di DANIELA PIOLINI
Premessa
Con questo secondo volume della collana “I Quaderni di Brenno” curato da Paolo Matlhouti e dedicato al problema dell’immigrazione e ai suoi effetti sulle nostre comunità, l’Associazione Gilberto Oneto, continua far sentire la voce di Gilberto e a diffondere i suoi editoriali e le sue ricerche.
Questa è una raccolta di testi di tipo storico ed economico che mostra quali siano gli effetti devastanti del processo migratorio in corso, ma lo fa dal punto di vista di una persona per cui i principi di autodeterminazione e di autonomia dei popoli rimangono i riferimenti culturali principali.
Le migrazioni di massa, sono utilizzate da sempre nel mondo come arma strategica da parte delle centrali del potere costituito per disarticolare dall’interno l’assetto sociale, economico, identitario, ambientale dei paesi destinati ad essere omologati.
In riferimento all’Italia e alla Padania, Gilberto nell’articolo “Immigrazione e Indipendenza”, redatto nel 2013 scrive:
- “Il problema dell’immigrazione è generalmente legato a quello dell’autonomia e dell’indipendenza nella misura in cui va a incidere sul grado di identità della comunità che chiede maggiore riconoscimento e libertà.
- Nelle comunità che hanno a che fare con lo Stato italiano, il rapporto è particolarmente pesante per l’uso perverso che da sempre l’unitarismo italiano fa dei rimestamenti demografici. Non è evidentemente il solo (la Spagna ha riempito di spagnoli “etnici” la Catalogna, l’Urss aveva inondato i paesi baltici di immigrati russi e bielorussi, il Tibet si sta affollando di cinesi eccetera) ma lo Stato italiano ha pochi rivali nella sistematicità e nella violenza con cui aveva – ad esempio – riempito di italiani “veraci” l’Istria orientale e il Sud Tirolo, e poi la Padania. Dopo aver inutilmente provato a stabilizzare l’unità politica con guerre, repressioni e propaganda, il partito unitarista ha cercato di farlo attraverso un generale meticciamento, un rimescolamento etnico a evidente preponderanza meridionale. Non ha funzionato con le comunità tedesche e slave ma neppure in Padania: i meridionali migliori si sono perfettamente integrati e sono diventati spesso essi stessi portatori di volontà indipendentista, mentre i peggiori sostengono con protervia il loro ruolo di “coloni” di Roma, di braccio armato della burocrazia statalista e alimentano così le pulsioni autonomiste di tutti gli altri.
- Sostanzialmente fallito il rimescolamento interno, lo Stato italiano tenta la carta dell’immigrazione foresta con due fini: la disgregazione delle identità locali e la speranza di una presa di posizione italianista e nazionalista contro gli stranieri, con l’obiettivo perverso che – per fronteggiare “diversi più diversi” – si stemperino le diversità interne. Insomma da una parte si vuole distruggere il tessuto sociale, culturale e identitario delle comunità padane, dall’altro si favorisce l’illusione di una comune identità italiana per far fronte a “foresti più foresti”. Questo spiega la violenza con cui la sinistra spinge verso la società multiculturale (la stessa violenza e le stesse motivazioni che sostenevano la lotta di classe) e il fervore con cui i patrioti tricolori brandiscono l’italianità contro “lo straniero.”
- Per queste ragioni un movimento indipendentista non può che essere decisamente contrario a ogni forma di immigrazione massiccia, di invasione e di spaesamento.”
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema dell’immigrazione e del rimescolamento interno effettuato in modo scientifico e sconsiderato dallo Stato Italiano nell’ultimo secolo, consiglio di leggere un libro uscito nel 2015 : “La difesa dell’italianità. L’ufficio per le zone di confine 1945-1954”.
Nel Quaderno Padano n.98 del 2011, che porta il titolo “I Costi dell’immigrazione” ( che si può reperire facilmente on-line entrando nel sito dell’Associazione) , Gilberto demolisce con una valanga di dati tutti i luoghi comuni e i mantra, le prese di posizione eminentemente emotive o politiche normalmente sostenute e afferma che l’immigrazione crea una voragine economica e ambientale nelle nostre comunità, sopratutto nella macroregione padana che è per tutta una serie di ragioni la prima a soffrirne.
Dunque una analisi lucida con dati economici e storici reali che denunciano la gravità della situazione. Tutti i tipi di immigrazione massiccia diventano dannose, al di là delle differenze religiose o etniche.
E’ facile comprendere che durante questi ultimi sette anni, gli stessi dati sono solo peggiorati e la realtà è ancora più allarmante e degenerata come tutti noi constatiamo giornalmente.
Ancora una volta Gilberto usa la “conoscenza” contro le ideologie dominanti, che si tratti della sinistra buonista dove l’odio marxista contro ogni espressione della civiltà cristiana d’ Occidente non ha mai cessato di produrre danni o della destra nazionalista, patriottica e sovranista, sempre pronta a riesumare il cadavere del patriottismo italiano. Del resto uno degli strumenti preferiti di ogni oppressore è il tenere nell’ignoranza i propri sudditi, nel non far conoscere loro le cose, i fatti presenti e le storie passate.
Alleghiamo inoltre nella parte finale del libro, alcune pagine del XXVI Rapporto Immigrazione della Cartitas dove si afferma che : “A inizio 2016, il 58,6% degli stranieri vive al Nord, mentre questa percentuale scende al 25,4% nel centro, con un ulteriore calo nel Mezzogiorno (15,9%)”. Un interessante grafico attesta visualmente queste parole.
Si riporta inoltre una scheda con il numero di immigrati presenti ufficialmente in Italia, divisi per nazionalità e il numero di immigrati divisi per regioni.
L’amico Paolo Matlhouti ha fatto un accurato lavoro di ricerca e di scelta degli articoli più importanti e significativi di Gilberto su questi temi e per sensibilità personale ha evidenziato, come risulta chiaro nella sua bella e articolata premessa il problema dell’Islam e delle masse islamiche in Europa e in Italia che sono, come tutti sappiamo il più doloroso e il più difficile da affrontare.
E’ inoltre chiaro che con questo “Quaderno di Brenno” vengono riproposti gli articoli dove Gilberto evidenzia il pericolo e l’uso anti-identitario dell’immigrazione. Sottolineo però che la lotta contro questo tipo di aggressione per Gilberto, non deve essere fatta in nome dell’italianità, ma a favore delle nostre identità storiche più profonde e della Padania.
Rimaniamo solo noi a credere in questo punto di vista? Forse sì, ma come spesso ribadiva nei suoi articoli siamo e rimaniamo con orgoglio degli “ sconsiderati testoni”.
PRESENTAZIONE DEL VOLUME: venerdì sera 16 Novembre al Barlich, Via Oslavia 1, 21100 Varese.
Note
Diego D’Amelio, Andrea Di Michele, Giorgio Mezzalira “La difesa dell’italianità”
L’ufficio per le zone di confine a Bolzano, Trento e Trieste (1945-1954)
(Ed. Il Mulino 2015).
www.associazionegilbertooneto.org