Lo scorso Maggio feci le pulci al rapporto ISTAT che rivendicava un aumento della mortalità nel periodo 20-Febbraio-31 Marzo del 49%, e dimostrai come si trattasse di una cifra più propagandistica che reale.
Nel corso dei mesi l’ISTAT ha aggiornato i dati, fino all’ultimo rapporto pubblicato verso la fine di Dicembre, e ripreso da tutti giornali con titoli come quello del Corriere Adriatico. Il Fatto Quotidiano ha un titolo simile, ma con la precisazione che il + 84.000 morti è stato realizzato tra il Febbraio e Novembre 2020.
Viene subito da chiedersi perché selezionare il periodo Febbraio-Novembre, e non quello più logico Gennaio-Novembre. Perché l’ISTAT afferma che il Covid è iniziato a Febbraio, e quindi dare questo numero da Febbraio a Novembre spinge già a collegare l’aumento della mortalità al Covid, cosa che come vedremo la stessa ISTAT chiarisce che non può essere affermato.
Però, va benissimo per i media, per dare numeri ingenti e subito apparentemente legati al Covid, così da fare passare il messaggio subliminale per cui il Covid ha causato un aumento di 84.000 morti. Ma in realtà non è così, e non lo si può affermare, come stiamo per vedere.
Innanzitutto occorre sottolineare che come sempre l’ISTAT fa di tutto per non far capire e non mostrare i numeri reali. Così, fa una comparazione statistica del periodo Febbraio-Novembre, ma poi del 2020 da solo il numero aggregato di Gennaio e Febbraio assieme. In questo modo, nessuno può controllare la veridicità della loro affermazione, cioè bisogna fidarsi.
In realtà, eliminare dal conto il mese di Gennaio non ha nessun senso, sia perché ormai tutti affermano che il virus circolava già dal Dicembre 2019; sia perché neppure l’ISTAT osa affermare (se non in modo surrettizio) che gli 84.000 in eccesso siano dovuti al Covid, e potendo essere dovuti anche ad altro, ad esempio al variare della stagione fredda, che nel 2020 è iniziata in modo pesante a Marzo, è evidente che la comparazione più corretta è quella di tutto il 2020, da Gennaio a Novembre.
Nel periodo Gennaio-Novembre, nel 2020 ci sono stati, secondo il dato ISTAT, 664.623 morti. Anche qui, il dato non è veramente confrontabile, perlomeno non verificabile, dato che lo stesso ISTAT afferma che “…il dato relativo ai decessi della seconda parte del mese di novembre non può al momento ritenersi completamente consolidato.”
In effetti, se si fa il confronto con la media dei 5 anni precedenti, che si aggira attorno ai 583.396, c’è stato un aumento di circa il 13.5%, che in effetti non è poco. Ma anche qui, fare il confronto tra un anno e una media è un modo per incrementare il significato dell’anno, rispetto alle media. Se si fa il confronto tra il 2020 e, ad esempio, il 2017, il differenziale si abbassa: 2020 – 664.623 / 2017 – 594.851 = + 11.7%.
Il differenziale si è abbassato, e in effetti bisogna riconoscere che l’aumento della mortalità c’è stato. E’ stato un aumento davvero insolito? Si tratta di un differenziale di 69.772 morti.
Ad esempio, il differenziale della mortalità tra il 2014 (598.364) e il 2015 (647.571) è stato di 49.207 morti, una differenza dell’8.2%, quindi inferiore al differenziale tra 2020 e 2017, ma non poi così tanto.
Se poi guardiamo al differenziale tra 2011 e 2017, un periodo in cui la popolazione non è variata,il differenziale è di 55.634, una differenza del 9.4% a favore del 2017. Qui la differenza con il differenziale tra 2020 e 2017 si assottiglia ancora di più, riducendosi ad appena 14.000 morti, e del 2.3%.
Insomma, sicuramente il 2020 potrebbe fare un record di morti (se i numeri di Novembre saranno confermati e quelli di Dicembre resteranno sostenuti), ma si tratta pur sempre di numeri non esageratamente al di sopra delle variazioni ordinarie della mortalità tra un anno e l’altro, sicuramente non tali da poter gridare alla terribile pandemia.
E di fatto non si potrà trarre nessuna conclusione definitiva finché non si avranno anche i morti di Dicembre, che potrebbero abbassare il differenziale, e riportarlo nell’alveo delle differenze tra diversi anni che abbiamo appena visto.
Di sicuro nel 2020 c’è stato un numero di morti più elevato del solito, se come pare si arriverà oltre i 700.000 morti. In effetti, il Presidente dell’ISTAT Blangiardo ha subito dichiarato ai media che, dato che ci saranno oltre 700.000 morti, il 2020 ci riporta al tempo della 2nda Guerra Mondiale:
Come si è fatto giustamente notare, Blangiardo si dimentica di dire, però, che nel 1944 la popolazione italiana si aggirava sui 43 milioni, e che dunque perché il 2020 possa essere paragonato ai morti della 2nda Guerra Mondiale nel 1944 il 2020, con quasi il 1/3 di popolazione in più, avrebbe dovuto realizzare oltre 900.000 morti! Ecco, questo aumento di mortalità avrebbe potuto far gridare ad una possibile pandemia. Possibile che il Presidente dell’ISTAT non sappia queste cose? No, non è possibile, ma per mantenere la fake news della pandemia bisogna attaccarsi a tutto.
D’altra parte, per capire quanto quest’anno non sia poi così diversi da solito, basta vedere cosa disse lo stesso Blangiardo nel 2015 in un’intervista su Il Fatto Quotidiano:
“Ma partiamo dall’origine del mistero, l’analisi del demografo Gian Carlo Blangiardo. Dai dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2015 il professor Blangiardo desume un surplus di 39.000 morti in confronto al medesimo periodo del 2014, “un aumento dell’11% che, se confermato su base annua, porterebbe a 664.000 i morti nel 2015, contro i 598.000 dello scorso anno”. Un’impennata di 66.000 decessi (la stima verrà poi rivista a 68.000 con i dati più recenti) che Blangiardo assimila a quelli registrati solo durante le due guerre mondiali.1
Quindi, anche nel 2015 Blangiardo gridava ad un aumento dei morti dell’11%, proprio la differenza sussistente tra il periodo ristretto Febbraio-Novembre del 2020 e 2017, e come oggi gridava alla 2nda Guerra Mondiale! Ma a nessuno è venuto in mente, allora, di gridare alla pandemia epocale!
La verità è che, perché si possa parlare di pandemia epocale, come abbiamo viso sopra, nel 2020 ci dovrebbero essere non meno di 1 milione di morti, rispetto ai circa 650.000 degli ultimi anni! E anche così si tratterebbe di una piccola pandemia, se si pensa che la Spagnola (con tutti i dubbi che permangono sul fatto che si sia trattato di una pandemia virale) fece oltre 50 milioni di morti.
Dicembre, come vedremo, è in discesa rispetto a Novembre per numero di morti, e quindi probabilmente l’anno si concluderà attorno ai 700.000 morti totali. Si tratta di sicuramente di un aumento, ma di un aumento tutto sommato che resta dentro il normale delta di variazione possibile, senza la necessità di appellarsi a disastri epocali. Infatti, se tra il 2017 e il 2011 o 2014 c’è stata una variazione di circa 50,000 morti in più, non si vede perché dovremmo gridare al disastro epocale per i 60.000 morti in più del 2017 che si potrebbero avere nel 2020.
Per concludere questa prima parte: non c’è dubbio che nel 2020 è successo qualcosa che ha fatto innalzare di poco la mortalità; ma l’ha fatta innalzare a livelli che sono ancora dentro il delta di variazione possibile, senza alcun salto straordinario, come ci si sarebbe dovuti aspettare da una vera pandemia. E soprattutto, e con questo veniamo alla seconda parte, come dice lo stesso Blangiardo, non si sta parlando di morti Covid, ma di :”…decessi complessivi, (quindi non solo quelli provocati dal Covid).” (VEDI QUI)
Nel periodo Gennaio-30 Novembre 2020 ci sono stati 57.637 morti attribuiti al Covid. L’aumento dei morti, nello stesso periodo, sarebbe stato di 83.985 morti. Ovviamente, tutti i media si sono buttati ad affermare, o comunque a far credere, che il Covid avrebbe contribuito per il 68% (57.637 / 83.985). Ma anche qui, si tratta di una manovra meramente propagandistica, favorita dall’impostazione generale del Rapporto ISTAT, anche se l’ISTAT stesso, anche se in modo che non risalti troppo, afferma che :
”Si ricorda, tuttavia, che il rapporto tra i decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata e l’eccesso di mortalità del periodo febbraio-novembre 2020 non può dare conto del contributo effettivo del Covid-19; questa misura, infatti, risente di problemi metodologici collegati al consolidamento delle basi dati (sia della Sorveglianza integrata sia di Istat) e della difficoltà nell’identificare i decessi causati da Covid-19 quando questi avvengono in pazienti con numerose patologie concomitanti.”
In effetti è vero che, a detta dell‘ISS e dello stesso CDC americano, nel 95% dei casi di morte con Covid c’era un’età media di 84 anni e gravi patologie pregresse, 3 nel 65% dei casi, 2 nel 20% dei casi e 1 nel 10% dei casi. Ma se si accettasse questo dato, allora semplicemente non si dovrebbe proprio parlare di Covid e pandemia. La ragione per cui, anche accettando l’idea che tutti i 57.000 morti siano dovuti al Covid, non li si possa conteggiare nel novero degli 84.000 morti in eccesso è un’altra: l’unico modo per poter affermare ciò è confrontare il dato dei morti Covid con quello per le patologie respiratorie-influenzali, la categoria a cui appartiene il Covid.
Per esempio, in base ai dati ISTAT, nel 2018 (il più recente anno disponibile) i morti totali per patologie respiratorie in Italia sono stati 75.808.1 I morti Covid al 31 Dicembre sono stati calcolati in circa 74.000. L’unico modo per verificare l’apporto dei morti Covid all’aumento di mortalità è misurare l’incremento apportato dal Covid sul totale delle patologie respiratorie. Se le patologie respiratorie, in totale saranno diventate circa 150.000, allora l’apporto Covid sarà stato totale.Ma se il totale delle morti per patologie respiratorie dovesse restare attorno ai 75-80.000, allora sarà evidente che Covid non è stato altro che un altro nome per le solite patologie respiratorie, polmoniti, influenze, etc.
In effetti, che questa seconda ipotesi sia probabile viene confermato da diverse statistiche sulla quasi scomparsa dell’influenza. Ad esempio, in USA questo è il grafico comparativo tra casi di influenza nel 2019 e nel 2020:
1 http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_MORTALITA1#
Da una situazione influenzale Alta o Molto Alta, ad una Minima. E lo stesso sta accadendo in Italia. Secondo il rapporto Influnet del 12 Dicembre, 2020, nella settimana che va dal 30 Novembre al 6 Dicembre, il tasso di circolazione dell’influenza è stato di 1,9 casi per mille abitanti, contro 3 casi per mille abitanti della stagione scorsa (da 174.000 casi a 115.000 casi); e nell’ultimo bollettino il divario è ancora maggiore:
“Nella 52a settimana del 2020, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali continua ad essere stabilmente sotto la soglia basale con un valore pari a 1,5 casi per mille assistiti. Nella scorsa stagione in questa stessa settimana il livello di incidenza era pari a 3,9 casi per mille assistiti.”1
Dato che i dati sulle cause di mortalità non sono pubblicati se non molto avanti, anche oltre un anno dopo, un organismo statistico serio farebbe meglio a tacere, e attendere quei dati. L’ISTAT invece, pur introducendo le avvertenze sull’impossibilità di valutare l’apporto del Covid all’eccesso di mortalità, attribuisce tale impossibilità a ragioni non statistiche, e soprattutto imposta tutto il suo rapporto sul continuo suggerimento, più o meno velato, che l’aumento della mortalità, che a fine anno si attesterà probabilmente attorno ai 60.000 morti rispetto agli anni passati, sia sostanzialmente legato al Covid. Come abbiamo visto, da un punto di vista statistico, questa è un’affermazione che non si può fare, e che non si potrà fare in modo fondato probabilmente per almeno un’altro anno.
Ma se non è stato il Covid, cosa può aver causato questo aumento di morti, innegabile anche se non tale da giustificare l’idea di una pandemia?
Intanto, l’ISTAT chiarisce che “Da fine febbraio a novembre 2020 i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi…”. In realtà, qui l’ISTAT aumenta la percentuale, perché quella corretta è : 57.637 / 664.623 = 8.6%.
Quindi, salve altre considerazioni e fatti, che l’ISTAT comunque non presenta, la percentuale attribuibile al Covid dei quasi 84.000 (per ora) morti in eccesso è dell’8.6%, pari a 7.222 morti. Quindi, l’eccesso di morti, pari a 83.985, è dovuto al Covid solo per 7.222 morti! E gli altri 76.763 a cosa sono dovuti?
Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà si potrebbe affermare che tutti i 57.737 morti con Covid siano morti in eccesso, ma come abbiamo spiegato sopra questo non si può affermare fintanto che non si avranno i dati comparativi sulle cause di morte.
D’altra parte, che l’aumento di mortalità sia da sempre dovuto in prevalenza a cause diverse dal Covid l’avevo già sottolineato nel mio primo articolo sul primo Rapporto ISTAT. In quel rapporto emergeva infatti che nella provincia di Bergamo (esempio calzante essendo il luogo con la più alta percentuale di casi e morti Covid nel periodo 20 febbraio-31 Marzo), l’aumento dei morti era stato enorme, con un + 567%, e con un passaggio da 1.180 morti (media dello stesso periodo dei 5 anni precedenti), ai 6.238 morti del periodo 2020: un salto eccezionale! Ma guardando meglio si vedeva che di questi 6.238 morti solo 2.346 sono attribuiti al Covid-19, il che significa che la stragrande maggioranza dei morti, quasi 4 mila, i 2/3, sono stati dovuti ad altro! E la stessa cosa valeva anche per altre città come Cremona, Torino, Pesaro, etc. Quindi, il fatto che la mortalità generale possa essere attribuita al Covid solo in minima parte è un dato consolidato.
Cosa è successo?
Se andiamo a scorporare i dati per periodi, troviamo quello che riconosce anche l’ISTAT, ovvero che il 2020 si divide in 3 periodi: la “prima ondata”, dal 20 Febbraio alla metà di Maggio, dove ci sono stati un numero abbastanza limitato di positivi Covid ma un elevato numero di morti; la fase intermedia, da metà Maggio a Settembre, dove ci sono stati pochissimi casi e pochissimi morti; e poi la suddetta “seconda ondata”, che include i mesi di Ottobre e Novembre, dove si è avuta un’esplosione di casi positivi, e anche un sostanzioso numero di morti con Covid, anche se meno che a Marzo.
Cerchiamo di capire bene questa dinamica. Innanzitutto, se prendiamo i primi sette mesi, vediamo già che i rapporti cambiano:
Periodo Gennaio-Luglio
2020 – 426.289 morti / 2017 – 390.129 = + 9.2%
Avevamo visto come un aumento del 9,4% ci fosse già stato nel confronto tra 2011 e 2017. Quindi, anche se l’aumento della mortalità del 2020 sul 2017 conduce a un mini-record, essendo il 2017 un anno ad elevata mortalità, la dimensione dell’aumento resta sempre dentro parametri conosciuti.
La cosa importante è vedere come si sia passati, nel confronto tra 2020 e 2017, da un differenziale del 9.2% del periodo Gennaio-Luglio ad uno dell’11.7% del periodo Gennaio-Novembre : un aumento di 2.5% punti percentuali, un salto significativo!
1 https://www.epicentro.iss.it/influenza/flunews
Per capire meglio come si sia realizzato questo salto con la presunta “seconda ondata” pandemica, vediamo questo grafico dell’ISTAT:
Come si può vedere, dopo la “prima ondata” (tra virgolette, perché in realtà l’idea stessa di “ondate pandemiche” è assurda), in cui ci sono stati pochi positivi (una media di 500 al giorno) a fronte di un numero esiguo di tamponi (circa 5.000 al giorno); è seguita una fase in cui il numero dei tamponi è continuato ad aumentare, ma il numero dei positivi restava fisso a quasi zero: nonostante circa 10.000 tamponi al giorno, nel periodo Maggio-Agosto i positivi sono continuati a diminuire. Interessante notare come solo con l’aumento dei tamponi, che da Settembre sono saliti a 15-20.000 al giorno, anche il numero dei positivi inizia a muoversi, per iniziare una vertiginosa salita sia del numero dei tamponi che dei positivi a partire da Ottobre e fino a quasi tutto Novembre.
Quindi, questo grafico conferma che trattasi di pandemia da PCR. Come si vede, l’aumento dei casi è perfettamente parallelo all’aumento dei tamponi. Si tratta di un dato importante: se veramente la pandemia fosse risalita a Ottobre e Novembre, ci sarebbe dovuto essere un rapporto aumentato tra casi e tamponi, ovvero una percentuale di casi positivi maggiore per lo stesso numero di tamponi. In concreto: nel mese di Settembre si eseguivano mediamente 15.000 tamponi al giorno, e questi producevano circa 1500 casi positivi. Dato che questo grafico è portato a giustificazione del fatto che si passa da una fase di cessazione della pandemia, tra il mesi di Giugno e Settembre, a un’esplosione pandemica, la famosa seconda ondata, nei mesi di Ottobre e Novembre, questa seconda ondata avrebbe dovuto portare ad avere, che so, 3.500 positivi sempre sugli stessi 15.000 tamponi. Invece, si arriva sì alla media di 3.500 positivi, ma solo perché si passa dai 15.000 tamponi di Settembre agli oltre 40.000 di Novembre. Da questo punto di vista, si può dire il contrario, ovvero che la pandemia, così come definita dalla positività al tampone, è diminuita in percentuale, perché se 1500 casi su 15.000 tamponi sono il 10%.
3500 casi su 40.000 tamponi sono l’8.75%.
Nonostante questa diminuzione del tasso di contagiosità, e dunque della presunta pandemia, i morti però sono aumentati:
Come è possibile che, con la diminuzione della contagiosità, ci sia un così radicale aumento dei morti? Per comprendere meglio la rilevanza di questo dato, dobbiamo confrontare il periodo della prima ondata con quello della seconda.
A Marzo, nel picco del presunto contagio, c’erano 800-900 morti al giorno a fronte di un numero di positivi di circa 500-600. Cioè, c’erano addirittura più morti attribuiti al Covid che positivi! Questo in effetti risuona con ciò che denunciammo all’epoca, ovvero che molti morti venivano attribuiti al Covid senza neppure che ci fosse un tampone positivo, per quanto farlocco.
A Novembre, nel picco della seconda ondata, ci sono stati circa 600-700 morti al giorno, a fronte di ben 3500 positivi. In altre parole, la letalità del SARS-Cov2 sarebbe passata da un tasso superiore al 100% ad un tasso del 18.5%!
Già questo fatto da solo dovrebbe aver decretato la fine della pandemia. Si sarebbe dovuto riconoscere che il crollo della letalità dal >100% al 18.5% significa che la pericolosità del presunto virus, ammesso e non concesso che ci sia, è enormemente diminuita. Invece, dato che questo, pur essendo statisticamente indiscutibile, è contrario alla narrativa pandemica, si evita di parlare del tasso di letalità, e si grida che a Novembre abbiamo avuto quasi gli stessi morti di Marzo. Peccato che, come abbiamo visto, che solo una percentuale ridotta di tali morti sono attribuibili al Covid-19. Nel periodo Ottobre-Novembre, su una totale di 134.737 morti, solo 21.162, cioè solo circa il 15%, sono attribuiti al Covid.
Si tratta di una percentuale maggiore di quella media annuale (9.5%), ma sempre minima rispetto al numero dei morti. E se la scarsa percentuale di Covid sui morti totali a Marzo poteva anche essere giustificata con la scusa che non si facevano abbastanza tamponi, questo certo non si può dire di Ottobre e Novembre, dove il numero di tamponi è salito fino a 40.000 al giorno. Purtroppo per la narrativa pandemica, questa quasi decuplicazione del numero dei tamponi, ha prodotto uno strano mix di aumento esponenziale dei positivi assieme a, ohibò, una riduzione del numero dei morti rispetto a Marzo!
Se compariamo il periodo Marzo-Aprile, il periodo clou della prima ondata (Febbraio ha contribuito solo per l’ultima settimana e con poco più di 1.000 deceduti con Covid), e il periodo Ottobre-Novembre, dove sarebbe esplosa la seconda ondata vediamo che:
- I positivi al Covid sono passati dai 207.794 di Marzo-Aprile ai 1.329.324 di Ottobre-Novembre (un aumento di quasi il 700%);
- I morti totali sono passati dai 157.879 di Marzo-Aprile ai 134.767 di Ottobre-Novembre, una riduzione del 15%!
- I morti per Covid sono passati dai circa 30.000 di Marzo-Aprile ai 21.162 di Ottobre-Novembre, una riduzione del 30%!
Che pandemia è mai quella in cui i contagiati settuplicano e i morti, sia totali che con Covid, diminuiscono?
La replica dell’ISTAT a questa evidente contraddizione è che da Marzo a Ottobre abbiamo imparato a curare il Covid, e quindi a fronte dell’esplosione di positivi ci sono meno morti. Ma questa giustificazione non regge, perché i protocolli di cura sono esattamente gli stessi di Marzo e Aprile, i tentativi di introdurre nuove cure come l’idrossiclorochina sono state respinte, e i protocolli di terapia domiciliare con farmaci, che avrebbero dovuto diminuire l’affollamento degli ospedali sono state presentate dalle autorità sanitarie solo il 14 Novembre, e non sono state ancora implementate, dunque non hanno avuto nessun impatto sul periodo Ottobre-Novembre.1
Che se poi fosse vero che la diminuzione dei morti nonostante l’esplosione dei positivi fosse dovuta al fatto che ormai si sa come curare il Covid, non si capisce perché dobbiamo sottostare alle restrizioni che ci hanno imposto, dai lockdown più o meno spinti, al divieto di assembramenti, alle mascherine, addirittura obbligatorie per tutto il tempo a scuola.
La verità è che la seconda ondata è, in modo ancora più evidente della prima, una pandemia di tamponi, di asintomatici positivi, che è stato ormai appurato non sono e non possono essere contagiosi. In un mio precedente articolo, riportai il certificato di un tampone Covid “onesto”: in questo onesto certificato viene detto chiaramente che, essendo stato il risultato di positività ottenuto con più di 35 cicli di PCR, “…tale condizione, in più del 95% dei casi, non è associata alla presenza di infettività”.
Come sollecitai allora: perché questa verità conosciuta da tutti non viene presa in considerazione dai politici? In fondo, ora anche l’OMS ha preso una posizione netta in proposito. Vediamo la prima affermazione OMS:
“La probabilità che una persona che risulti positiva (SARS-Cov 2 rilevato) sia effettivamente infetta con il SARS-Cov 2 diminuisce con la diminuzione dei tassi di positività, al netto della specificità del test. Perciò gli operatori della salute sono incoraggiati a prendere in considerazione i risultati del test insieme ai segni clinici a ai sintomi, ai contatti confermati, etc.”
Questa è un’affermazione forte, perché se il tampone è di per sé insufficiente a stabilire una effettiva positività al Covid, senza il supporto di “segni clinici e sintomi”, è già evidente che il 90% di positivi, che sono asintomatici, non possono essere dichiarati sono né contagiati né contagiosi. Già solo per questo, tutti i numeri sui positivi che ci hanno venduto in questo 2020 sarebbero da scartare, realizzando così che non c’è stata nessuna pandemia. Prosegue l’OMS:
“Il principio costruttivo della RT-PCR significa che con pazienti con livelli elevato di virus circolante (carica virale), serviranno relativamente pochi cicli per rilevare il virus e dunque il valore Ct sarà basso. Di converso, quando i campioni riportano un valore Ct elevato, questo significa che per trovare il virus sono occorsi molti cicli. In alcune circostanze, la distinzione tra rumore di fondo ed effettiva presenza del virus è difficile da stabilire.”1
Nonostante l’ovvia cautela espressiva, la verità emerge chiara: se il virus è presente in forma sufficiente ad ammalare e infettare, serviranno pochi cicli di PCR; se il virus viene rilevato con troppi cicli, è molto difficile stabilire che non si tratti di mero rumore di fondo. Qui la posizione è netta: non è solo che il risultato con oltre 30-35 cicli indica una carica virale bassa e dunque non infettiva, ma è proprio che a questo livello di Ct (cicli PCR), i risultati addirittura rilevano non necessariamente il virus ma un “rumore di fondo”, che nulla ha a che fare col virus. Una serie di importanti articoli hanno stabilito che il livello massimo di cicli di PCR (Ct) per cui un caso si possa considerare positivo è 25:
“In un articolo pubblicato su Clinical Infectious Diseases, Bullard et al hanno riportato che i pazienti non potevano essere contagiosi oltre i 25 cicli, in quanto il virus, sopra tale valore, non è più rilevato nelle culture…abbiamo realizzato 250.566 SARS-Cov2 RT-PCR su 179.151 pazienti, di cui 13.161 (7.3%) erano positivi…Si può osservare che a un valore di Ct = 25 fino al 70% dei pazienti resta positivo nella coltura virale, e che al Ct = 30 questa percentuale crolla al 20%. Al Ct = 35, il valore che abbiamo usato per dichiarare la positività alla PCR, meno del 3% delle colture sono positive.”
Quindi, con il numero di cicli normalmente utilizzato in Italia, generalmente superiore a 35, e nella grande maggioranza dei casi superiore a 40 e fino a 50 cicli, il numero dei dichiarati positivi che siano effettivamente tali crolla sotto il 3%.
Quindi, anche gli enormi numeri di Ottobre e Novembre riportati dal’ISTAT, tutti ottenuti con tamponi PCR effettuati con oltre 35 cicli, dovrebbero essere ridotti, a essere generosi, al 3% del loro numero; sicché, il numero che abbiano visto sopra, di 1.329.324 dovrebbe essere ridotto a 39.879 casi positivi.
Ma con questo numero veritiero non avrebbero potuto gridare all’esplosione della seconda ondata, e non avrebbero potuto continuare a fare i loro devastanti lockdown.
1 WHO, WHO Information Notice for IVD Users, https://www.who.int/news/item/14-12-2020-who-information-notice-for-ivd-users
Quindi, l’aumento di mortalità che c’è effettivamente stato, e che a fine anno potrebbe assestarsi sui 60.000 morti in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti, a cosa è dovuto, dato che chiaramente non è dovuto al Covid?
Questa domanda la ci si dovrebbe porre comunque, anche se si volesse pervicacemente difendere i numeri dei positivi asintomatici come “malati” Covid.
Infatti, su un aumento di 70.000 morti, il Covid coprirebbe solo circa il 9.5%, secondo il rapporto Covid-morti totali dato dal’ISTAT (che in realtà è l’8.6%, come abbiamo visto). E infatti, cosciente del problema, l’ISTAT butta lì una poco plausibile spiegazione che in qualche modo continui a collegare l’aumento della mortalità al Covid:
“L’eccesso di mortalità è stato stimato confrontando, a parità di periodo, i dati del 2020 con la media dei decessi del quinquennio precedente (2015-2019). In tal modo si assume implicitamente che la diffusione dell’epidemia produca un aumento della frequenza di morti anche non direttamente riferibile alla sorveglianza Covid-19, ovvero al numero di casi positivi deceduti.”
Cioè, come se non bastassero i 2 milioni di tamponi effettuati, nonché i numerosi casi di morti attribuiti al Covid senza neppure un tampone Covid eseguito (per quanto poco valga), adesso l’ISTAT vuole anche insinuare che anche l’eccesso di morti non riferibili al Covid sia in realtà legato comunque al Covid.
Bene, direi che in parte questo è possibile, perché il Covid stato soprattutto un colpo di Stato politico-economico, con l’imposizione di lockdown e altre limitazioni socio-economiche devastanti, ed è noto che l’aumento di disoccupazione legata ai lockdown produce morti. Infatti, un’altra onta sulla credibilità dell’ISTAT è il suo insistere sul fatto che i lockdown avrebbero ridotto la mortalità per incidenti stradali, tacendo completamente quello che è noto alla scienza:
“La perdita del lavoro causa estreme sofferenze. Ogni aumento dell’1% nel tasso di disoccupazione aumenta la probabilità di morti per abuso di droghe del 3.3% e dello 0.99% del numero di suicidi, secondo dati del National Bureau of Economic Research e della rivista medica Lancet…Aggiungi poi le morti prevedibili per abuso di alcool causate dalla disoccupazione. L’economista sanitario Michael French, University of Miami, ha trovato una associazione significativa tra perdita del lavoro e eccessivo bere e alcolismo…L’impatto dei licenziamenti va comunque oltre suicidi, overdose di droghe e alcolismo. In generale, il tasso di mortalità di un disoccupato è del 63% superiore rispetto ad un occupato, secondo dati del Journal Social Science & Medicine.”1
Certo, ci potranno dire che hanno imposto il blocco dei licenziamenti e distribuito la cassa integrazione. Ma questo non vale per tutti i piccoli imprenditori e partite IVA che non pos
1 https://nypost.com/2020/04/14/we-must-count-the-deaths-from-shutdowns-as-well-as-from-coronavirus/
Dato che le vaccinazioni anti-influenzali sono fatte prevalentemente dagli ultra-65enni, l’aumento dell’1% nella copertura vaccinale nazionale significa un aumento di almeno il 5% nella copertura sugli ultra-65enni; copertura che nel 2019 è arrivata ormai ad oltre la metà degli anziani vaccinati, in un trend crescente. Quest’anno, guarda che coincidenza, la stagione vaccinale, che normalmente parte lentamente a metà Ottobre, per aumentare progressivamente a Novembre e giungere ai massimi a Dicembre, è stata anticipata al 1° Ottobre, ed è partita subito alla grande, con la motivazione della necessità di distinguere meglio tra influenza e Covid:
3,150 persone “incapaci di svolgere le normali attività quotidiane, incapaci di lavorare, che hanno avuto bisogno di cure di un medico o altro operatore sanitario”; e questo su solo 112.807 vaccinati.
D’altra parte, la stessa FDA americana ha riportato che due individui sani sono morti dopo l’assunzione del vaccino Pfizer, anche se poi si sono affrettati a dire che non c’era nessuna connessione col vaccino.1 E comunque, la stessa FDA, nel protocollo di sorveglianza dei possibili effetti collaterali del vaccino, include, tra diverse patologie anche gravi come paralisi di Guillan-Barre, infarto, coagulazione intravascolare disseminata (la patologia chiave del Covid!), e anche la stessa morte:
Non sarebbe il caso di istituire una Commissione d’Inchiesta per verificare questo rapporto tabù tra vaccinazioni di massa e variazioni della mortalità?
1 https://www.jewishpress.com/headline/fda-2-participants-4-controls-died-in-pfizer-vaccine-trials/2020/12/08
Nel frattempo, si stanno accumulando numerosi casi di morti immediatamente successive alle vaccinazioni anti-Covid. Riporto solo questo esempio, apparso su un sito-giornale locale dello Stato di New York, USA:
Il titolo quindi punta sull’improvvisa esplosione di un focolaio di Covid-19, che ha rapidamente ucciso 24 residenti. Ma se si legge l’articolo, si vede che le cose stanno diversamente:”Non c’è stata nessuna morte nella Cayuga County (la contea dove sia trova la casa di riposo) sino alle prime 3 morti alla casa di riposo The Commons il 29 di Dicembre.”
Insomma, deve essere stata un’esplosione improvvisa e molto virulenta, se nel giro di 10 gg, dal 29 Dicembre al 9 Gennaio (giorno in cui è stato pubblicato l’articolo) sono morte in una sola casa di riposo ben 24 persone.
La cosa strana è che per gli oltre 9 mesi precedenti, in cui lo Stato di New York è stato uno degli Stati USA maggiormente colpiti, con il più alto numero di morti con Covid di tutti gli USA, nella contea e in quella casa di riposo, non era morti nessuno. Cosa è cambiato per provocare un’aumento della mortalità così rapido e massiccio?
“La casa di riposo ha iniziato a vaccinare i residenti il 22 di Dicembre, Finora, 193 residenti (l’80%) e 113 lavoratori (meno della metà del personale) sono stato vaccinati.”1
Ovviamente, una mera coincidenza, come garantito dai vaccinisti promossi dalla CNN, che in un’intervista affermano:
“Non saremmo affatto sorpresi di vedere, come coincidenza, l’effettuazione della vaccinazione e la successiva morte di chi riceve iil vaccino, non perché ciò abbia niente a che fare col vaccino, ma perché le case di riposo sono il luogo dove risiedono persone al termine della loro vita.”2
Chissà perché questa logica scusante non si è mai applicata ai morti con Covid ultra-ottantenni: in quel caso, il fatto di essere al termine della vita e avere numerose patologie pregresse non è mai contatto nulla rispetto al tampone falso-positivo al Covid…
1 https://www.syracuse.com/coronavirus/2021/01/covid-19-outbreak-at-auburn-nursing-home-infects-137-residents-kills-24.htm
2 https://lite.cnn.com/en/article/h_f57704265a0db9708053b6eb5320dd44
Salve a tutti. Mi permetto suggerire la correzione di un errore forse di svista che riguarda la Fig.1. Nella prima ondata si assiste a 5000 positivi al giorno di media e non, come scritto dall’autore dell’articolo, 500 al giorno di media. Grazie