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Inflazione al 100% in venezuela. e la benzina aumenta dell’80.000%

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BENZINAdi MARIETTO CERNEAZ

E’ difficile seguire gli aggiornamenti sullo stato dell’arte del Venezuela, ultima frontiera del socialismo demo-dittatoriale, paese allo sbando, dove ormai è consolidata la scarsità di beni di prima necessità, dove un i-phone 6 costa 48.000 dollari, dove un pick-up americano da 35.000 dollari viene venduto a più del triplo, dove anche la benzina (sussidiata da sempre) ha cominciato a subire i primi ritocchi, arrivando ad 83 bolivares al litro, con un aumento pari all’80.000%. 

A certificare la situazione disperata, in cui la corruzione non ha eguali, ci sono anche i dati istituzionali del Fondo Monetario Internazionale, che afferma: il Venezuela chiuderà l’anno con una inflazione superiore al 100 per cento. Mica è tutto. L’economia fondata sull’oro nero (ormai lontano dai 100 e passa dollari al barile) vedrà il suo Prodotto Interno Lordo ridotto del 7 per cento. Il Venezuela e il Brasile (-1,5%) saranno le uniche economie latinoamericane a chiudere il 2015 in recessione.

Distrutto il sistema produttivo privato da Hugo Chavez nel primo decennio del Duemila, anni di politiche macroeconomiche insostenibili (oggi continuate da Nicolas Maduro) hanno moltiplicato gli effetti della recessione. Non ci sono segnali che indichino una svolta economica, anzi. “Le prospettive future sono molto complesse”, afferma il FMI, ma in realtà il Venezuela è un paese fallito, con una moneta che vale meno di quel che costa stamparla, con il potere d’acquisto della banconota più grossa ridotto ad un caffè. Senza contare che i dollari non sono reperibili – il regime ha imposto il controllo – ed il cambio non ufficiale, il mercato nero insomma, chiede 630 bolivares per un dollaro (Una settimana fa era 600). 

Dall’inizio del 2015, la Banca Centrale del Venezuela (istituzione nelle mani del governo ovviamente) non rende note le statistiche ufficiali sul costo della vita, nel tentativo di mascherare ciò che è impossibile invece nascondere. Tra l’altro, il governa continua a colpire pesantemente l’opposizione, mettendo, o tenendo in galera, i dissidenti, vietando ad altri di potersi candidare e confiscando proprietà a chi non osa inchinarsi a Maduro ed al suo regime, come è accaduto al poeta Gustavo Tovar Arroyo. Le denunce presentate alla Commissione Internazionale dei Diritti Umani si sprecano. 

Il paradiso latino-socialista-bolivariano assomiglia sempre più ad un inferno… come insegna la storia.

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