di MATTEO CORSINI
In tutti i contesti nei quali si deve interagire con altri soggetti in un contesto che presenta profili sia si competizione, sia di cooperazione, è necessario che vi siano delle regole condivise. Le attuali regole di finanza pubblica europee non sono certo il massimo, tant’è vero che non accontentano praticamente nessuno. La loro stratificazione nel corso di 30 anni ne ha aumentato la complessità, al tempo stesso fornendo alla Commissione europea ampi gradi di discrezionalità.
Ciò ha finito per scontentare più o meno tutti, tranne ovviamente coloro che, a Bruxelles e dintorni, hanno visto la loro discrezionalità aumentare nel corso del tempo.
A nord delle Alpi ci si lamenta delle troppe deroghe concesse a Paesi con le finanze pubbliche scassate. A sud delle Alpi ci si lamenta del contrario e della troppa austerità imposta dalle regole. L’evidenza empirica dimostra che il sistema di regole non ha funzionato bene, tant’è che lo stato di salute delle finanze pubbliche non è mediamente eccelso.
Non lo era neppure prima della pandemia, evento che ha portato alla sospensione delle regole, che dovranno poi essere aggiornate in vista del ritorno in vigore, probabilmente nel 2024.
Come è noto, a sud delle Alpi la revisione dovrebbe essere nel senso della “solidarietà”, ossia all’insegna di forme più o meno consistenti di mutualizzazione del debito. Concetto che a nord delle Alpi risulta da sempre indigesto, a maggior ragione se non accompagnato da forme di condizionalità imposte nella tenuta dei conti pubblici.
Per questo sono controproducenti (oltre che contro il buon senso, e anche un po’ da accattoni) proposte come quella che ad avviso di Giuseppe Di Taranto sarebbe “percorribile”, consistente nella “facoltà per i singoli Stati di elaborare in relazione al proprio quadro macroeconomico un programma di rientro del debito e di contenimento del deficit, definendone tempi e modalità. Si tratta di accettare regole proposte dai Parlamenti nazionali e non imposte dalle istituzioni europee.”
In sostanza, tempi e modi per riportare in equilibrio la finanza pubblica sarebbero decisi dagli stessi soggetti che non hanno si qui dimostrato grandi virtù. Considerando che l’altro cavallo di battaglia è l’emissione di debito comune, a mio parere l’unica via percorribile per proposte come questa resta quella del cestino dei rifiuti. Giustamente.