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Italia, lo stato che difende i privilegi chiamandoli “diritti acquisiti”

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italia affondadi CLAUDIO MARTINOTTI DORIA

In questi ultimi tempi la classe politica ed il suo entourage sembra essersi finalmente accorta dei danni prodotti dall’iniqua riforma Fornero e delle difficoltà in cui versano milioni di famiglie italiane soprattutto con ultra55enni rimasti senza lavoro e senza pensione, un particolare trascurato dalla Sora Fornero, o quantomeno irresponsabilmente sottovalutato nelle sue ripercussioni.

Nel chiacchiericcio e nel cazzeggio che ne è conseguito in queste settimane, si può enucleare uno dei principali problemi sociali ed economici di questo paese: i cosiddetti “diritti acquisiti” che in realtà andrebbe tradotto in “privilegi acquisiti”, che sembrerebbero intoccabili, inviolabili, immodificabili, anche di fronte a mutamenti gravissimi di situazione ed una maggiormente acquisita consapevolezza sociale delle sperequazioni del passato, cui si dovrebbe porre almeno parziale rimedio.

Nello specifico contesto i privilegi acquisiti si riferiscono ovviamente alle pensioni privilegiate di coloro che sono andati in pensione col metodo retributivo (coi soliti trucchi che tutti conosciamo e non sto a ripeterli, per cui molti hanno ricevuto erogazioni anche superiori all’80% delle ultime effettive retribuzione) ma soprattutto di coloro che sono andati in pensione sia prima del tempo anagrafico per particolari trattamenti politici di favore e sia con erogazioni di molto superiori alla media di quanto avrebbero avuto diritto, anche in questo caso per abusi, clientele, concessioni e compensazioni politiche arbitrarie.

Fare l’elenco delle decine di privilegi concessi dalla corruttela e clientelismo politico richiederebbe troppo tempo, cito solo la Legge Mosca degli anni 70 che ha sistemato varie decine di migliaia di sindacalisti e funzionari di partito e parassiti vari senza che avessero versato alcun contributo previdenziale, le Baby Pensioni che hanno consentito ad altre svariate decine di migliaia di dipendenti del settore pubblico di andare in pensione con meno si 40 anni di età e con soli 15,6 anni di attività se donne e 19,6 anni se uomini (in tal caso si è calcolato che nel corso della loro vita riceveranno una pensione pari a circa 6 volte i contributi versati, mentre in seguito alla riforma Fornero la proporzione si ribalterà, mediamente si riceverà una pensione pari a un sesto dei contributi versati, alla faccia della sperequazione).

Ma a cosa dobbiamo attribuire questi privilegi acquisiti e la loro strenua difesa? Si tratta solo di egoismo? Opportunismo? Ipocrisia? Ignavia? Cioè tutte quelle “qualità” umane e sociali di cui il nostro paese è particolarmente dotato? Un paese che occorre ripeterlo anche a rischio di ridondanza, è il più ignorante in assoluto tra tutti i paesi occidentali, con solo un quarto di popolazione che legge libri, un quarto li ha letti solo occasionalmente e la metà non li ha mai letti, mai preso un mano un libro fin dai tempi della scuola (analfabeti di ritorno). Ignoranza congeniale al potere politico e finanziario, che ha loro sostituito i libri con le tv demenziali e tg mainstream.

Personalmente propenderei ad attribuire la responsabilità di questi privilegi alle ingerenze della politica e quindi dello stato nell’economia, creando sacche di monopolio, oligopolio, corruttela, clientela, abuso, ecc.. Se un’attività può essere svolta dal mercato, inteso come libera partecipazione e concorrenza imprenditoriale con un sottofondo condiviso di pari opportunità, si tenderà naturalmente a migliorare prestazioni e servizi e ridurre i costi. Al contrario se interviene la politica avverrà esattamente il contrario, ad iniziare dalle assunzioni, per cui non sceglieranno i più competenti, ai prezzi che saranno imposti, agli stipendi e privilegi che saranno autoreferenziali, ecc.. Ed i costi non possono che lievitare e gli abusi prevalere.

Se anziché nel settore delle attività e dei servizi privati pensate al settore pubblico, ecco che quanto ho appena descritto trova la sua massima espressione, una vera e propria apoteosi dell’autoreferenzialità e dell’abuso. Potremo così trovare funzionari pubblici perlopiù di nomina politica che hanno ricevuto stipendi tra volte superiori a quello del presidente degli USA e sono andati in pensione con una pensione pari a 100 volte la minima (percepiscono cioè quanto 100 pensionati al minimo) e vi posso assicurare che non erano dei geni e non hanno svolto incarichi di particolare importanza, erano solo privilegiati con rendite da posizione parassitaria.

Potrei continuare per ore ma credo e spero di aver reso l’idea. Quindi quando sentite o leggete che stanno difendendo i diritti acquisiti ricordatevi che si stanno perlopiù riferendo ai privilegi di cui vi ho fatto cenno, privilegi frutto di concessioni politiche in particolari situazioni temporali e locali in cui si è abusato (come spesso accaduto, per non dire sempre) della disponibilità di risorse pubbliche, cioè di tutti noi. Semplificando: difendendo i privilegi acquisiti stanno contemporaneamente penalizzando i vostri diritti, che non sono per nulla acquisiti.

Non ho riscontrato lo stesso accanimento difensivo dei diritti acquisiti quando la Sora Fornero di punto in bianco ha spazzato via le regole previdenziali precedenti per imporne di nuove ed enormemente penalizzanti: come se ad una partita a carte il mazziere (lo stato) avesse il diritto esclusivo di barare e la facoltà di cambiare le carte in tavola a suo piacimento ma soprattutto cambiare le regole durante lo svolgimento del gioco. Secondo Voi nella realtà troverebbe ancora qualcuno disposto a giocare? Non ricordo che vi siano state voci altisonanti che difendessero i diritti acquisiti quando la Sora Fornero ne fece carta straccia.

Del resto non possiamo meravigliarci, da noi anche i decerebrati hanno appreso a mistificare, divenuta ormai l’arte popolare del falsare l’interpretazione della realtà per ottenere qualche interesse personale e giustificare quanto ingiustamente ricevuto, sottraendosi da qualsiasi senso di colpa ed attribuzione di responsabilità.

In uno stato come questo, che fa carta straccia dei diritti solo quando gli fa comodo e difende ad oltranza i privilegi acquisiti, come pensate possa sentirsi una persona onesta? Quali sentimenti si stanno alimentando continuando con questa pessima politica? Si favorisce la coesione sociale o la conflittualità? Si fornisce un futuro al paese?

Forse la risposta la si potrebbe trovare da notizie reperibili in rete ed apparentemente insignificanti o secondarie ma invece assai esplicative se le si interpreta con un minimo di intelligenza e lungimiranza. Ho letto ad esempio che in una cittadina inglese paragonabile ad un capoluogo di una piccola provincia italiana vi è un gruppo di un centinaio di giovani italiani che si sono insediati trovando lavoro. Capite? Un centinaio. Ecco quale sarà il futuro dell’Italia, rimarranno solo gli anziani e con una pensione da fame, esclusi i privilegiati, ovviamente.

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2 COMMENTS

  1. A questo riguardo la rabbia monta e non so dove sfocerà. Io da ormai un mese sto inviando un messaggio a quanti riesco a raggiungere con l’invito di rilanciarlo. Qui non riesco ad incollarlo, chi lo voglia ricevere me lo faccia sapere roberto.porcu@infinito.it

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