana fa, ha sollevato polemiche, ma soprattutto ha dato la stura ai politici per esternare le più banali e demagogiche affermazioni sul caso. In sintesi: ” Dal 2000 al 2013 il Meridione è cresciuto del 13%, la metà del Paese ellenico che ha segnato +24%. Per non parlare della disoccupazione che tocca il 20,5%. Più vicina alla percentuale greca, intorno al 25,6%, che non a quella dell’Italia centro-settentrionale che si ferma al 9,5%”.

Il paragone del Meridione d’Italia con la Grecia, peraltro, ha fatto indignare molti meridionalisti, ma soprattutto ha dato fiato al governo per rilanciare proposte di sussidi e interventi a pioggia nel Mezzogiorno. Eppure, alla domanda politicamente scorretta, esistono davvero due Italie?, anche il sociologo Domenico De Masi, non ha tentennato a rispondere: “Sì, lo dicono i numeri. Secondo l’Istat tra 50 anni la popolazione del Sud si ridurrà di 4 milioni di unità e ad andarsene saranno soprattutto i giovani, le menti migliori. Come è sempre accaduto del resto”.

In una intervista rilasciata a Lettera43.it, De Masi inanella una serie di affermazioni che dimostrano una tesi che questa testata sostiene sin dalla sua nascita, ovvero che l’Italia non esiste. Dice De Masi: “Nel Nord 48 persone su 100 leggono almeno un libro l’anno; nel Sud la percentuale scende al 31%. Secondo la graduatoria delle 107 province italiane elaborata da Il Sole 24 Ore in base alla qualità della vita, tra le ultime 30 ben 29 sono meridionali”. E quando gli chiedono di chi sia la responsabilità sostiene: “Sicuramente dei meridionali, e lo dico da molisano. Dal 1860 non abbiamo fatto altro che attribuire colpe: ai piemontesi, ai Borboni e così via. Nel 2014 ben 86 tra intellettuali, imprenditori e politici del Sud hanno firmato una sorta di manifesto in cui, tra le altre cose, enumeravano i vizi atavici di questa parte d’Italia. E sa quali erano? Nella sfera economica: individualismo, infantilismo, incompetenza, clientelismo, disorganizzazione. In quella etica: arroganza, disfattismo, dietrologia, familismo, irriconoscenza, presunzione. E, infine, nell’estetica: pressappochismo, provincialismo, rassegnazione, rozzezza”. Tutto, grazie ad una pletora infinita di politici del Sud che in 150 anni hanno maneggiato alla grande standosene a Roma, sviluppando in pratica un sistema che non ha nulla di produttivo, ma tutto di clientelare.

E quando a De Masi viene chiesto se esiste una soluzione, la sua risposta non lascia speranze agli italianisti patriottici: “Certo che no, almeno in un lasso di tempo calcolabile, poi se parliamo di 2 mila anni, questo non lo posso sapere”.

Ora, una domanda ce la poniamo noi: Ma le regioni padane pensano di poter resistere così tanto tempo?

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4 COMMENTS

  1. Italia esiste eccome, ce ne sono almeno due!
    L’unica speranza per il meridione é la secessione, col ripristino del Regno delle due SIcilie. Che si riprendano l’indipendenza e che si arrangino da soli.Che follia fu di annettere questo storico regno ultrasecolare, compatto,etnicamente omogeneo e pieno di risorse.
    Fu una vera disgrazia per loro e per noi,ma pochi ricordano che i più se ne andarono per sempre.Da dove vengono i quasi 100 milioni di oriundi italici sparsi nel mondo?
    Argomento di meditazione per i lettori di questa rivista!
    Mauro Marabini

  2. Ci vuole più miseria, la miseria vera, affinché i padani prendano l’iniziativa.
    Essi sono di natura operosi e pazienti, in larga parte ottimisti.
    Ho dei dubbi che siano adeguatamente informati.
    Non ho dubbi sul fatto che politicamente la lega non li rappresenti, ma anzi che li sfrutti.

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