di LEONARDO FACCO
Solitamente, si legge sulla stampa igienica che prima di valutare un nuovo governo è necessario attendere i primi 100 giorni successivi al suo insediamento. Javier Milei, oggi, di giorni ne compie 365 dalla sua entrata alla Casa Rosada e non era necessario – almeno per chi come il sottoscritto lo conosce abbastanza bene – aspettare 3 mesi per capire quali decisioni avrebbe preso, soprattutto in materia economica.
Il primo presidente libertario argentino è noto per essere un tizio che “dice quel che pensa e fa quel che dice”. Il primo giorno in cui s’è insediato ha subito rinunciato alla sua pensione privilegiata, cosiccome rinunciò allo stipendio da parlamentare nel 2021. Solo dieci giorni dopo aver preso il comando, e annunciato il governo (riducendo di un terzo i ministri, al grido di “Afuera”!), ha emesso il decreto n. 70/2023, che ha introdotto le prime riforme strutturali, mettendo fine, peraltro, al corso forzoso del Peso, la moneta nazionale (la vulgata ha definito erroneamente tutto ciò “dollarizzazione”).
Dal primo giorno in cui Javier ha appoggiato le terga sul “sillon di Rivadavia” – storica poltrona presidenziale di cui fa raramente uso – ha impugnato la mitica “motosierra” ed ha cominciato a tagliare la spesa pubblica, ridotta del 35% circa: ha licenziato quasi 50.000 dipendenti (altri ne lascerà a casa) e sta sostituendo (spoil system) tutti quei funzionari a capo di enti pubblici, non ancora chiusi, che sono disallineati rispetto agli obbiettivi del governo; ha azzerato i contributi alla stampa da subito; ha chiuso Fondi fiduciari che alimentavano il sindacalismo biancoceleste e le camarille progressiste; ha stoppato ogni finanziamento alle opere pubbliche; ha falciato l’inflazione (passata dal 54% mensile di dicembre 2023 al 2% mensile di oggi); ha azzerato il deficit fiscale (che era di 17 punti percentuali circa, tra Tesoro e BCRA), ha sforbiciato pesantemente i trasferimenti arbitrari alle Province (l’Argentina è un paese federale ed ha più volte ribadito ai governatori che avrebbero dovuto essere fiscalmente responsabili del loro territorio); ha ridotto alcuni balzelli e abolito l’«Impuesto Pais»; inoltre ha messo a sgobbare duramente il ministro Federico Sturzenegger (Qui alcuni articoli da noi pubblicati, qui la liberalizzazione nel settore automobilistico, e qui altri), che deregolamenta quotidianamente il ginepraio legislativo e burocratico lasciato in eredità dal peronismo-kirchnerismo, liberalizzando il mercato locale e internazionale.
Con l’approvazione della “Ley de bases para la reconstrucciòn de la economia argentina“, l’economista bonairense ha praticamente avviato circa 700 riforme, nonostante il suo peso politico sia del 10% in Senato e del 15% alla Camera dei deputati. Le condizioni di stabilità economica hanno cominciato ad attrarre investimenti stranieri milionari in Argentina, grazie anche alla facilitazione fiscale e burocratica prevista dal RIGI (Régime di incentivi per i grandi investimenti): la misura garantisce per 30 anni benefici fiscali, doganali e cambiari per i progetti di investimento superiori a 200 milioni di dollari nei settori dell’energia, l’estrazione mineraria, l’agroindustria, le infrastrutture e la tecnologia (nel testo approvato alla Camera, il RIGI garantiva vantaggi a qualsiasi settore imprenditoriale, non solo ai quattro qui menzionati). Tra gli incentivi ci sono la riduzione dell’imposta sugli utili dal 35% al 25% e il rimborso accelerato dell’Iva.
Eppure, non smette di ribadire – in ogni occasione pubblica – che ha già pronte altre 3.000 riforme, che probabilmente vedranno la luce a partire dalla fine del 2025, allorquando Milei confida di vincere le elezioni di metà mandato per il rinnovo del Parlamento.
Torniamo a bomba ad oggi, però: il primo anno di azione politica di Javier Milei è stato intensissimo e a dir poco straordinariamente impattante. Proviamo a stilare una lista dei maggiori successi economici, ormai indiscutibili.
- ✅ Riduzione dell’inflazione, che era la sua primissima preoccupazione.
- ✅ Taglio della spesa pubblica, che è stata impressionante ed attivo di bilancio sin da gennaio 2024.
- ✅ Deregolamentazione economica, palpabile giorno per giorno. Liberalizzazione degli affitti e dei prezzi sono due esempi eclatanti.
- ✅ Ritorno ad una moneta sana, al punto che il Peso è la valuta che più si è apprezzata nel mondo nel 2024; denazionalizzazione della moneta (in Argentina potete concludere affari con la “merce di scambio” che preferite).
- ✅ Risanamento della BCRA (Banca Centrale della Repubblica Argentina). È stato azzerato il deficit e il risanamento è al 90% del suo successo. Del resto, è il passaggio necessario per arrivare all’abolizione della Banca Centrale, che è un punto nodale del suo programma politico-economico.
- ✅ Drastica riduzione del “Riesgo Pais” (il famigerato spread), passato da 2.250 a 780 punti.
- ✅ La liberalizzazione del cambio (abolizione definitiva del CEPO) è ormai in fase avanzata, siamo prossimi a questo annuncio.
- ✅ La crescita economica è iniziata, dopo i primi sei mesi di “austerity” senza eguali (il governo Milei ha realizzato l’aggiustamento di bilancio più grande della storia mondiale in epoca di pace).
- ✅ La riduzione delle imposte è un suo pallino, dato che da AnCap qual considera le tasse un furto. Ad oggi, ha tolto qualche balzello (vedi qui), qualche dazio e l’Impuesto Pais dicevamo, ma molto ha da venire. Non si dimentichi, però, che se è vero come è vero che l’inflazione è la più subdola delle tasse occulte, Milei l’ha ridotta in maniera drastica quest’anno e punta ad azzerarla entro la fine del primo mandato.
- ✅ L’AFIP (Administración Federal de Ingresos Públicos, in pratica l’Agenzia delle Entrate argentina) sarà sostituita dall’ARCA, un organismo più semplice, con meno strutture, burocrazia, costi e persecuzioni per i contribuenti. Il carrozzone della Kirchner e di Massa è morto. Le posizioni dirigenziali sono state ridotte del 45%. Le posizioni impiegatizie sono state ridotte del 31%. Risparmio annuo di 6,4 miliardi di pesos. 3155 dipendenti pubblici (tutti kirchneristi o peronisti) licenziati. Tutti gli stipendi sono stati ridotti, compreso quello del capo dell’agenzia, che passa da 32 milioni di pesos a 4 al mese.
- ✅ Nuova imposta sul reddito: meno tasse da pagare e sgravi fiscali per gli autonomi.
- ✅ Le riforme strutturali (del lavoro, sindacale, delle pensioni, liberalizzazioni in campo economico), che avranno un notevole impatto socio-economico, sono solo state accennate e devono essere implementate. Anche la privatizzazione di Aerolineas Argentinas è tra le priorità. Ovviamente, per farlo ha la necessità di avere una maggioranza ben più solida in Parlamento.
Attualmente, l’Argentina – così afferma Goldman Sachs – è l’unico Paese di tutto il Latinoamerica con un avanzo fiscale (attivo di bilancio) e un rapporto debito/PIL decrescente, stimato al 51%, per l’anno 2025. Venti punti percentuali meno dell’anno precedente.
La povertà è ancora una piaga in Argentina, ereditata senza dubbio alcuno dalla precedente amministrazione, ma ora sta finalmente scendendo sotto la soglia del 50% Scrive Daniel Lacalle: “Tasso di povertà abbattuto dal 54,9% al 41,7% (previsto per dicembre, UCA). Inoltre, Depositi e risparmi in dollari in aumento e salari reali anche, ormai superiori all’inflazione” (VEDI QUI).
Uno studio dell’Università Francisco Marroqui sostiene: “Milei ha ereditato un tasso di povertà del 45,2% e livelli di indigenza del 14,6%. Questi indicatori hanno registrato una tendenza al rialzo nel primo trimestre del 2024, ma da allora sono in calo e sono già al di sotto dei livelli ereditati dal nuovo presidente (nell’ottobre 2024, queste variabili erano pari al 44,6% e all’11,6%). Nonostante la disastrosa eredità e l’impatto iniziale delle misure di aggiustamento, entrambi gli indicatori stanno evolvendo in meglio”.
QUI SOTTO UN GRAFICO TRATTO DALLO STUDIO DELLA UFM (Universidad Francisco Marroqui)
Ciò che sorprende, dopo 365 giorni intensissimi, è che i sondaggi dicono che il consenso per Javier Milei, che viaggia a poco meno del 60% (56%, secondo uno studio de “La Nacion”), è superiore a quello che aveva non appena eletto, il che è un fatto del tutto straordinario. La maggioranza dei concittadini dell’economista si sentono rappresentati dal suo governo e i sondaggisti dicono che l’intenzione di voto degli elettori alle elezioni di midterm del 2025 darebbe a La Libertad Avanza (LLA, il partito di Milei), quasi il 50% dei consensi.
Se tanto è stato fatto, parte del successo è dovuto anche al documento adottato dal governo su indicazione del ministro per la Sicurezza, Patricia Bullrich, che di fatto tagliato le unghie ai protestatari di professione, il sindacato in primis (la scorsa settimana il segretario generale della CGT si è addirittura dimesso). All’insegna del motto “Senza libertà non c’è ordine e senza ordine non c’è progresso” e dello slogan elettorale “Chi causa danni li paga” il protocollo ufficiale adottato, che consta di una dozzina punti, ha mandato su tutte le furie i perbenisti del collettivismo, ritrovatisi con addosso una “camicia di forza”. Non è stato vietato loro di manifestare, ma sì di picchettare, occupare e creare disordini per le strade. La lotta alla insicurezza della Bullrich è quotidiana e anche nelle galere è finita la pacchia: su consiglio di Nayib Bukele, oggi i carcerati devono mantenersi lavorando e non potranno più appellarsi alle “questioni di genere” per essere dirottati in strutture più accomodanti. Inoltre, la battaglia contro la corruzione prosegue speditamente, al punto che l’intoccabile ex-presidente Kristina Fernandez de Kirchner è stata condannata in via definitiva ed è stata spogliata della pensione regale di cui godeva. A chi pronosticava subbugli, rivoluzioni e violenza va fatto notare che in Argentina c’è pace sociale.
UN COMMENTO FINALE
In questa inchiesta, abbiamo tirato le somme di quanto è stato fatto in campo “macro e micro-economico” dal primo presidente libertario argentino. A grandi linee, abbiamo raccontato molto, ma se volete trovare altro cercatelo sul Miglioverde.
Ora, come abbiamo già avuto modo di dire, le sue scelte in politica estera ci fanno storcere il naso, hanno ben poco di libertario; ma sono anch’esse coerenti con quanto aveva sempre detto in campagna elettorale, soprattutto per quel che concerne il suo schierarsi con l’Occidente. Ciononostante, ribadiamo che non è nostra intenzione buttare il bambino con l’acqua sporca e continueremo a valutare ciò che farà quotidianamente. Senza peli sulla lingua.
Come gli avevo personalmente pronosticato ad ottobre del 2023, nel suo bunker all’Hotel Libertador, durante un incontro avuto con lui prima del ballottaggio che lo ha consacrato vincente, Milei è assurto a leader mondiale della libertà – conclamato dal CPAC di Buenos Aires del 4 dicembre scorso – ed è, attualmente, il più genuino rappresentante di idee economiche squisitamente libertarie, ma è anche il testimonial di una guerra politica a tutto campo contro l’«internazionale comunista» (che è viva e vegeta) e che lui vorrebbe accelerare sia attraverso una battaglia culturale senza tentennamenti, sia attraverso una specie di coalizione internazionale delle destre, benché sia consapevole che molti dei capi politici con cui si siede a dialogare sono tendenzialmente degli statalisti.
In ogni occasione in cui tiene un discorso pubblico (io li ascolto tutti) non smette di ricordare – tra le altre cose – “di essere intimamente un Ancap, di disprezzare lo Stato, di voler chiudere la Banca centrale argentina, di essere consapevole che i politici sono una banda di lebbrosi, ladri e criminali e di essere disposto a dare la vita per la libertà”. Non è un caso che si sia schierato contro il WEF, l’Agenda dell’ONU 2030 e l’ideologia woke imperversante.
Ce la farà? Sarà un flop? Bluffa? Lo vedremo col tempo, che è sempre galantuomo! Nel mentre, Milei invita tutti coloro che hanno a cuore la libertà a non retrocedere di un millimetro, anzi di avanzare, perchè “anche di fronte a tutte le avversità, noi combattiamo per le idee di libertà. Se va male, almeno possiamo dire di averci provato. Se andrà bene, lasceremo un mondo molto, molto migliore”.
QUI IL DISCORSO TENUTO IL 10 DICEMBRE ALLE 8 DI SERA
Io posso capire tutto, la diplomazia, le buone relazioni di vicinato…
ma all’Atreju della simpatica coatta, Milei che carajo ci faceva?
Feliz Navidad.
Faceva il suo lavoro da diplomatico, che si muove nel mondo della realpolitik.
Dietro amorevole “consiglio” yankee… ha scongiurato proposito precedente governo argentino entrata in “infernale” associazione BRICS… garantendo ricchezza e prosperità attuali a popolo argentino… almeno per prossimo ventennio!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/