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Italia, un paese tutto debito e (sotto)sviluppo

Da leggere

di MATTEO CORSINI

Credo che questo disgraziato Paese chiamato Italia non possa avere prospettive concrete di riprendersi dalla via al sottosviluppo imboccata da ormai qualche decennio se non abbandonerà l’idea che tutto ciò che va male sia dovuto a colpe altrui. A volte anche inventando cose inesistenti.

Come fa, per esempio, Edoardo Narduzzi, il quale riprende il trito e ritrito argomento in base al quale in tedesco si utilizza la stessa parola (Schuld) per indicare sia il debito, sia la colpa.

  • “L’economia contemporanea, immateriale e creativa nel suo Dna, è quanto mai di più distante vi sia dall’ossessione dei tedeschi per tutto ciò che è sviluppato a debito… E il debito non è solo Schuld, cioè colpa come pensano i tedeschi, perché sa anche esercitare un’unica moral suasion sui soggetti indebitati spingendoli a essere produttivi e veloci nel portare a termine il proprio compito”.

Narduzzi ignora, o finge di ignorare, che non tutto il debito è uguale. Certamente non sono la stessa cosa il debito privato e quello pubblico. Mentre quello privato deriva da uno scambio volontario tra creditore e debitore, quello pubblico è contratto da chi governa pro tempore e ciò a prescindere dalla volontà di chi dovrà poi sostenerne l’onere, che spesso non è neppure nato.

E’ ridicolo, se si pensa al debito pubblico, anche solo supporre che ciò spinga chi contrae il debito a essere più produttivo. Chi contrae il debito pensa solo a spendere soldi per ottenere consenso alla prossima tornata elettorale (forse Narduzzi pensa che quello sia il “compito” da portare a termine).

Che i tedeschi siano favorevoli a contenere il debito pubblico in quanto “incarna il principale pericolo per la stabilità dell’economia, perché portatore sano di germi inflazionistici”, non significa che essi siano contrari al debito in quanto tale. E se si pensa che osteggiare “il processo di generazione del debito significa condannare una collettività all’arretratezza e privarla del privilegio dell’innovazione meno prevedibile”, si dovrebbe spiegare come mai l’Italia, pur avendo fatto ampio ricorso al debito pubblico, non vinca per distacco la gara dello sviluppo economico a livello europeo e non solo.

Ma in che mondo vive certa gente?

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3 COMMENTS

  1. ma se il Veneto, rispetto a quello che lo Stato qui spende per quanto gli compete, lascia a Roma un surplus di 20 miliardi di tasse versate, dove va a finire tanto denaro?…è ovvio che qualcosa non torna e non tornerà mai se continuiamo ad essere schiavi di roma…

  2. Il debito può servire.
    In ambito privato e anche pubblico.
    Ma va contratto con attenzione, se davvero è necessario, se porta a vantaggi e poi va restituito.
    C’è una grande differenza tra farne uso in caso di bisogno ed erigerlo a sistema.
    In ambito pubblico è diventato un sistema imposto e accettato, al punto che qualcuno afferma che il debito pubblico sia ricchezza privata.
    Non è normale fondare lo sviluppo di una società sul debito ad oltranza, sia privato che soprattutto pubblico.
    Basta guardare a che punto è l’italia per capirlo.
    A me sembra semplice.

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