di GIANFABIO CANTOBELLI
L’imbecillità di cui è lastricata la strada verso l’autodistruzione di un consesso civile molto spesso s’ammanta delle vesti suggestive dell’ideale e spande intorno a sé l’aura decettiva di un umanesimo onirico, sconsiderato e, quel che è peggio, fatalmente dannoso proprio verso chi ne è il destinatario.
La pretesa ideologica di voler imporre, mercè l’apertura incondizionata delle frontiere, un’integrazione coatta con culture e popoli diversissimi dal nostro genera intolleranza e conflitto, aggiunge povertà alla povertà, disagio al disagio, impone onerosissimi costi sociali e mette in pericolo la concreta possibilità di una proficua e pacifica convivenza tra indigeni ed allogeni nel quadro di regole certe, accettate e condivise. In tale contesto, anche la semplice possibilità di un dibattito serio e spassionato sulla cosiddetta “società multiculturale” viene negata in nome di un perniciosissimo cretinismo politica
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