“La sostanziale cancellazione del segreto bancario e il conseguente annientamento dei paradisi fiscali, lo strapotere dell’anagrafe tributaria, le nuove regole sull’autoriciclaggio, la possibilità di concordare con l’amministrazione fiscale percorsi sicuri per operazioni fiscali e societarie anche più complesse con varie forme di interpello e di ruling, l’allargamento della legge 231 sulla responsabilità d’impresa in materia fiscale, infine una più precisa definizione dell’abuso di diritto, hanno completamente mutato lo scenario nel quale si trovano ad operare le imprese e i loro consulenti fiscali”. Marino Longoni elenca una serie di elementi che hanno modificato notevolmente la capacità di intrusione del fisco nei conti delle imprese (e anche degli individui, a dire il vero). Fisco che si serve di intermediari finanziari e professionisti come gabellieri (non pagati) e fornitori di dati (non pagati) sempre più dettagliati sui loro clienti.
In buona sostanza, il fisco oggi somiglia parecchio al grande fratello orwelliano, ed effettivamente le imprese, soprattutto quelle di grandi dimensioni, ormai concordano preventivamente col l’amministrazione fiscale come trattare (ossia quante tasse pagare) determinate operazioni.
Prosegue Longoni: “Per le società di maggiori dimensioni si tratta di un dato ormai acquisito: non vale più la pena correre rischi difficili anche da calcolare per risparmiare qualche euro d’imposta. La trasparenza e la leale collaborazione pagano di più”. In definitiva, vi è la rinuncia a difendere il reddito prodotto. Si preferisce “la trasparenza e la leale collaborazione”. In pratica, dato che difendersi sarebbe costoso e probabilmente inutile, si preferisce alzare le mani preventivamente e chiedere direttamente al fisco quanto pretende su una determinata operazione.
Queste sono considerate buone notizie dagli estensori degli articoli che le riportano: la vittoria dei buoni contro i cattivi evasori fiscali. La vittoria della legalità. Ciò che a me preme sottolineare, invece, è che quando un individuo o un’impresa arrivano a non avere, di fatto, alcun strumento di difesa che non sia il contenzioso presso strutture giudiziarie a loro volta emanazione dello Stato, significa che non è possibile arginare in alcun modo le pretese del fisco. A quel punto si può solo sperare nella benevolenza dello Stato. Speranza a mio parere alquanto insulsa.
In un mondo normale dovrebbe essere lo stato a far affidamento sulla benevolenza della cittadinanza.
E ad impegnarsi per la tutela della libertà individuale.
Invece è il contrario, e l’impegno profuso dallo stato è per la riduzione progressiva delle libertà individuali degli, ormai, sudditi.
Sudditi impauriti e servi della gleba ad oltranza.