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Immigrazione, anche in veneto c’è chi dice no

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.di ENZO TRENTIN

Nell’ambito dei Sindaci del Veneto si percepisce un forte senso di disagio, e sempre più spesso è utile registrarne le prese di posizione. Dal simbolico rifiuto d’indossare la fascia tricolore a beneficio d’una fascia inneggiante alla Repubblica di Venezia, a veri e propri rifiuti ad accettare i diktat delle istituzioni italiane.

In questo senso è da segnalare la lettera, resa pubblica qualche giorno fa attraverso i quotidiani locali, del Sindaco di Scorzè Giovanni Battista Mestriner, indirizzata al Ministro degli interni Algelino Alfano. In essa viene, tra l’altro, scritto: «[…] Sono a evidenziare direttamente a Lei ministro Alfano l’assoluta indisponibilità del Comune di Scorzé nel collaborare in alcun modo alla decisione del Governo Italiano di accogliere, alloggiare e mantenere nelle strutture pubbliche, a spese dei cittadini, gli immigrati che sbarcano continuamente da anni nelle coste meridionali del Paese.

In questa sede risulterebbe assolutamente ridondante esporre di nuovo i motivi per i quali le amministrazioni locali contrastano la politica migratoria del Governo che Lei rappresenta: in tanti anni di assoluta incapacità da parte del Governo centrale di gestire in modo coerente i flussi migratori, è quasi disperante ripetere continuamente le ragioni della contrarietà delle popolazioni a collaborare a scelte incoerenti, superficiali e pericolose che Lei e il Governo incarnate con assoluta caparbietà e ottusità.

Incoerenti, perché in un Paese in gravissima crisi occupazionale, state immettendo decine di migliaia di immigrati che non potranno mai essere assorbiti dal mondo del lavoro. Superficiali, perché non vi preoccupate minimamente di quale sia il destino di queste persone, alloggiandole in strutture senza un termine, senza uno scopo, senza un obiettivo. Pericolose, perché aumentano esponenzialmente la crisi sociale già in atto nelle nostre popolazioni, prendendo risorse con tasse e imposte da cittadini e imprese già impoveriti dalla crisi economica per sostenere la cosiddetta “accoglienza”, creando intolleranze e impossibilità di integrazione. In più state utilizzando fiumi di denaro pubblico, nell’ordine di milioni di euro, senza procedure di evidenza pubblica, senza gare d’appalto, a favore di enti e associazioni non pubbliche che incamerano risorse senza alcuna rendicontazione. E questo va avanti da anni, giustificando tutto con “l’emergenza”.

Se Lei e il Governo credete di poter continuare in questo modo, ne assumerete, come è ovvio, la responsabilità politica. […] L’unico vincolo che abbiamo è la volontà della nostra popolazione espressa dal Consiglio Comunale e […] se ritenete di proseguire con queste scelte, nessuna collaborazione arriverà da questo Comune e ogni imposizione non legale verrà contrastata in tutte le sedi. […]».

Poiché tale flusso migratorio sta già avendo un pesante impatto sociale in Italia, va rilevato come risulti demenziale l’applicazione di un buonismo e terzomondismo che accoglie clandestini che in buona parte non sono profughi di guerra né fuggono da brutali dittature ma provengono da Stati di cui l’Italia riconosce i governi e con i quali ha normali rapporti  economico-diplomatici. Rilevante è anche il fatto che nessuno Stato ha mai impiegato le forze armate per consentire a chiunque abbia pagato il “pizzo” ad organizzazioni criminali di oltrepassare i confini nazionali.

La gran parte degli immigrati viene in Europa attratta dalla possibilità che diamo a quasi tutti di chiedere lo status di rifugiato (spesso in modo ingiustificato) e dal nostro assistenzialismo che consente di incassare in un giorno quello che al loro Paese guadagnerebbero in un mese di duro lavoro.

Oltre ai danni e alle violenze registrati in alcuni centri d’accoglienza ci sono anche episodi di arroganze e pretese che hanno il sapore della beffa e non aiutano certo la diffusione della “cultura della solidarietà”. Per esempio, il 25 ottobre scorso 221 “naufraghi” siriani raccolti in mare da un mercantile si sono rifiutati di sbarcare a Malta. Volevano andare in Italia per tentare di raggiungere altri Paesi Ue. Ovviamente in modo illegale e ovviamente sono stati accontentati e sbarcati a Catania, neanche fossero turisti su una nave da crociera. Ribadiamo poi che le indagini – passate sotto il nome di mafia-capitale – hanno portato alla luce le speculazioni generalizzate nella gestione dei fondi per l’assistenza ai clandestini con il coinvolgimento della malavita organizzata.

Gli indipendentisti che s’accingono a concorrere alle prossime elezioni regionali debbono fare un serio esame di coscienza. Non si cambia la storia chiedendo il permesso ai dominanti. Non è legittimando implicitamente questo regime pseudo democratico attraverso il concorso alle sue elezioni, che si otterrà la libertà.

Gli indipendentisti debbono fare delle precise scelte etico-morali, e per spiegarci meglio esemplificheremo: se ci si ferma ad un incrocio per paura di ricevere una multa, ci si adegua ad una regola morale: quella del codice della strada. Che è una morale condivisa. Se, invece, ci si ferma all’incrocio perché consapevoli che attraversarlo imprudentemente potrebbe causare danni a qualcuno, questo è un comportamento etico, e soggettivo. Gli indipendentisti facciano scelte etiche conseguenti.

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2 COMMENTS

  1. Magari si si trattasse solo di una “demenziale applicazione di un buonismo e terzomondismo”! In realtà si tratta di un piano elaborato a tavolino il cui obiettivo è quello di distruggere i popoli d’Europa tramite l’immigrazione di massa di abitanti del Terzo Mondo. Il Piano Kalergi per la precisione e sta funzionando a maraviglia. Per far sì che non sorgano mai più movimenti nazionalisti in Europa, gli autoctoni vanno trasformati in minoranze etniche nei paesi dei loro antenati.

  2. Un po’ di confusione alla fine dell’articolo. “Se ci si ferma ad un incrocio per paura di ricevere una multa ci si adegua ad una regola morale” No, ci si adegua ad una norma giuridica (il codice della strada), che si distingue da quella morale perché la sanzione è esterna e formale ed esercitata dall’autorità pubblica. La trasgressione ad una norma morale è interna all’individuo: non mi fermo perché ho paura, ma perché mi sentirei in colpa a non farlo. Come scritto nell’articolo le norme etiche riguarda il valore sociale di una norma morale, ma viene anch’essa sanzionata dal senso di colpa, altrimenti, se fosse sanzionata solo dalla disapprovazione altrui sarebbe una norma sociale. E’ chiaro che le norme possono appartenere contemporaneamente alle quattro diverse categorie.

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