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Indipendenza, referendum e soglia del 50%: si vieti il voto ai foresti

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di GILBERTO ONETO In Catalogna gli indipendentisti hanno preso la maggioranza in Parlamento. Tutta la stampa centralista ha sottolineato con soddisfazione lo scampato pericolo della mancata maggioranza assoluta di indipendentisti fra gli elettori: solo il 47,9%! Sappiamo che è una balla e che in realtà sono attorno al 55% ma questo è quel che è passato e nel paese di Pulcinella ogni menzogna reiterata diventa verità. Al di là dei dettagli aritmetici si conferma però la difficoltà degli indipendentismi di superare la boa del 50%. C’è una sorta di maledizione del 49% che ha colpito il Quebec (49,6%, 45.000 voti “mancanti”) e la Scozia (45,7%) che ha bisogno di essere indagata. Perché metà della popolazione è contraria a una opzione che è evidentemente benefica, che porterebbe benefici politici ed economici all’intera comunità? Sono ciechi, male informati o maliziosi? No, sono conniventi o ricattati. Sono la enorme massa di manovra elettorale che ogni potere
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5 COMMENTS

  1. Sono d’accordo sull’analisi ma non sulla parte del “sogno” dove si elencano i requisiti richiesti per gli “italiani davvero integrati” e cioè: “fedina penale immacolata, dichiarazione dei redditi a posto”.
    La fedina penale può essere sporcata dallo Stato centralista anche per reati che hanno proprio a che fare con la secessione o la presunta istigazione all’odio razziale.
    Avere la “dichiarazione dei redditi a posto” vuol dire ubbidienza e sudditanza allo Stato attuale. Da libertario quale sono, non vorrei che l’indipendenza mi portasse a pagare sempre e comunque le tasse ad un’entità dispotica, anche se locale.
    Meglio libere associazioni tra liberi cittadini.
    Tempo fa (e forse tuttora), durante la pubblicità presso una Tv locale c’erano due tizi che per invitare la gente a comprare nel loro negozio ripetevano sorridendo: “Non fatevi inchiappettare dagli altri…, venite a farvi inchiappettare da noi!”.
    Ecco, io non vorrei che, ottenuta l’indipendenza, si cambiasse solo… l’inchiappettatore.

  2. Nessuna maledizione. Se non sanno spiegare i vantaggi andando oltre la solita retorica a volte vagamente populista è perché forse non si ha consapevolezza che esistano.
    Il vantaggi ci sono e sono tali per tutti: residenti e parvenue.
    Cadere corti di teoria costa e frustra ogni sforzo di comunicazione sia nel contenuto sia nel raggiungere i destinatari.
    Non è il fato o la sfortuna e nemmeno la pulciosa difesa centralista.
    Chi sa di non sapere, fa cose sempre più sagge e supera gli ostacoli che vivono nella mente più che nelle forze della natura umana.
    Non è una critica è una banale osservazione valida sia per i catalani che già sono in mezzo al guado rischiando di annegare nei gorghi ed ancor di più al frammentato ed inconcludente nostranismo indipendente fatto di sguardi e parole. Un umore senza prospettiva che trovi o scopra per quale ragione debba mettere per primo e da solo il piede nell’umido se la gente non corrisponde nell’ardimento.
    Se non si ritiene di poter andare in battaglia almeno si fondino scuole di scherma o università che nel tempo consentano di integrare i ranghi. Il tempo passa comunque. Come spenderlo verso una meta è sempre questione di scelta. Il processo è complesso ed un politico (che è colui che opera nel mercato del consenso) non può per sua natura spiegare cose complicate.

    Distinguere per legge chi può o non può votare è un mezzo politico che rende diversi i soggetti davanti alla Legge. (Birindelli docet) Una inutile tavanata galattica, nel mio umile, ristretto e forse fallato modo di pensare.

  3. Analisi corretta per la Catalogna. Dubito, però, che lo sia per la Scozia. Le Highlands mi mettono i brividi ma ciò non mi impedisce di notare che in Scozia, purtroppo, esistono più pelandroni mantenuti che in Inghilterra. Non che non ne esistano in Inghilterra, beninteso, ma mi spiace dire che la Scozia indipendente incrementerebbe il numero di pelandroni statali.

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