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Inventano il diritto ad abitare, calpestano il diritto di proprietà

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di MATTEO CORSINI

Che il diritto di proprietà non se la passi troppo bene in Italia non è una novità (vedi anche qui). Fatta qualche rara eccezione, si va da posizioni che giustificano una sua compressione purché avvenga mediante una legge, alla giustificazione della sua violazione in nome di diritti inventati.

Per esempio il diritto all’abitazione, molto caro alla parte più estrema della sinistra, ma nei fatti anche dalla parte estrema della destra. Non si spiegherebbero, altrimenti, le occupazioni abusive a opera di individui o gruppi di entrambe le “estreme”.

Non mi stupisce che la neo eurodeputata Ilaria Salis abbia rivendicato le occupazioni abusive che ha messo in pratica negli anni scorsi, arrivando pure a lamentarsi perché vivere in una casa occupata “è logorante, ti fa vivere quotidianamente nella paura che ti vengano a svegliare e ti buttino fuori di casa, o di ritrovare le tue cose sul marciapiede quando torni dal lavoro, sempre che le ritrovi”. In effetti deve essere logorante che, a fronte dell’occupazione abusiva, alla mattina non ti sveglino portandoti la colazione in camera. Per non parlare dei “sanitari rotti e i buchi nelle pareti”, che peraltro suppongo non siano opera dei legittimi proprietari.

Neppure mi stupisce la solidarietà espressa da Nicola Fratoianni, secondo il quale la rivendicazione del “diritto all’abitare” deve essere “superiore anche rispetto alla speculazione”. Già, perché se un immobile non è abitato deve per forza essere per via della speculazione. Posto che speculare non è un reato, un proprietario dovrà pur essere libero di disporre come preferisce di un immobile, se non lede un diritto altrui. Tra i quali non vi è (non dovrebbe esserci) quello a occuparlo.

Qualcuno ha ricordato che qualche anno fa lo stesso Fratoianni denunciava l’occupazione di un immobile a Roma da parte di Casa Pound. Non mi stupisce neppure questo. In generale lo Stato non solo non è efficace nella tutela della proprietà privata, ma neppure in quella delle case popolari, che pure sono di proprietà di enti pubblici.

In parte ciò è dovuto alla diffusa sciatteria gestionale nella pubblica amministrazione. In parte, però, chedo che sia dovuto alla scarsa rilevanza che ha il diritto di proprietà in Italia. Ahimè.

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