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Indipendenza: mas sotto accusa e i catalani si autodenunciano. noi padani lo faremmo mai?

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di GIANLUCA MARCHI

Venezia, 9/05/1997. I "Serenissimi" assaltano il campanile di San Marco. ©Andrea Pattaro/VisionIo non so prevedere se, come e quando la Catalogna raggiungerà la propria indipendenza dalla Spagna oppure se nel medio-breve periodo i catalani si “accontenteranno” (molto fra virgolette, perché vorremmo essere noi padani prossimi a un tale grado di appagamento) di un’autonomia sempre più spinta, soprattutto sul fronte fiscale, che Madrid sarà costretta a concedere loro nel tentativo di scongiurare la separazione. Persino il Re Felipe, nel discorso dell’altra sera alla nazione, ha auspicato un rapido incontro fra Catalogna e Spagna, rendendosi conto che l’immobilismo del premier Mariano Rajoy è destinato solo a produrre il peggio. La partita resta comunque complessa e si gioca in parte anche all’interno dello schieramento indipendentista catalano, dove esistono differenze e un elevato grado di competizione fra Artur Mas e il suo partito, CiU, da una parte e Oriol Junqueras con Erc dall’altra.

Ma qui vorrei soffermarmi su un altro aspetto, che sta tutto nella notizia pubblicata ieri qui sul MiglioVerde: messi davanti alla decisione della magistratura spagnola – fortemente spinta dal governo di Madrid – di accusare formalmente Mas di disobbedienza alla Costituzione per aver organizzato e gestito la consultazione alternativa del 9 novembre scorso, centinaia di cittadini catalani il giorno dell’Antivigilia si sono messi in coda davanti alla Suprema Corte di Barcellona per autodenunciarsi dello stesso reato avendo partecipato a quella votazione. Chapeau!

Vedete, cari lettori, non servono tante parole al riguardo: l’indomito popolo catalano, fiero di essere quello che è, cioè un qualcosa di profondamente diverso dalla Spagna, non lascia soli i propri leader politici, che si battano per dare realizzazione a un sogno. Non sono di quelli che reagiscono all’italiana, tipo: vai avanti tu che a me viene da ridere!

E allora si impone una domanda: noi padani, in particolare noi indipendentisti padani (pochi o tanti che si sia rimasti) saremmo mai disposti a comportarci nello stesso modo o ci “tremerebbe la coda” (espressione molto nostra) al primo stormir di magistratura, fino al punto di rinnegare qualsiasi convinzione e appartenenza politica di tale natura? Va detto che occasioni di dare vere prove di carattere o meno non ce ne sono state molte in questi venticinque anni di vicende politiche che, inevitabilmente, sono coincise con la storia della Lega Nord. A mio parere il punto più elevato di “potenziale rivoluzione” da parte della nostra gente lo si toccò nel 1997 prima con l’ascesa dei Serenissimi al campanile di San Marco e un paio di mesi dopo con la manifestazione di solidarietà a Modena dove erano stati incarcerati. Peccato che in quei momenti fu soprattutto il leader politico di allora a scegliere la strada della frenata totale e la gente finì, magari spaesata e sconcertata, per accodarsi avendo cieca fiducia in quell’uomo.

Da allora è stato solo un lento e triste declino dello spirito indipendentista dei padani, che si è accompagnato al declino del partito e dell’uomo che quello spirito avevano alimentato.

 

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