di GIANLUCA MARCHI
In un recente articolo ragionavo sul fatto che un progetto indipendentista per una comunità territoriale che vorrebbe camminare da sola, lasciando lo stato di cui fa parte, prima di forze politiche che incarnino e perseguano questo obiettivo, necessita di un movimento trasversale della società civile, dove le persone più diverse, e dalle sensibilità politiche anche antagoniste, si ritrovino accomunato dalla medesima aspirazione: il raggiungimento dell’indipendenza. Tale movimento, ripeto trasversale, deve fungere da linfa e da spinta affinché più forze politiche abbraccino il progetto indipendentista e si muovano di conseguenza per portarlo a realizzazione.
E’ quello sempre mancato in Padania dove il progetto secessionista è stato cucito esclusivamente addosso alla Lega Nord, che in una sua fase iniziale ha avuto sì una caratteristica di trasversalità, ma poi, dal 1999 in avanti, la ha abbandonata per configurarsi via via come un partito organico del centrodestra, e oggi aspira addirittura a diventare punto di riferimento della destra. Questa evoluzione ha finito per lasciare totalmente scoperto il fronte del centrosinistra, dove pure albergavano sensibilità indipendentiste, che sono andate però rinsecchendosi fino a scomparire, fino a configurare l’ennesima anomalia italica, che timbra l’indipendentismo e il secessionismo come questioni di destra, cosa assolutamente errata. I casi della Scozia e della Catalogna ci insegnano invece che l’indipendentistimo ha fatto un consistente salto in avanti – che sia ancora vincente o meno poco importa – quando è divenuto politicamente trasversale. Lo Scottish National Party, partito di governo in Scozia e promotore del recente referendum, è un partito labourista più a sinistra degli stessi Labour di Londra, e a Barcellona ci si avvia al redde rationem con Madrid da quando un movimento come ERC, gli indipendentisti repubblicani molto di sinistra, sono diventati il secondo partito di Catalogna e oggi sono probabilmente il primo. La Lega, invece, era “trasversale” al suo interno nel 1996-1997, ma poi ha imboccato la strada inversa e ha finito per castrare il processo per cui era nata.
L’ennesima conferma di tale andamento ci viene dalla Catalogna, dove in queste ore la presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC), Carme Forcadell (nella foto), invita ERC a rendersi disponibile per negoziare la lista unica dei partiti indipendentisti catalani così come proposto dal presidente della Generalitat, Artur Mas, in vista di possibili elezioni anticipate in Catalogna. L’ANC è una grande organizzazione della società civile che ha come unico obiettivo l’in dipendenza della Catalogna e da tre anni a questa parte ha organizzato e trasformato la Diada dell’11 settembre in una grande e pacifica prova di forza di tutti i catalani indipendentisti. E il 9 novembre scorso è stato fattore fondamentale per la buona riuscita della consultazione alternativa. In pratica ANC ha impresso l’accelerazione affinché CiU, il partito di Mas, da storicamente autonomista quale è sempre stato, si sia convertito all’indipendentismo, pur con qualche mal di pancia interno. E ha fornito la benzina per la crescita elettorale di ERC.
Adesso che Mas e Junqueras (il leader di ERC) sembrano dividersi su come affrontare le prossime elezioni plebiscitarie e anticipate (lista unica proposta da Mas o liste separate con punti programmatici comuni preferita da ERC con l’intento di misurare le forze ma di dividersi), Forcadell, in un’intervista alla stazione di Catalunya Radio, esorta ERC a mostrarsi “aperta” a questa ipotesi, così come lo è la stessa ANC, la cui unica preoccupazione è che il fronte sovranista proceda compatto verso l’obiettivo. Poi, una volta raggiunta l’indipendenza, ognuno imboccherà la propria strada politica.
La leader dell’ANC ha dichiarato che “non c’è altra soluzione che essere d’accordo”. E per se stessa ha detto di non chiedere una candidatura CiU-ERC, ribadendo che finora nessuno le ha chiesto di far parte della lista unitaria: così ha voluto troncare le voci che la vorrebbero favorevole alla lista unica perché destinata a farne parte. La sua convinzione è invece che questa sia l’unica soluzione possibile e concreta.
Per la Forcadell la cosa più importante non è sapere chi sarà a capo della lista, ma come sarà governata la Catalogna nei 18 mesi che Mas ha indicato come il tempo necessario per costruire un nuovo stato e quale maggioranza sosterrà l’esecutivo e le politiche catalane da realizzare. Forcadell ha esortato il governo a convocare le elezioni regionali catalane anticipate senza perdere tempo, con l’obiettivo che il nuovo Parlamento si costituisca entro la prossima primavera. “Non possiamo più aspettare, abbiamo bisogno di risorse per andare avanti verso il nostro obiettivo”, ha detto la presidente dell’ANC, che ha anche chiesto a tutti i partiti catalani sovranisti di essere “consapevoli del tempo che stiamo vivendo” e di essere capaci di raggiungere accordi fra loro che permettono alla Catalogna di ottenere l’obiettivo dell’indipendenza.
Carme Forcadell ha concluso affermando che sarebbe onorata di far parte di questa lista unica proposta da Mas, ma ritiene che sia più importante che essa raduni persone di “sensibilità diverse per non perdere un solo voto a favore dell’indipendenza”.
Quando nell’orizzonte dei movimenti di liberazione alpini ci sarà una figura all’altezza e senza scheletri nell’armadio allora sicuramente ci si potrà unire mantenendo ognuno la propria dignità di popolo ! per adesso si vedono solo zombie filoitaliani e paraculi di ogni genere !