La Boldrini: «Da oggi, denuncio i vigliacchi online». Il Corriere.it: “Oggi la Presidente della Camera annuncerà azioni legali contro i più sconci e aggressivi tra suoi molestatori online. Ne ha il diritto? Certo. Ne ha anche il dovere. È una donna, una mamma, una cittadina italiana e ricopre la terza carica dello Stato. Se non riuscirà a impedire quest’uso perverso dei social, rassegniamoci e preoccupiamoci: ci aspettano anni brutti”.
In USA no, non ne avrebbe alcun diritto. Lì un membro del congresso non può denunciare per diffamazione un privato. Per sua fortuna, il presidente della camera dei deputati è residente in Italia, dove la libertà di espressione è difesa molto, ma davvero tanto meno che negli Stati Uniti.
Di seguito alcune sentenze americane:
1- «Nessuna Corte di ultima istanza in questo paese ha mai sostenuto, o anche solo suggerito, che procedimenti legali per diffamazione dello stato [e quindi di sue agenzie, istituzioni o rappresentanti n.d.r.] abbiano un posto nel sistema giurisprudenziale americano» [Corte Suprema dell’Illinois, USA];
2- «È un riconosciuto privilegio americano quello di dire liberamente ciò che uno pensa sulle pubbliche istituzioni, anche se non sempre con un perfetto buon gusto» [Hugo Black, giudice della Corte Suprema USA];
3- «[I cittadini americani possono esprimere le loro opinioni in forma] disinibita, robusta e totalmente aperta [e tale da] includere attacchi veementi, caustici e a volte spiacevoli contro lo stato e i pubblici ufficiali» [William Brennan, giudice della Corte Suprema USA];
4- «[Un] silenzio imposto per legge, [è] l’argomento della forza nella sua forma peggiore» [Louis Brandeis, giudice della Corte Suprema USA];
5- «Un silenzio imposto, per quanto limitato, … probabilmente genererebbe risentimento, sospetto e disprezzo più di quanto aumenterebbe il rispetto» [Hugo Black, giudice della Corte Suprema USA].