Ricordate la vicenda del conto corrente per il referendum sull’indipendenza veneta, finito nell’occhio de ciclone perché, praticamente, controllato dallo Stato italiano? (Qui ne abbiamo parlato). Riassumendo: Zaia – con un tweet, il 30 settembre scorso – ha annunciato la creazione di un conto corrente, che però faceva riferimento alle casse regionali che – puntualmente – vengono svuotate dallo Stato italiano. Da qui, le perplessità di Roberto Agirmo (Noi veneto Indipendente), che ha avvertito: “attenzione, dei soldi che verranno versati non v’è certezza se l’amministrazione italiana ne può disporre”.
Ieri sera, dopo qualche giorno passato a cercare chiarimenti, s’è riunito in gran segreto il “Comitato per la raccolta fondi” per l’attuazione della legge n. 16 (quella che ha approvato il referendum). Come è andata? Per certi versi abbastanza bene, nel senso che è stato deciso di aprire un nuovo conto corrente (che garantisca anche l’eventuale devoluzione dei denari in caso di mancato svolgimento del referendum), che nulla avrà a che vedere con la “Tesoreria della Regione”, è che raccoglierà i fondi (si parla di 14 milioni di euro) sia per la realizzazione della consultazione, che per la propaganda necessaria (sembra verrà accantonato un 10% del totale per la bisogna). In pratica, su indicazione di Ciambetti e l’appoggio degli altri presenti, la macchina si è rimessa in moto, nonostante Alessio Morosin abbia voltato le spalle al Comitato, uscendo in anticipo dalla riunione e decretando la sua esclusione dal Comitato stesso. Il motivo? Pare non abbia gradito l’idea di aprire un nuovo conto corrente. Oltre a Morosin, ha lasciato Palazzo Balbi anche Valdegamberi.
In sintesi che accadrà ora? Intanto, chi ha interesse a veder messo in pratica il referendum per l’indipendenza del Veneto ha scelto di continuare a lavorare. Nel giro di qualche giorno, l’assessore lighista Roberto Ciambetti si adopererà per far pervenire ai membri del Comitato un capitolato di spese relativo ai 14 milioni preventivati. A tal proposito, nulla esclude che l’opera di volontariato (visti i costi delle risorse umane) sia ben accetta (tra l’altro pare che c’è già una tipografia che si è offerta per coprite il costo della stampa delle schede elettorali). Anche gli enti locali (Comuni) verranno interessati a tal proposito, al fine di capire quali strutture potranno essere utilizzate (se messe a disposizione) per lo svolgimento del referendum.
La macchina organizzatrice non ha fatto in tempo ad incepparsi che è subito ripartita. Dare la possibilità ai veneti di decidere del proprio futuro continua ad essere una priorità di chi ha a cuore le sorti della “Serenissima”.
possibile che ci si divida anche sul conto corrente?????