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Keynesismo in salsa (ex)padana, ovvero italiana

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di MATTEO CORSINI

Sul fatto che economia e finanza pubblica non siano punti di forza di Matteo Salvini dovrebbero sussistere pochi dubbi (francamente mi chiedo se ne abbia, di punti di forza. Per come la vedo io, no). A maggior ragione leggendo quanto dichiarato durante un comizio a Padova in merito alla flat tax in versione leghista.

Ecco le sue parole: “Una tassa unica uguale per tutti che porti tutti a pagare un po’ di meno. A sinistra dicono che così lo Stato incassa di meno. Ok, ma quei soldi dove finiscono? Nelle tasche dei cittadini. Così molti italiani tornano a lavorare. Se lo Stato incassa di meno va bene”. Certamente se lo Stato incassasse meno per via di una riduzione della tassazione ci sarebbe di che essere soddisfatti per gli individui che tengono al diritto di proprietà.

Tuttavia manca un pezzo: se lo Stato si limita a tassare meno ma non riduce la spesa, considerando tra l’altro il già enorme debito pubblico, tale riduzione di tassazione non può essere duratura. Ci sarebbe quindi un successivo aumento di tassazione, oppure un default. Entrambi con ogni probabilità largamente a carico degli stessi soggetti.

Quindi ben venga ogni riduzione di tasse, ma solo se accompagnato da riduzioni strutturali di spesa tali da non deteriorare ulteriormente i conti. Senza lasciarsi andare a ipotesi di moltiplicazioni di ricchezza capaci di ridurre il rapporto tra debito e Pil come da manuale del perfetto keynesiano in salsa padana.

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3 COMMENTS

  1. Difatti bisogna introdurre il buono scuola per la libera scelta tra scuola pubblica e privata, un buono sanità per la libera scelta tra sanità pubblica e privata, privatizzare le pensioni lasciando pubblico solo un 10/20% dell’attuale sistema pensionistico, tagliando di molto la spesa pubblica, tagliare del 50/60% l’attuale sistema di tax&expenditure tagliando tutto ció che è assistenzialismo improduttivo e non sussidiarietà solidale che aiuta l’economia invece di danneggiarla come l’assistenzialismo. Naturalmente poi una bella tassa piatta che libera nuovi capitali e libera le piccole e medie imprese, gli artigiani, gli operai, gli allevatori e gli agricoltori da una imposizione insostenibile.

  2. Meno stato , meno tasse.
    Non se ne esce.
    I politici ci campano , con le loro famiglie e clientele, sullo stato.
    Non hanno la minima intenzione di ridurne la pervasività.
    Qualunque cosa ci raccontino, lo stato è la loro gallina dalle uova d’oro.
    E noi siamo quelli che sono costretti a buttare il mangime.

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