di MATTEO CORSINI
Credo che le prospettive plumbee della penisola italiana siano rafforzate dalla grande frequenza con cui si leggono notizie di importanza minore, ma che fanno capire quanto il buon senso sia totalmente assente in certi pubblici amministratori e giudici.
Il Tar di Genova ha di recente confermato la decisione di un sindaco di fare abbattere, in nome del contrasto all’abusivismo edilizio, una casetta in legno di 5 metri quadrati che un padre aveva costruito su un albero per i giochi del figlio.
Il sindaco, equiparando la casetta a una costruzione utilizzata in modo stabile, ne ha disposto l’eliminazione. E il Tar, avvalorando la decisione del sindaco, ha confermato che sussistevano gli elementi per la demolizione, dato che sussisteva la precarietà strutturale, ma non quella funzionale, essendo la casetta idonea a soddisfare con continuità le esigenze per cui era stata costruita. Che poi erano i giochi del figlio della persona che avrebbe commesso abusivismo edilizio.
D’altra parte, nell’ordinanza è stato fatto notare che nella casetta vi erano un tavolo, tre sedie e una lampadina elettrica. In pratica, una reggia.
Posto che sugli alberi di cui è proprietario ognuno dovrebbe poter fare ciò che preferisce fino a quando non danneggi la proprietà altrui, senza chiedere permesso al comune, mi sembra appena il caso di sottolineare la meschinità di questo caso. E, perché no, ricordare oltre tutto che tanto il sindaco in questione quanto i membri del Tar sono remunerati mediante imposizione fiscale.