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Indipendenza, i sardi guardano alla scozia. in sicilia pensano a malta

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manifestazione-sicilianazionedi MARIETTO CERNEAZ

Sull’onda del fermento indipendentista che attraversa l’Europa, anche nella penisola italiana si avvertono delle conseguenze. Tramontato, per volere stesso della Lega Nord, il progetto “Padania”, si sono aperti altri fronti, il più importante dei quali è il Veneto, che andrà alle elezioni il prossimo 31 maggio.

Lungo lo stivale, però, cominciano a riprendere corpo anche quelle fiammelle indipendentiste che hanno sì una certa tradizione alle spalle, ma ben pochi risultati politici concreti, almeno nel recente passato. Stiamo parlando di Sicilia e Sardegna.

Lo scorso 15 maggio si è celebrato il 69° anniversario dello Statuto speciale siciliano con una festa istituzionale passata praticamente inosservata, con il governatore Crocetta alla sua testa. Al contempo, però, al Teatro “Al Massimo c’è stata la fondazione del nuovo Movimento Indipendentista Sicilia Nazione, promosso tra gli altri dall’ex Assessore dei Governi Lombardo, Gaetano Armao. I 500 simpatizzanti del Movimento provenienti da tutta la Sicilia, si sono radunati per una marcia dai Quattro Canti fino al teatro a teatro stesso dove si è svolta una Convention. E cosa è emerso da quella riunione? 

La sintesi, potrebbe essere quella profferita dalle parole del professor Massimo Costa, il quale per rispondere alla domanda; “Quale deve essere il rapporto della Sicilia con lo Stato italiano?”, ha detto: “Al primo che sento dire le parole, Regione e Autonomia metto mano alla pistola. Voglio parlare di Indipendenza e di Nazione”. Fallita l’autonomia, insomma, la risposta starebbe o “in un nuovo patto Federativo con lo Stato italiano che la storia ha dimostrato finora impossibile da attuare o nell’Indipendenza del nuovo Stato della Sicilia, nel nome della sua insularità come è Malta, come è l’Irlanda, come è Cipro e del suo rapporto diretto con l’Europa”. In pratica, una rottura del patto Costituzionale Repubblicano fondato nel 1947.

IRSPoi, c’è l’altra isola, la Sardegna. Qui, l’iRS (indipendentzia Repubrica de Sardigna) ha organizzato un convegno per celebrare i dieci anni dalla nascita, ma anche  per carpire il segreto di tanto successo in Scozia, Catalogna, Corsica. Così, sabato 16 maggio scorso, la Sala Angioy della Provincia di Sassari ha ospitato un convegno sul tema “Indipendentismo e sinistra in un mondo globalizzato”. Ospiti di nazioni senza stato lo scozzese Lloyd Quinan, ex deputato dello Scottish National Party; Jaume Flores, membro del’associazione Catalunya-Sicilia e del consiglio nazionale di Esquerra Repubblicana de Catalunya (Erc, la sinistra repubblicana); Conxita Bosch, dell’esecutivo nazionale di Solidaritat Catalana per la Indipendencia e responsabile relazioni internazionali; Jean Guy Talamoni, portavoce del gruppo parlamentare Corsica Libera; Georgio Davos, giornalista e rappresentante di Syriza; Josè Raùl Garcia Linera, analista politico della Bolivia e membro del Partito per il Socialismo; Jiordi Mirò, presidente di Estat Catalana e presidente della Federaciò d’Entitats de la Mediterrànìa. A fare gli onori di casa il politologo orunese Carlo Pala; Marta Spada dell’esecutivo nazionale di iRs e Gavino Sale, consigliere regionale, presidente e fondatore di Indipendentzia Repubbrica de Sardigna.

I più ascoltati, sono stati il rappresentante dello Scottish National Party e i rappresentanti catalani. Lloyd Quinan, sulla scorta del grande successo elettorale di una settimana fa, ha detto: “Il nostro è un successo che parte dal referendum sull’indipendenza, quando la maggioranza degli scozzesi ha detto di no. Gli altri partiti avevano fatto tante promesse, non ne hanno mantenuto nessuna e gli elettori li hanno puniti”. 

Il referendum per l’indipendenza, ovvero la chiave di volta di una strategia politica indipendentista, che s’è dimostrata vincente nelle Highlands, dove torneranno a votarlo, stando a quanto affermato dalla Sturgeon.  In Veneto esiste una legge, la n. 16, che ne prevede l’istituzione, ma l’Italia sicuramente lo casserà. Saranno capaci sardi e siciliani di puntare tanto in alto?

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