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Indipendenza: ardua sotto il profilo giuridico, possibile politicamente (3)

Da leggere

guerra-di-indipendenza-americanadi ENZO TRENTIN

Il nostro auspicio è che dovremmo fare come gli uomini della Rivoluzione americana. Quando scoppiò, essi comparvero in gran numero. A quel tempo l’opinione pubblica dirigeva le volontà senza tiranneggiarle. Gli uomini celebri di quell’epoca, associandosi liberamente alla circolazione delle idee, ebbero una propria grandezza: riversarono la loro luce sulla nazione senza attingerla da essa. La più importante tra queste idee, che anche per noi è parte inalienabile del concetto di politica e dunque è sopravvissuta a tutti i mutamenti storici e a tutte le trasformazioni teoriche, è senza dubbio l’idea della libertà. L’idea che politica e libertà siano correlate e che la tirannide sia la peggiore tra tutte le forme di governo, la più antipolitica, percorre come un filo rosso il pensiero e l’agire dell’umanità europea fino ai nostri giorni.

A questo vorremmo aggiungere un’altra premessa, prima di redigere le nostre considerazioni conclusive. Il 15 aprile 2011, facendo  propria la giurisprudenza della CEDU (Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo) che ha definito i giornali i “cani da guardia” della democrazia e delle istituzioni. Si deve, quindi, prendere atto del fatto che «il ruolo fondamentale nel dibattito democratico svolto dalla libertà di stampa non consente di escludere che essa si esplichi in attacchi al potere giudiziario». La Suprema Corte, deriva dal fatto che i mass media «costituiscono il mezzo principale diretto a garantire un controllo appropriato sul corretto operato dei giudici». Ancora la Suprema Corte riconosce che se «da un lato è di enorme interesse per la comunità nazionale la corretta e puntuale esplicazione dell’attività giudiziaria, dall’altro, la critica e cronaca giornalistica volte a tenere o a ricondurre il giudice nell’alveo suo proprio vadano non solo giustificate ma propiziate». Se ciò è valido per l’azione della magistratura, a maggior ragione riteniamo sia valido per le proposte politiche, in questo caso provenienti dall’area dell’indipendentismo veneto.

In questo giornale è stata pubblicata, tempo fa,[https://www.miglioverde.eu/rubriche/indipendenze/ ] una nota a firma di Michele Favero (Primo consigliere del movimento politico Indipendenza Veneta) che con grande enfasi invitava a: «…scaricare in anteprima il grande lavoro che ha fatto il nostro Ufficio Comunicazione assieme al nostro leader Alessio Morosin, con la partecipazione dell’Ufficio Politico, si tratta del Libro Giallo (ricordati: il giallo è il colore dell’Indipendenza) che dovrà invadere tutto il Veneto. Personalmente non ho mai visto una pubblicazione così chiara, leggibile e comprensibile, e allo stesso tempo curata nell’immagine e nella presentazione…»

Altri ambienti indipendentisti veneti non condividono l’entusiasmo sopra descritto. Costoro sottolineano come un analogo opuscolo, graficamente gradevole, e redatto nel 2012 (con la firma di Lodovico Pizzati) da parte di Indipendenza Veneta, conteneva dichiarazioni poco convincenti. Oggi  questi altri indipendentisti obiettano ad alcune parti del più recente e sopra descritto “Libro Giallo” nel seguente modo:

1 – Joseph Paul Goebbels (Ministro della Propaganda nel Terzo Reich dal 1933 al 1945) aveva codificato 11 princìpi di propaganda (2). Sembra che più o meno consciamente a Indipendenza Veneta abbiamo fatto riferimento al: “5. Principio della volgarizzazione. Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.”

2 – Nel documento si afferma tra l’altro: «Indipendenza Veneta è l’unico movimento che segue la via istituzionale per raggiungere l’Indipendenza del Veneto.» […] «Il Veneto indipendente avrà istituzioni rigorosamente laiche, in modo che ogni espressione religiosa o spirituale sia libera nel rispetto delle nostre leggi.» […] «Il Veneto indipendente avrà pochissime leggi e la giustizia funzionerà in modo rapido e giusto.» […] «In un Veneto indipendente non ci sarà bisogno del capo (Napolitano, Berlusconi, Renzi…). I cittadini saranno i veri protagonisti del potere, come in Svizzera.»

indipendenza venetaOSSERVAZIONI: ad oggi, Indipendenza Veneta non ha presentato alcun progetto di nuova architettura istituzionale che confermi e supporti queste enunciazioni.

3 – Ancora: «In un Veneto indipendente le pensioni minime saranno di € 1.000 e saranno pagabili in contanti presso tutti gli uffici postali e bancari del Veneto.» […] «In un Veneto indipendente ci saranno cure, analisi, terapie e medicine gratuite per i malati gravi e per gli indigenti.» […] «Un’azienda oggi in Italia paga fino al 68,7% di tasse, un’azienda nel Veneto indipendente pagherà max 30% di tasse.» […] «In Italia l’iva è al 22% Nel Veneto indipendente l’iva sarà max 15%.» […] «In un Veneto indipendente lo stipendio base minimo netto sarà di € 1.500.»

OSSERVAZIONI: qui sembra che non ci sia coerenza. Infatti per determinare la correttezza del gettito fiscale dovremmo prima stabilire la quantità e la qualità dei servizi che il nuovo soggetto istituzionale sarà chiamato a erogare. Da non sottovalutare poi la questione riguardante il “chi” deciderà la quantità e qualità di detti servizi. Saranno, come oggi, i “rappresentanti”? Coloro che per garantirsi le clientele elettorali s’inventeranno i predetti servizi? Oppure saranno i cittadini-elettori-contribuenti? Ed attraverso quali strumenti, considerato che ad oggi non è noto il nuovo assetto istituzionale? 

4 – Ancora: «Il Veneto non ha debito pubblico, ma credito pubblico… come gli Emirati Arabi, la Norvegia, il Lussemburgo !!! Significa che il Veneto non produce debito perché ogni anno avanza soldi, che però vengono portati via da Roma.» […] «Il credito pubblico Veneto è di 30 miliardi l’anno, sono circa € 6.000 per ogni Veneto (il Veneto ha quasi 5.000.000 di

abitanti)…, cosa ne dici: è, o no, qualcosa di più degli € 80 di Renzi? 6000 euro per ogni veneto ogni anno» […] Il debito pubblico Italiano è di -2.150 miliardi di euro. Il credito pubblico Veneto è di +30 miliardi di euro all’anno (residuo fiscale al netto dell’evasione fiscale).

OSSERVAZIONI: il Veneto per avere un credito pubblico come quello sopra indicato, dovrebbe mantenere l’attuale insostenibile assetto impositivo. Vale a dire una delle ragioni per cui s’invoca l’indipendenza. Eppoi, come sarà possibile un gettito fiscale “importante” con l’attuale progressivo decadimento dell’imprenditoria? Se non c’è lavoro non c’è gettito fiscale. E tale gettito va commisurato alla quantità e qualità dei servizi. Da non sottovalutare poi che la continua chiusura di imprese influenzerà il konw-how a venire, come argomentavamo in questo vecchio articolo: [LEGGI QUI] «Se chiudono le fabbriche si perde il know-how!»

5 – Infine: «Non si può diventare indipendenti seguendo il diritto italiano o europeo: questi diritti non trattano di Indipendenza. Solo il diritto internazionale parla di Indipendenza attraverso l’autodeterminazione (Carta ONU art.1, par. 2 e art. 55).»

popolazionemondialeOSSERVAZIONI: Da questa prospettiva, abbiamo già segnalato nella prima parte di questo lungo articolo come l’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO), la quale si è dedicata a smussare gli aspetti relativi ai diritti dei popoli, ed ha inquadrato la nozione di popolo in “un gruppo di esseri umani che hanno in comune numerose o la totalità delle seguenti caratteristiche: una tradizione storica comune, una identità razziale o etnica, una omogeneità culturale, una identità linguistica, affinità religiose o ideologiche, legami territoriali, una vita economica comune (1)”. Tale gruppo deve – inoltre – “avere coscienza e desiderio di essere identificato come “popolo” ed avere mezzi ed istituzioni idonei ad esprimere tale identità.

L’operatività del principio di autodeterminazione nell’evoluzione delle relazioni internazionali contemporanee conferma di certo la tendenza al dinamismo giuridico in seno all’ordinamento internazionale. L’espansione gradualmente acquisita dalla nozione di autodecisione ha minato le fondamenta dei più tradizionali principi giuridici, concernenti l’integrità territoriale, il divieto di non ingerenza, la disciplina dell’uso della forza, scontrandosi spesso con l’esigenza di assicurare lo status quo come garanzia di pace e stabilità. Se è vero che il principio di sovranità statale riveste ancora un ruolo preponderante nel diritto internazionale, si deve anche riconoscere, in una certa misura ed entro precisi limiti, quella dimensione interna che il principio di autodeterminazione assumerebbe, nella misura in cui esso non si limiterebbe a prevedere il diritto al conseguimento «dell’indipendenza politica, economica e sociale nei confronti degli altri Stati, ma anche il diritto di scegliere in libertà il proprio regime politico, economico e sociale rispetto all’interno, nei confronti di qualsiasi governo o partito al potere (3)». Anzi è proprio in quest’ultimo presupposto che riposerebbe il carattere permanete ed incondizionato del diritto all’autodeterminazione (4).

Concludendo: Pierre-Joseph Proudhon in «La Capacità Politica Delle Classi Operaie» (pubblicato dopo la sua morte dal suo amico Gustave Chaudey) sosteneva: «Occorre dunque rivelare al mondo con esperienze autentiche, il pensiero vero del popolo moderno e legittimare le sue aspirazioni riformatrici ed il suo diritto alla SOVRANITÀ.» Auspichiamo, dunque, un lavoro che materializzi le nuove istituzioni attraverso le quali la predetta sovranità sia effettivamente esercitata.

(Fine)

(QUI PARTE 1)

(QUI PARTE 2)

* * *

NOTE:

(1) UNESCO, Seminario di esperti, “Diritti dei popoli” in Pace, diritti dell’uomo, diritti dei popoli, anno IV°, N°. l, 1990.

(2) Gli 11 princìpi della propaganda stilati da  Joseph Paul Goebbels. Vi invitiamo a confrontarli con la propaganda attuale che appare sui media d’informazione del regime partitocratico. Si tratta, in ogni caso, di materiale obsoleto e chi lo usa non si dimostra molto aggiornato in materia.
1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.

  1. Principio del metodo del contagio.
    Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
  2. Principio della trasposizione.
    Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
  3. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
    Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
  4. Principio della volgarizzazione.
    Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
  5. Principio di orchestrazione.
    La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
  6. Principio del continuo rinnovamento.
    Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
  7. Principio della verosimiglianza.
    Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.
  8. Principio del silenziamento.
    Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.

Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

(3) ARANGIO RUIZ G., “Autodeterminazione (diritto dei popoli alla)” in Enciclopedia Giuridica Treccani, 1988, vol. IV. L’autore critica la nozione di autodecisione, intesa sic et simpliciter come mera condanna del colonialismo, accezione che smentirebbe la portata universale dello stesso principio in questione, confermata dalle citate risoluzioni dell’Assemblea Generale ONU.

(4) L’Atto Finale della CSCE riconosce ai popoli il diritto di modificare pacificamente il loro governo senza esserne ostacolati. Recita, infatti il paragrafo VIII, rubricato col titolo “Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli” che “Gli Stati partecipanti rispettano l’eguaglianza dei diritti dei popoli e il loro diritto all’autodeterminazione, operando in ogni momento in conformità ai fini e ai principi dello Statuto delle Nozioni Unite e alle norme pertinenti del diritto internazionale, comprese quelle relative all’integrità territoriale degli Stati. In virtù dei principi dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli, tutti i popoli hanno sempre il diritto, in piena libertà, di stabilire quando e come desiderano il loro regime politico interno ed esterno, senza ingerenza esterna, e di perseguire come desiderano il loro sviluppo politico, economico, sociale e culturale. Gli Stati partecipanti riaffermano l’importanza universale del rispetto e dell’esercizio effettivo da parte dei popoli dei diritti eguali e dell’autodeterminazione per lo sviluppo di relazioni amichevoli fra loro come fra tutti gli Stati; essi ricordano anche l’importanza dell’eliminazione di qualsiasi forma di violazione di questo principio”.

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