Che i parlamentari italiani siano abituati a dare i numeri quando parlano di questioni economiche non dovrebbe essere una novità per nessuno, ma a volte mi pare evidente che si facciano prendere un po’ troppo la mano. Per esempio, prendiamo le seguenti affermazioni di Roberto Speranza, che dovrebbe rappresentare la “speranza” dei fuoriusciti a sinistra del PD: “Guardo prima di tutto a quello accaduto finora. Ad esempio alla scelta di non puntare sugli investimenti, che in questi anni ci avrebbero consentito di raddoppiare il Pil. Penso alle infrastrutture, a un grande piano edilizio, alla sanità e alla rivoluzione verde. E poi dovremmo tornare alla “clausola Ciampi”: il 45% degli investimenti si facciano al Sud. Senza dimenticare l’equità: non possiamo essere quelli che tolgono la tassa sulla casa anche ai miliardari, per capirci”.
Dichiarare che gli investimenti avrebbero consentito di raddoppiare il Pil è possibile solo se non si ha esatta idea di che cosa si sta parlando, oppure si è in malafede. Può darsi che Speranza intendesse sostenere che gli investimenti avrebbero fatto raddoppiare il tasso annuo di crescita del Pil; concetto tutto da dimostrare (e non mi interessa discuterne ora), ma ben diverso dal raddoppio del Pil. Potrebbe sembrare un peccato veniale, ma credo indichi in modo chiaro la padronanza meno che approssimativa che molti di coloro che chiedono di essere eletti a governare tutti gli altri hanno con le tematiche economiche.
Ovviamente non poteva poi mancare il richiamo a puntare sul Sud (in via di rilancio tramite spesa pubblica da un secolo e mezzo) e a tassare i miliardari, “per capirci”. Se questa deve essere la “speranza”…
Caro Matteo Corsini
Forse Speranza (che è l’ultima a morire)
ha ragione quando dice che si potrebbe raddoppiare il PIL con gli investimenti al sud
visto che nel PIL è stato introdotto anche il reddito “astratto/fantomatico” prodotto dalle varie mafie
e altre attività illegali che sono nate e prosperano in questa ferale penisola italica.