Nella tarda adolescenza (ormai oltre 40 anni fa) ho compiuto una scelta esistenziale cui mi sono sempre mantenuto coerente, quella di cercare di essere sempre sincero, di comunicare fedelmente il mio pensiero, di criticare con correttezza e rispetto, senza però trascurare all’occorrenza un minimo di diplomazia, accantonando ogni falsità ed ipocrisia, evitando di contribuire al peggioramento della situazione relazionale e sociale e, nei limiti del possibile, fornire un modesto contributo nel cercare di arginare il deleterio circolo vizioso che ha avviluppato il nostro paese, nel quale la falsità trionfa e contamina ogni settore, rendendo la vita un inferno in terra, un’offesa all’intelligenza ed alla dignità umana, una costante penalizzazione dell’onestà ed integrità dell’individuo dotato di pensiero autonomo e senso della libertà.
Per avere conferma di quale degrado abbia raggiunto l’Italia, credo basti uscire di casa e contattare una qualsiasi istituzione pubblica o para-pubblica per adempiere alla miriadi di incombenze burocratiche o fiscali che ci assillano, o per difendersi dalle molteplici “aggressioni” che si subiscono periodicamente, cioè dai numerosi tentativi estorsivi, vessatori e truffaldini, di cui praticamente ogni utente e consumatore prima o poi è vittima, da parte delle aziende dei vari cartelli che costituiscono oligopoli nei vari settori (dalle telecomunicazioni all’energia elettrica, ecc.), simulando concorrenza e competizione, mentre in realtà lo scopo è soltanto quello di acquisire clienti per poi depredarli un poco alla volta, compiendo abusi da posizione dominante …E’ inevitabile in tal caso rendersi conto dello scandalosa ed aberrante degenerazione e degrado morale e sociale in cui il paese è letteralmente precipitato negli ultimi anni a causa della sua pessima classe politica, inetta, corrotta e parassitaria, arroccata nelle proprie posizioni difensive dei privilegi acquisiti e degli interessi delle proprie clientele, a discapito della popolazione.
Vi fornisco in proposito l’ultimo esempio da me vissuto recentemente e che purtroppo ha intaccato la mia proverbiale imperturbabilità (che m’illudevo di possedere), credendo di essere temprato ormai a tutto, dovendo ammettere che questo paese riserva sempre delle sorprese, in negativo, ovviamente. Quel che si suol dire: la realtà supera sempre la fantasia, anche la più perversa e morbosa.
Sono passato dal Centro per l’Impiego locale cui sono iscritto dal marzo 2013, dopo un paio di anni di assenza di contatti ed aggiornamenti (in teoria dovrebbero organizzare degli incontri di aggiornamento tutti gli anni con gli iscritti, e forse bisognerebbe informarli che esistono le newsletter, email, sms, ecc., cui potrebbero ricorrere per informare gli iscritti dei cambiamenti delle norme e condizioni).
Per farla breve, vengo informato dagli impiegati che vi lavorano (che sembra non riescano neppure a proferire parola a seguito di commenti e considerazioni pertinenti da me pronunciate e la cui frustrazione è tangibilmente evidenziata dai loro volti, che somatizzano l’inutilità del loro servizio avvizzendosi progressivamente, assomigliando sempre più a degli zombie, come in tanti settori pubblici) che hanno cambiato le norme di iscrizione e mantenimento della stessa, ovviamente a sfavore dell’utenza, in modo da consentire alla casta politica di dichiarare il falso ai media, e di conseguenza all’opinione pubblica, sulla situazione economico sociale in cui versa il paese reale (non quello immaginario politico e mediatico). Il cambiamento è avvenuto a scopo mistificatorio e manipolatorio dei dati statistici, non solo per non allarmare l’opinione pubblica e gli investitori (i mercati andrebbero nel panico ed i tassi d’interesse sui titoli di stato salirebbero alle stelle), ma per non fallire lo stato italiano, come dovrebbe avvenire stando ad un’analisi tecnica ed imparziale del bilancio e delle finanze e prospettive effettive di questo paese ormai allo sfascio.
Se prima si poteva mantenere l’iscrizione al Centro per l’Impiego anche facendo lavori saltuari, le cosiddette collaborazioni occasionali, fino ad un certo importo, mi pare fosse di 4800 euro all’anno con il tetto massimo degli 8000 euro lordi di reddito complessivo annuo (da qualsiasi fonte provenga), dall’anno scorso il governo ha eliminato ogni tetto, e quindi se lavori anche solo come occasionale, spalando la neve d’inverno o vendemmiando in autunno, portando a casa qualche centinaio di euro, A TUTTI GLI EFFETTI PER LO STATO RISULTI OCCUPATO E NON DISOCCUPATO e quindi non hai diritto all’iscrizione nella lista dei disoccupati. Quindi i dati forniti dai media e dagli istituti di ricerca sono tutti falsati, i dati reali sull’effettiva disoccupazione non li conosce nessuno, quelli forniti anche con le migliori intenzioni sono comunque approssimativi. Se il paese reale non è ancora allo sfascio finale e non sono ancora esplosi aspri conflitti, è solo perché le famiglie attingono ancora alle riserve e risorse accumulate dalle generazioni precedenti ed alle pensioni degli anziani. Quando finiranno i risparmi famigliari e moriranno gli anziani, la situazione esploderà.
Ad aggravare la situazione sociale di questo paese gestito da inetti e parassiti, concorre anche una mentalità sindacale retrograda, gretta ed inquisitoria, per cui i lavoratori autonomi sono considerati tutti evasori e ladri e non meritevoli di alcuna considerazione e tutela, per cui sono praticamente privati di ogni diritto e sostegno. Infatti l’iscrizione al Centro per l’Impego per i lavoratori autonomi (leggasi precari) non serve ad una beata mazza in termini di accesso a qualche servizio o ammortizzatore sociale, perché questi esistono solo per i dipendenti. Forse i parassiti che governano, che sono in perfetta malafede, non vogliono riconoscere che da una dozzina di anni abbondante esistono i collaboratori a progetto (ex CO.CO.CO) ed altre decine di formule diverse di lavoro parasubordinato, cioè precario, part time, a termine, malpagato, ecc., per cui i lavoratori autonomi non sono più i professionisti di una volta, ma sono gli schiavi moderni, sottopagati e sfruttati.
I lavoratori autonomi che sono emersi a milioni negli ultimi anni non evadono affatto le tasse, perché comunque la ritenuta d’acconto sottrae loro un quinto del reddito cui avrebbero diritto, e se anche avanzassero la richiesta di rimborso del credito d’imposta, dovranno aspettare dai 3 ai 5 anni per riceverla, e questo avviene spesso, perché guadagnando poco ed avendo un minimo di detrazioni si va inevitabilmente in credito d’imposta ed in automatico con le successive dichiarazioni dei redditi non si potrà mai recuperare quanto versato in eccedenza. In pratica, anche se sei un miserabile che riesce a malapena a sopravvivere, lo stato ti sottrae immediatamente un quinto dei tuoi redditi per poi restituirtene una parte dopo tre o cinque anni; un’estorsione legalizzata con una parziale restituzione della refurtiva. In più c’è l’aggravante che avendoti lo stato sottratto un quinto del reddito, non sei più in grado neppure di effettuare coperture assicurative private e versare qualcosa a scopo pensionistico e previdenziale per affrontare la vecchiaia.
Come descritto sopra, per toccare il fondo dell’immoralità e dell’indecenza, hanno pensato di eliminare ogni condizione e limitazione alla definizione di disoccupazione, per cui chiunque guadagni anche una seppur minima somma nell’arco dell’anno, per lo stato non risulta disoccupato e non ha pertanto alcun diritto ad ammortizzatori sociali, sostegno e servizi, e viene escluso di conseguenza anche dalla possibilità di accedere all’APE SOCIAL, cioè alla pensione anticipata di qualche anno rispetto alle inique condizioni imposte dalla riforma Monti-Fornero, per quanto l’abbiano già limitata enormemente ponendo paletti invalicabili che escludono moltissime persone, che negli ultimi anni siano stati lavoratori precari, favorendo come al solito solo i lavoratori dipendenti ed escludendo di fatto tutti i lavoratori autonomi.
Quindi anziché andare incontro a coloro che hanno effettivamente difficoltà e bisogno di assistenza, perché ad esempio sono rimasti senza lavoro e senza pensione per motivi anagrafici e contingenti, come al solito lo stato interviene in maniera clientelare per accontentare qualche istanza sindacale e nicchia di raccomandati, a discapito delle classi realmente emarginate e non sindacalizzate.
Del resto da un sistema politico istituzionale parassitario, inetto e corrotto come il nostro, non ci si può aspettare che possa partorire qualcosa di civilmente evoluto, equilibrato, equo e solidale. Semmai ogni volta che interviene lo scopo è solo quello di salvare banche che dovrebbero fallire, soggetti che fanno parte del loro entourage, privilegi acquisiti dall’élite dominante, eseguire diktat da parte della finanza internazionale, multinazionali, governi e strutture sovranazionali egemoni, ecc.. Svolgono cioè una meschina funzione di esecutori di ordini superiori, maggiordomi di un sistema aberrante, certamente privilegiati e ben remunerati, ma costretti a sedare la propria coscienza fino ad atrofizzarla, recitando una parte come un attore cui hanno affidato un copione, solo che la popolazione (quella onesta) è vittima e non semplice spettatrice.
Purtroppo pare che ad accorgersi ed irritarsi per queste ciclopiche e vergognose ingiustizie si soffra di solitudine, e se ne possa parlare a ben pochi ed intimi amici, che leggono o ascoltano pazientemente e condividono l’impotenza, non potendo far altro che solidarizzare e diffondere il proprio disappunto e la critica a questo sistema parassitario e fallimentare che porterà inevitabilmente l’intero paese alla rovina. Perché a differenza di quanto avviene in natura, questo parassitismo non ha limiti e finirà per uccidere l’ospite da cui attinge il nutrimento, essendo la sua intelligenza molto limitata, mentre l’avidità è illimitata.
Il fondo l’Italia lo ha toccato nel 1992, allora sta solo scavando. Come nei regimi socialisti, che vanno avanti fino a che c’è ricchezza precedente da sfruttare, in Italia avendo alle basi la riccheezza di una delle aree più ricche del piantea, la Padania, si continua a campare di rendita scialacquando i risparmi del padssato.
Considerandi che nelle istituzioni pubbliche non entrano i migliori, come dovrebbe essere con il sistema dei concorsi che venne inventato nell’antica Cina, ma i peggiori grazie a concorsi truccati e provenienti da aree dove la preparazione scolastica è minima (ma i voti alti abbondano) attendersi che la burtocrazia sia efficiente è pia illusione.