di MATTEO CORSINI
Nel decantare i benefici del lancio del fondo di fondi che dovrebbe presto essere lanciato con un ruolo centrale da parte di Cassa Depositi e Prestiti, il deputato leghista Giulio Centemero ricorda che l’iniziativa parte dalla constatazione che “solo una minima parte del risparmio italiano viene canalizzata nell’economia reale domestica”.
Per di più il mercato azionario “si sta rivelando sempre più illiquido: le nuove quotazioni fanno fatica, mentre il trend del delisting si mantiene robusto. Se si aggiunge un interesse estemporaneo degli investitori istituzionali risulta evidente come il Fondo di fondi rappresenti una «scossa» necessaria”.
Se lo dice lui che si tratta di una scossa necessaria… Oltre alla riforma del TUF, il lancio del fondo di fondi porterà “la presenza di un investitore paziente, senza vincoli giornalieri di liquidità e liquidabilità”.
A tale scopo “il «Patrimonio Rilancio» potrà sottoscrivere fino al 49% di azioni di fondi pari passu con gli investitori privati. In questo modo gli investitori potranno ottimizzare i propri portafogli, allocando risorse in fondi di public equities con condizioni chiare e definite. I gestori, invece, non avendo vincoli di liquidità giornaliera, potranno implementare allocazioni di portafoglio che consentano di investire con un’ottica di medio-lungo periodo. Il circuito virtuoso raggiungerà anche le aziende quotate, che godranno di maggiore liquidità, oltre al fatto che potranno contare su investitori di medio-lungo periodo e, auspicabilmente, godere di maggiore visibilità presso gli investitori esteri”.
Resta sempre una domanda: se è vero che ci sono tutte queste opportunità nascoste, perché non sono colte spontaneamente da investitori privati, senza la compartecipazione di un “investitore paziente” che, in ultima analisi, pesca dalle tasche dei pagatori tasse quando le cose vanno male?
Che siano tutti così ottusi? A ognuno la risposta che preferisce.