La premessa – Nel mondo indipendentista veneto c’è chi ha pensato e lavorato per una bozza di progetto istituzionale che superi le divisioni constatate negli ultimi decenni, sfociate in personalismi di “barufanti” pseudo leader, e in partitini e movimentini autonomisti e federalisti prima, e ultimamente indipendentisti, che a nulla hanno concretamente portato.
L’avance – Lo schema proposto in calce – almeno nelle intenzioni dei proponenti – è una “gabbia” contenente le principali linee di discussione. È proprio sulla discussione (magari per mezzo di una qualche forma di assemblea costituente) che dovrebbe essere trovato il consenso all’«unione» degli indipendentisti veneti. Oggi siamo ancora intossicati dalla forma partito o movimento politico, perché la cultura corrente è quella, e questa porta ad discutibili pretese di voler il consenso elettorale per far eleggere qualche politicante alla Regione Veneto con la promessa che da lì si potrà accedere all’indipendenza.
Queste tesi sono preferite dagli ambiziosi che in realtà operano come dei Quisling, e quando parlano o appoggiano i catalani o gli scozzesi ignorano che i primi hanno cominciato a deliberare concretamente per la “disconnessione”, attirandosi le denunce della loro Corte costituzionale (Tribunal Constitucional) e possibili pesanti condanne penali; mentre i secondi sono in gran parte già indipendenti, e vogliono restare nell’UE per beneficiare dei contributi che questa elargisce. Gli pseduoindipendentisti che siedono in Regione Veneto sono assai lontani sia progettualmente che politicamente dai succitati catalani e scozzesi. Inutile ricordare le posizioni politiche italianiste della LN.
Lo schema sottostante propone Comuni indipendenti, con propri Statuti autoprodotti. I Comuni poi, con un patto federativo aderiscono alle Reggenze o Reggimenti (con una Costituzione che le/li rende indipendenti) anche senza contiguità geografica. Questo è già realtà in Svizzera. Quanto al termine Reggenza o Reggimenti, esso era utilizzato dalla Serenissima [VEDI QUI], ma si tratta di entità molto simili ai Cantoni svizzeri.
Il sistema elettorale è materia tutta da creare. Prima deve essere elaborata la Costituzione dei singoli Reggimenti, dove si prevederà la rotazione del loro Presidente. Il Presidente della federazione è cosa diversa da quello della Reggenza. La Costituzione della federazione è l’ultima cosa da redigere poiché dovrà prevedere le attribuzioni residue che non sono dei Reggimenti e dei Comuni. Insomma è una piramide che sale dal basso: molti poteri ai Comuni, qualche potere alle Reggenze, poche residue attribuzioni alla federazione. Tale schema è stato volutamente lasciato senza approfondimenti (ci penseranno le varie “Costituenti”), e la cosa primaria è che con il sistema del ballottaggio sparisce la partitocrazia. Ad Atene, patria della democrazia, solo una parte dei rappresentanti del popolo era eletta, l’altra era tirata a sorte. Come avverrà più tardi nella Repubblica Veneta. Le elezioni servono solo per l’esercizio della democrazia diretta.
Alla domanda chi sono i “ballotandi”, nello schema è indicato che i Comuni tengono un’apposita anagrafe. In teoria tutti possono accedere a tale anagrafe; tuttavia molti non sentendosi adeguati, o disponibili, non si iscriveranno per assumere incarichi pubblici (che dovrebbero essere equamente e non spropositatamente remunerati come in Italia); e a chi vuole iscriversi si potrebbe chiedere il superamento di un apposito esame. Un po’ come avviene negli USA per ottenere quella cittadinanza.
Un’altra ragione per non entrare troppo nello specifico risiede nel desiderio di evitare ogni occasione, per l’effervescente mondo indipendentista veneto, per polemizzare e frazionarsi. Non quindi l’unione per un partito indipendentista, ma l’unione su un progetto istituzionale. Ecco allora che il compito appare essere quello di indicare alcune linee guida, per stimolare l’indipendentismo più sincero a sedersi attorno ad un tavolo a progettare un nuovo assetto istituzionale seguendo le linee indicative già redatte.
Crediamo che i soli due punti che meritano ora un approfondimento siano proprio questi:
- ballottaggio per superare la partitocrazia
- strumenti per il facile e tempestivo esercizio della democrazia diretta
e già qui di cose da dire e fare ce ne sono a sufficienza.
Pensiamo che quanto prospettato sia utile per una o più assemblee costituenti (comunali, reggimentali ed infine federale) come contenitore per chi vuole contribuire alla futura repubblica indipendente del Veneto (ma il procedimento può essere valido anche per altri), e gli argomenti da trattare non debbano essere troppo particolari ma generali perché altrimenti ci si perde in rivoli che in questo momento non servono. Ci si dovrebbe concentrare sui concetti basilari, fondativi; poiché il resto verrà da sé.
Le argomentazioni per chiedere l’indipendenza ce le fornisce Allen Buchanan [«Secessione – Quando e perché un paese ha il diritto di dividersi» edito da Arnoldo Mondadori Editore – Presentazione di Gianfranco Miglio – Traduzione di Luigi Marco Bassani]:
La secessione come rettifica delle ingiustizie del passato. Questo è l’argomento pro secessione più semplice e più allettante dal punto di vista intuitivo, trovando svariate applicazioni nei moti secessionisti del mondo. Esso afferma che una regione ha diritto a secedere se è stata ingiustamente incorporata nella più ampia unità da cui intende separarsi. Questo caso, fornisce la prova più diretta e stringente dell’argomento fondato sulla giustizia rettificatoria che può richiedere il popolo veneto.
La forza dell’argomento deriva dalla tesi per cui in questi casi la secessione è la semplice riappropriazione, da parte del legittimo proprietario, del territorio sottratto (la Repubblica di Venezia). Il diritto a secedere, in queste circostanze, è il semplice diritto di reclamare ciò che è proprio. Questa interpretazione semplice è più evidente, com’è ovvio, nelle situazioni in cui il popolo che mira alla secessione è lo stesso che aveva titolo legittimo al territorio all’epoca dell’ingiusta annessione (ma potrebbe anche trattarsi dei discendenti di quella popolazione, ossia dei suoi legittimi eredi). Tuttavia, nel caso paradigmatico – quello in cui i secessionisti sono il gruppo che ha subito il torto, oppure i suoi legittimi eredi – l’argomento basato sulla giustizia rettificatoria costituisce una prova convincente dell’esistenza di un diritto morale a secedere.
Nel caso della Repubblica Veneta c’è una storia di oltre 1.100 anni a supporto della rivendicazione. Di contro, i circa 150 anni d’incorporamento nella Repubblica Italiana sono così pieni di conquiste immorali, coercitive e fraudolente, che non è difficile stabilire la legittimità dei confini, passati e presenti.
Per determinate circostanze, le considerazioni di giustizia rettificatoria che stabiliscono l’esistenza di un diritto a secedere sono sufficienti a dimostrare che i titolari di questo diritto lo debbano esercitare. E alcuni autori, infatti, hanno sostenuto che ogni fondata giustificazione della secessione deve sempre basarsi su una rivendicazione di giustizia rettificatoria, sull’affermazione di un diritto a riconquistare un territorio che è stato ingiustamente incorporato da altri in passato. La versione della recriminazione storica asserisce che la valida rivendicazione del territorio, inclusa in ogni fondata giustificazione per la secessione, deve basarsi su di una lagnanza storica per la violazione di un preesistente diritto al territorio.
Non si può parlare di rivoluzione in senso stretto, dal momento che non vi è alcuna intenzione di rovesciare il governo italiano, ma soltanto di liberare un territorio che documentalmente appartiene alle genti venete da circa 3.500 anni.
Naturalmente, l’affermazione che la secessione veneta è legittima, è anche dovuta alla necessità di sottrarsi ad una ridistribuzione discriminatoria: le politiche commerciali e fiscali italiane sono concepite al fine di depauperare il territorio a spese di politiche assistenzialiste fallimentari, e che nei decenni hanno fatto ritenere che questa ingiustizia si continua a perpetuare.
Vi è un altro argomento a favore della secessione laddove può essere considerata la sola alternativa, giacché le regole del gioco politico, in particolare le regole che governano la rappresentanza italiana, lavoravano sistematicamente a svantaggio delle genti venete, e non vi è alcuna aspettativa di miglioramento.
In realtà, potrebbe sembrare che l’attuale diritto internazionale tenda ad accordare legittimità soltanto a quei movimenti secessionisti che siano in grado di dimostrare la validità della loro rivendicazione storica dell’ingiusta perdita di territorio e sovranità (a prescindere dal fatto che il diritto internazionale riconosca esplicitamente o meno la tesi della recriminazione storica). Tuttavia, stabilire l’ineccepibilità del diritto internazionale esistente rientra nell’ambito delle considerazioni morali. Se vi sono valide giustificazioni per la secessione che non fanno derivare il diritto a secedere dal diritto a rettificare le iniquità del passato, allora il diritto internazionale concernente la secessione dovrebbe essere modificato. Inoltre i plausibili argomenti della giustizia rettificatoria e della ridistribuzione discriminatoria vanno affiancati dal consenso popolare, la cui importanza non ha nemmeno la necessità d’essere qui approfondita.
Gli schemi che seguono indicano un’ipotesi di governo (suscettibile di implementazioni) ispirata al pensiero di Buckminster Fuller: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.»
La bozza di Progetto Istituzionale per l’indipendenza del Veneto:
«Gli è facil cosa a chi esamina con diligenza le cose passate, prevedere in ogni republica le future e farvi quegli rimedi che dagli antichi sono stati usati, o non ne trovando degli usati, pensare de’ nuovi per la similitudine degli esempi.» (Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, III, 43)
Potere Legislativo |
Con personale non professionista |
Camera
210 Deputati per il Consiglio federale |
Senato
42 Senatori per il Consiglio delle Reggenze o governi Reggimentali |
Reggenza o Reggimento
(più o meno le attuali Province) Indipendenti e sovrani. 50/100 Deputati (proporzionali alla popolazione) per il Maggior Consiglio |
Comuni
Indipendenti e sovrani Assemblea comunale 8/40 Consiglieri (proporzionali alla popolazione) |
Potere
Esecutivo |
Con personale professionista | Consiglio dei Ministri (5/7) | Presiedono alla politica estera, al Tesoro e moneta, alla difesa.
L’organizzazione è divisa in Dicasteri e Dipartimenti |
Consiglio dei Ministri (5/7) | 1 Sindaco
2 Vicesindaci |
Potere
Giudiziario |
Con personale professionista | Giudici sono oggetto di elezione popolare diretta.
Sono separati dalla magistratura inquirente che è anch’essa oggetto di elezione popolare diretta. |
ü Tribunale Federale
ü Tribunale penale federale ü Tribunale amministrativo ü Tribunale federale dei brevetti |
Tribunali Reggimentali |
Competenze Federali | Competenze Reggimenti | Competenze Comunali |
I 5/7 Ministri, Deputati e Senatori
restano in carica 4 anni
Tra di essi è nominato il Presidente della federazione che dura in carica un anno.
· Costituzione federale (progressiva) · Presiedono alla politica estera · La difesa armata che coordina anche la difesa civile · Tesoro e moneta federale · Imposizione fiscale federale · Giustizia federale · Polizia federale · Previdenza sociale
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1 Presidente e 50 Deputati
restano in carica 5 anni
· Costituzione Reggenza (progressiva) · Istruzione secondaria e università · Sanità · Trasporti · Difesa civile · Moneta locale · Imposizione fiscale Reggimentale · Polizia Reggimentale · Giustizia Reggimentale
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1 Sindaco, 2 Vicesindaco,
8/40 Consiglieri restano in carica 5 anni
· Statuti comunali (progressivi) · Istruzione primaria · Gestione del territorio · Trasporti locali · Protezione civile · Imposizione fiscale locale · Anagrafe tributaria · Anagrafe del ballottaggio · Controllo sulla fiscalità generale · Riscossione di tutti i tributi. Trattenendo per sé la quota di competenza, e devolvendo il resto, proporzionalmente, a Reggenze o Reggimenti e governo federale
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· L’organizzazione è repubblicana e a democrazia diretta.
· La federazione si dota di una Costituzione federale. · Proseguendo la tradizione della Repubblica Veneta i Deputati, i Senatori, i Sindaci e Vicesindaci, i Consiglieri comunali, sono eletti con il sistema del ballottaggio. · Il voto palese per le altre cariche può essere telematico e per SMS. Vedasi il Canton Zurigo che ha ricevuto il premio delle Nazioni Unite “Public Service Award 2007” per il suo sistema di voto elettronico. Si può leggere qui: · Le forze armate sono organizzate con il sistema della milizia, e coordinano la Difesa civile Reggimentale. · La leva è estesa indifferentemente a uomini e donne che secondo le loro capacità e caratteristiche intellettuali, religiose e fisiche opereranno nella Difesa armata, nella Difesa civile, nella Protezione civile. · È compito della federazione incaricare una Commissione giuridica atta a redigere un corpo statutario aggiornando gli antichi Statuta del Comune Veneciarum. Un lavoro da effettuare rapidamente, e, in appendice, aggiornare anche gli statuti della «curia di petizion», che riguardavano la procedura. · A imitazione del sistema pensionistico svizzero, la Previdenza sociale si fonda su tre pilastri. Il primo è quello della pensione pubblica, che richiede contributi obbligatori piuttosto limitati (il 4,2 % del reddito per il datore di lavoro e per il dipendente) e garantisce solo il minimo fabbisogno vitale al momento della pensione. La pensione pubblica è, infatti, quasi uguale per tutti: la minima è di 1105 franchi al mese (poco più di 900 euro al cambio attuale), la massima è il doppio (2210 franchi, cioè 1813 euro). Sul piano dell’equità non ci sono quindi paragoni con la distanza siderale che in Italia separa il trattamento pensionistico di un pensionato sociale (500 euro al mese) da quello di un membro della casta politico-burocratica (fino a 90.000 euro al mese, talvolta a partire dalla mezza età). Il secondo pilastro pensionistico svizzero è quello della previdenza professionale, che a differenza della pensione pubblica non è a ripartizione ma a capitalizzazione (si riceve cioè l’investimento accumulato). I contributi per la previdenza professionale sono in pratica obbligatori solo per i lavoratori dipendenti che percepiscono un salario superiore a 20.000 franchi e inferiore a 82.000. Per tutte le altre categorie, come quelle dei lavoratori autonomi, questo tipo di assicurazione pensionistica è solo facoltativo. Infine, il terzo pilastro pensionistico è quello della pensione integrativa privata, che serve a colmare eventuali lacune; è facoltativa ma viene favorita con delle agevolazioni fiscali. Nel 2014 il sistema pensionistico svizzero è stato giudicato dal Global Retirement Index, un indice che valuta 150 sistemi pensionistici internazionali, il migliore del mondo quanto a capacità di garantire la sicurezza finanziaria agli ex lavoratori.
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· la Reggenza o Reggimento si dota di uno Statuto federale d’indipendenza.
· I Comuni, poiché indipendenti, possono federarsi alle Reggenze o Reggimenti anche senza contiguità geografica. · Difesa civile delle infrastrutture (porti, aeroporti, impianti energetici, dighe, ponti, impianti di produzione strategici e quant’altro affine). · Ogni giurisdizione possiede la facoltà di formare processi e di pronunciare sentenze intorno a qualsiasi tipo di delitto, alla federazione è concesso l’appello di tutte le sentenze emesse dai giudici locali. · È – in via eccezionale – facoltà delle Reggenze o Reggimenti introdurre particolari norme giuridiche dettate dagli usi e costumi locali. · La sanità ad imitazione del sistema sanitario svizzero, che è interamente privato e gestito dalle assicurazioni. Il paziente paga mensilmente un’assicurazione obbligatoria di circa 300 euro al mese, cifra nient’affatto elevata se si tiene conto che in Svizzera gli stipendi sono mediamente molto più alti che in Italia e le tasse molto più basse. Nessuno resta fuori perché una società di “compensazione sociale” provvede a coprire le spese di chi non può sostenerle. Il sistema svizzero è attentissimo ad evitare gli sprechi, e per questa ragione è molto raro, ad esempio, che un medico prescriva antibiotici. L’assicurazione sanitaria privata comunque garantisce tutto, compreso il ricovero in ospedale in stanza singola o con al massimo tre persone. Poi viene organizzato una specie di seminario personale dove i medici spiegano al paziente tutti i dettagli dell’intervento. Il paziente può scegliere di essere operato dal primario oppure dall’assistente. Nel primo caso paga un surplus, ma se quel giorno non c’è e opera un assistente (comunque sempre un medico d’eccellenza) il supplemento viene immediatamente restituito con tante scuse. Infine, l’assicurazione sanitaria spesso riduce il premio da pagare a coloro che svolgono attività salutari, come frequentare la palestra, la piscina o la sauna. Chi è più in forma, quindi, paga meno per la sanità! · La Moneta locale può comprendere anche forme elettroniche simili al Bit Coin. · L’istruzione è gratuita. Gli studenti sono forniti di voucher, che spenderanno a loro giudizio, e serviranno a compensare gli istituti scolastici superiori che sono privati e indipendenti.
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· I Comuni si dotano di uno Statuto d’indipendenza
· Detto Statuto deve comprendere l’esercizio tempestivo degli strumenti di democrazia diretta: istanze, petizioni, referendum, iniziativa, revoca, difensore civico. · L’istruzione è gratuita. Gli studenti sono forniti di voucher, che spenderanno a loro giudizio, serviranno a compensare gli istituti scolastici privati e primari che sono indipendenti.
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UN PROGETTO, FINALMENTE.
POTREBBE COSTITUIRE UN PROGRAMMA ELETTORALE PER L’INDIPENDENZA SUL QUALE CHIEDERE IL CONSNSO AI CITTADINI VENETI.
Se i capataz dei vari movimenti indipendentisti Veneti non la capiscono la capiranno.
Sono pronto a smascherarli dalle loro elucubrazioni che in questo momento non sono capite né potrebbero esserlo dalla maggior parte dei Veneti. I Veneti, pur con certi loro difetti, sono pur sempre dei Veneti e con questo li ho già identificati. Questi capataz non sono sinceri né disinteressati. Se lo fossero non avrebbero alcun problema a mettere a disposizione le loro capacità o competenze in favore di un unico movimento indipendentista Veneto. Ci si può aggregare anche senza aver timore di perdere chissà cosa.
Coloro che tengono all’indipendenza sono persone disinteressate a cui sta loro a cuore appunto l’indipendenza, no ad avere una propria luce pubblica e vantarsi di avere piani strategici che nessuno capisce o peggio che nessuno segue per mancanza di fiducia. Non ci si può più fidare delle banche, figuriamoci di coloro che vendono fumo per arrosto. Senza uomini, patrioti veri, disinteressati possiamo solo sperare e non creare !!!
Ci potrà essere un leader dei leaders , ma un leader senza seguito popolare e con competenze internazionali non andiamo da nessuna parte, signori miei !!!!!
E’ un buon punto di partenza. Si deve arrivare a sciogliere tutti i movimenti indipendentisti e creare un’unica identità Veneta indipendente soprattutto seria e credibile. Poi indetti gli Stati Generali si discute su tutto e si trova una quadra. A questo punto abbiamo fatto il 75% per cammino per l’indipendenza.-
WSM