di LEONARDO CANNAVÒ
Sugli economisti ho perso le speranze. Ne capivano gli economisti dell’innovazione, ma sono praticamente scomparsi, anche perché il loro settore accademico non è SECS-P/01 (Economia politica), che è di arrivo e di massimo prestigio, ma SECS-P/06 (Economia applicata), considerato minore e se capita di fuga .
Ma un tecnico (basterebbe un perito industriale!) non può non cogliere le vagonate di sciocchezze in merito all’elettrificazione obbligatoria della trazione pubblica e privata.
Si faranno navi elettriche (e sì, visto che non meno dei 2/3 delle polveri sottili prodotte viene dalle navi porta container)? E aerei elettrici? E camion elettrici, che mentre si riforniscono fanno squagliare i surgelati? Non è una guerra di religione, ma di FATTIBILITA’, VANTAGGIO TECNICO, ANALISI COSTI/BENEFICI, che sono connaturati alla preparazione tecnica di un qualsiasi ingegnere, non solo meccanico.
Insistere su questa scelta demenziale e dannosa – non solo per l’economia e la società, ma anche per l’ambiente: la produzione di qualsiasi energia inquina, è solo una questione di spazio e tempo; ma “quando arriva arriva” – è un diktat da rifiutare senza se e senza ma. Con qualche contenuta e limitata eccezione: microcar elettriche e microtruck elettrici per i centri cittadini.
E’ chiaro che chi di fisica, chimica, energia, ambiente, innovazione e motori sa poco e nulla è facilmente ingannabile e manovrabile. Ben lo sanno i media – che erano e restano di regime – ove si invitano non tecnici ed esperti di innovazione, ma giornalisti schierati a prescindere.
La finalità reale è l’accentramento del potere, la limitazione della libertà e mobilità individuale, l’appiattimento degli stili di vita e di consumo, a tutto vantaggio del blocco cinese (che diverrà, grazie ai guerrafondai, russo-cinese) e la definitiva distruzione post-coloniale dell’Africa. Poi, con calma, qualche ingegnere dei VV.FF. spiegherà cosa succede quando (alquanto spesso) un’auto elettrica prende fuoco. Grazie per l’attenzione.