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Indipendenza del veneto, per il corriere non frega a nessuno

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referendum veneto schedadi REDAZIONE

Dunque il governo Renzi, su proposta del ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, ha deciso di impugnare le leggi regionali del Veneto che promuovono referendum per chiedere l’indipendenza della regione. Roma si opporrà in punto di diritto alle due normative del 19 giugno 2014: la numero 15, «Referendum consultivo sull’autonomia del Veneto» e la numero 16, «Indizione del referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto». Al di là dei tecnicismi figli del diritto costituzionale, oltre le analisi su questo giornale (brillanti ed esaustive) di un tecnico come Mario Bertolissi, il terreno riforme (e autonomie) si conferma un boomerang per la Regione Veneto e per la Lega. Soprattutto al tempo di Renzi. Il ddl Boschi infatti è stato approvato in prima lettura al Senato con 183 voti a favore e 4 astenuti. Ora il provvedimento, che reca «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione», passa per la seconda lettura.

Per l’approvazione definitiva, ne occorreranno almeno quattro, tra Camera e Senato, come avviene per i ddl di rango costituzionale. Dopo anni di sterili dibattiti, si entra finalmente nel vivo delle riforme. Già sotto questo aspetto, la scelta autonomista della Regione Veneta, appare stonata. Da non sottovalutare neanche il capitolo costi del Referendum consultivo, in una fase di stretta nazionale e davanti all’esempio di austerity del Governo. Ancora. La sensazione è quella del contrasto, netto e aspro, fra grandi riforme e piccole patrie. Aggrapparsi a un autonomismo più ideologico che pragmatico, in un momento di grande slancio nazionale ed europeo per superare la crisi, è una scelta che non convince. Non è una sensazione, sono fatti. Che per i veneti parlano chiaro. Dal sistema imprenditoriale alla rete delle comunità, è un coro: attualmente, l’indipendenza del Veneto è l’ultimo dei problemi. Emblematico il risultato della ricerca firmata Fondazione Nordest su «Imprenditori veneti e indipendentismo ».

Sono altre le priorità. Nessun passo indietro sull’euro, l’Italia deve mantenere la propria posizione nell’Eurozona per 9 imprenditori veneti su 10. Di più. L’indipendenza da Roma è più una scelta federalista di autonomia che un desiderio di secessione. Sono fisco, burocrazia e infrastrutture, molto più dell’immigrazione, le vere emergenze. La moneta ad esempio, è uno di quei temi forti, che non lascia indifferente il sistema Veneto. Sì all’euro, senza se e senza ma. È un sì incondizionato alla moneta unica, il dato più evidente che emerge dalla ricerca della Fondazione Nordest. Alla domanda su quanto sia convincente la proposta di uscita dall’euro (rilanciata dalla Lega), il 66,7 per cento degli imprenditori risponde «per nulla» e il 25,3 per cento «poco»: il 92 per cento degli intervistati, insomma, ritiene il progetto euro ancora vivo e vegeto. Altro che indipendenza, insomma. Modificare l’architrave istituzionale di una Regione per una sete di indipendenza, seppure storicamente sentita, davanti a riforme vere e non più annunciate del Senato, è una forzatura. Che non fa certo bene sia al Veneto che all’Italia.

FONTE ORIGINALE CORRIERE DEL VENETO

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5 COMMENTS

  1. L’unica volta che Il Corriere ha tentato di avvicinarsi alla cronaca ha scritto che il 99% degli indipendentisti era favorevole all’indipendenza…(secondo loro ci sono centinaia di indipendentisti contrari) questo la dice lunga sulla “interpretazione” dei dati e nonostate ciò oltre il 50% dei sinistroidi era comunque a favore del referendum per l’indipendenza!!!

  2. Non lo leggo mai perche’ fa solo propaganda.
    Ma la stampa trikolorita e’ tutta impegnata a fare itagliani.
    E, un tempo si pagava, anche con la vita, per non farsi invadere. Oggi si paga, anche caro, per farci invadere.

    Lo scrivono mai che stiamo per soccombere per mano dei nostri traditori??

    Scrivono mai che l’invasione che stiamo subendo una vera e propria INVASIONE sia umana che culturale??

    No, anzi, dicono il contrario… cioe’ che bisogna accoglierli.

    Speriamo che si fermi EBORA… perche’ se diventa motivo di preoccupazione popolare, i primi a saltare sono proprio chi ci ha tradito e con la stampa e con la cultura.

    Insomma non siamo piu’ “cavalieri” (bachi da seta) che mangiamo in eterno la foglia.

    Viva l’ordine… e il DISORDINE.

    Non aggiungo altro per non uscire dai binari.

    • quando mai il Corriere del Veneto è stato interprete della realtà del Veneto… un giornale che galleggia grazie al soldo dello stato Italia deve far finta di credere a quello che dice e cercar di sostenere chi lo foraggia…e gl’industriali a cui fa riferimento, qui nel Veneto, fanno solo finta di rimanerci e tenersi buono il governo romano fin che c’è…già tanto i loro principali interessi li hanno già spostati altrove… per sopravvivere naturalmente e sfruttare ancora per un po’ il marchio dell’inventiva italiana… finchè non potranno dirsi orgogliosamente made in Veneto, che richiama dappertutto Venezia, quella di un tempo naturalmente, non quella politica che è affare italiano e lo conosciamo solo in casa, un Veneto che rieccheggia, oltre che serietà e capacità dei suoi abitanti, le eccellenze nelle arti e nella natura della nostra terra…

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