di GILBERTO ONETO
Giusto venti anni fa, nel 1994, un piccolo-grandissimo editore come Scheiwiller pubblicava un breve saggio di Sergio Romano con un titolo piuttosto significativo “Finis Italiae. Declino e morte dell’ideologia risorgimentale”. Totalmente (allora) libero dalla preoccupazione di restare nei limiti del “politicamente corretto”, Romano esaminava con grande lucidità i meccanismi utilizzati dal “partito risorgimentale” per “fare gli italiani” dopo aver fatto – nel modo brutale che tutti conoscono – lo Stato italiano. Diceva che fino alla metà del Novecento avevano operato due correnti principali. La prima, più pacifica, sosteneva che: «Occorre unificare il territorio e le istituzioni, promuovere l’educazione dei cittadini, creare fra essi i vincoli della convivenza economica e della comunità culturale». Era il sodalizio della scuola dell’obbligo, dell’insegnamento di massa della lingua italiana, delle grandi operazioni che hanno por
Condivido, ma vorrei aggiungere qualcosa. Sergio Romano ha detto cose sensate ,ma si illude se pensava di annacquare l’Italia disunita nell”Europa; non é l’Europa giustamente il rimedio, anche se dobbiamo pensata ad una Europa diversa da quella di Bruxelles. Quelli hanno in mente l’ex Unione Sovietica, non una libera unione di popoli. Purtroppo abbiamo lasciato passare il 2011(il centocinquantenario) durante il quale siamo stati inondati e sommersi da tanta retorica, che ha celebrato la nostra massima disgrazia: l’unità d’Italia.