Chiariamo subito: la politica monetaria dei tassi di interesse a zero impedendo la formazione del risparmio impedisce anche la crescita economica che dipende dal risparmio. Il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook mette in guardia sui rischi di stagnazione delle economie dei G7. Secondo il FMI, le banche centrali dovranno continuare a stimolare le economie con espansioni creditizie a interesse a zero. Quanto dire che devono perseverare nell’errore. Sopprimendo il tasso di interesse la crescita economica è impossibile.
La prima legge universale della prosperità è produrre di più di quanto si consumi e risparmiare la differenza. La ricchezza si forma solo in questo modo.
La seconda legge è che la ricchezza aumenta capitalizzando il reddito non consumato che è appunto risparmio. Senza l’interesse che permette a questi principi di operare, sia il singolo che la collettività non possono né progredire né provvedere ai bisogni futuri. E’ solo in virtù di tali principi che, ad esempio, si può assicurare il trattamento pensionistico senza ricorrere ai sistemi previdenziali coercitivi pubblici che impongono a una popolazione di giovani lavoratori sempre decrescente di contribuire forzosamente al mantenimento di quella anziana, sempre crescente. Una compagnia di assicurazione per garantire la sicurezza di pagare danni o corrispondere il capitale per polizze vita/morte, deve investire i premi riscossi. Com’è possibile se l’interesse è zero? Senza interesse la società non può funzionare.
1- Il tasso di interesse è il prezzo più importante e pervasivo dell’economia. I prezzi dei beni, i cui vantaggi maturano nel futuro, dipendono dall’interesse e le loro variazioni sono in rapporto inverso con quelle dell’interesse. Tipico è il caso dell’obbligazione. Ma altrettanto si verifica per tutti i beni che producono reddito, azioni, aziende, case il cui valore corrisponde ai loro redditi futuri scontati al tasso di interesse corrente. Se il tasso diminuisce i loro valori aumentano e viceversa. L’interesse ci dà il criterio della scelta riducendo il valore dei frutti futuri ai valori presenti. Soprattutto: l’interesse è il prezzo che serve ad allocare il capitale in modo razionale in funzione del rischio. Un interesse alto scoraggia investimenti con rendimenti lontani mentre uno alto incoraggia investimenti con rendimenti vicini. Ad un tasso elevato è rischioso intraprendere la costruzione di un tunnel e più opportuno costruire un supermercato. L’interesse, dunque, determina la struttura produttiva di una società ossia la proporzione tra beni di investimento e di consumo secondo i bisogni più urgenti del mercato. Manipolarlo significa creare il caos nella struttura della produzione. Poiché in ogni stadio produttivo la spesa è determinata dal livello dell’interesse, fissandolo artificialmente basso, stimola investimenti a lunga scadenza creando sovrapproduzione e, nei settori più vicini al consumo, sottoproduzione. Nel settore finanziario la sua manipolazione falsa tutti i prezzi mascherando il rischio di investimento e il grado di solvibilità che dovrebbe segnalare.
2- Il tasso di interesse è ineliminabile. E’ una caratteristica insopprimibile della natura umana preferire i beni presenti ai beni futuri, un uovo oggi a una gallina domani. Questa caratteristica si chiama preferenza temporale ed è la causa originaria dell’interesse. Se per un soggetto è indifferente avere €103 da qui a un anno oppure €100 immediati, il suo tasso di preferenza temporale è del 3%. Questa percentuale rappresenta la soglia minima oltre la quale indurlo a risparmiare, sacrificando il consumo immediato, l’uovo, per un maggiore consumo futuro, la gallina. Una bassa preferenza temporale segnala propensione al risparmio, previdenza e orientamento al futuro. Una alta, invece, propensione al consumo. La somma aggregata delle preferenze temporali di una collettività forma il tasso sociale di preferenza temporale che varia da paese a paese. Se la preferenza temporale fosse zero non ci sarebbe sviluppo. Il costo dello sviluppo economico è appunto sacrificio del consumo immediato in vista di un consumo maggiore futuro. Non esiste altro modo per conseguirlo. Un individuo che consuma tutto il suo reddito non accumulerà mai ricchezza e altrettanto vale per la società intera che non può permettersi di essere imprevidente.
3- Una bassa preferenza temporale aumenta rapidamente il risparmio che attraverso il mercato del credito si trasforma in capitale. Il credito, infatti, non è altro che il trasferimento del capitale altrui e il sistema bancario è nato proprio allo scopo di intermediarlo. L’interesse, il prezzo che si paga per i prestiti, è determinato dalle oscillazioni tra domanda e offerta di capitale che lo fanno gravitare verso un punto centrale o di equilibrio che è il prezzo di mercato. Il limite minimo di questo prezzo è dato da quel tasso sotto al quale cesserebbe il prestito e si preferirebbe impiegare il risparmio direttamente. Il limite massimo è dato dalla produttività del capitale impiegato nella produzione o nel consumo. L’interesse di mercato si forma dunque dall’interazione delle preferenze temporali e dalla produttività dei capitali che sono, in essenza, fenomeni reali, non monetari. Il mercato dei capitali ha sempre funzionato in questo modo. L’interesse ufficiale fissato dalle banche centrali, oggi, è determinato invece dall’interazione tra le politiche monetarie e fiscali che ignorano preferenze temporali e produttività ed è fallacemente inteso come fenomeno essenzialmente monetario: l’offerta di risparmio si manifesta infatti come offerta di moneta creata dalla banca stessa. L’essenza di questa fallacia è semplice: se l’interesse è inteso come fenomeno monetario determinato dall’offerta e dalla domanda di moneta, ne consegue che è possibile abbassarlo fino a eliminarlo semplicemente aumentando l’offerta. In tal modo la società beneficerebbe di denaro abbondante e gratuito. Ovviamente la teoria monetaria dell’interesse confonde il denaro, lo strumento di circolazione, con il capitale, quella parte di ricchezza non consumata e che si deve accumulare prima di cederla in prestito.
4- La grave conseguenza di questa fallacia è appunto di aver diffuso la convinzione che si possa saltare a piè pari la fase di accumulazione, anticipando denaro inesistente e farlo circolare come capitale reale. Tale operazione potrebbe funzionare nell’ipotesi fantastica di un futuro così prospero da permettere sempre la restituzione integrale di questo capitale fittizio senza provocare perdite ai creditori. Il che è palesemente assurdo perché la maggior parte di tale capitale viene sperperato in spese, investimenti antieconomici e deficit che sono proprio la conseguenza della soppressione del tasso di interesse che si rende necessaria per espandere l’offerta monetaria senza limiti. Per mantenerne la solvibilità di iniziative che a un tasso reale di mercato collasserebbero, il tasso di interesse ufficiale deve restare soppresso in permanenza e la differenza con quello di mercato rappresenta il furto del futuro economico alla collettività. La politica monetaria ha sostituito il principio della crescita con quello della decrescita: consumare di più di quanto produrre e indebitarsi per la differenza grazie all’eliminazione dell’ interesse. E’ un assioma economico che legiferare riduzioni di prezzi comporta sempre la scarsità dei beni soggetti a controllo. Non deve pertanto sorprendere che riducendo artificialmente il prezzo del capitale, nell’economia ce ne sia sempre meno nonostante i trilioni di liquidità immessi nel mercato. Ma questo il FMI nel suo World Economic Outlook lo ignora e quindi non può che consigliare la stessa devastante ricetta. L’idea che la politica monetaria possa creare sviluppo è solo una pericolosa idiozia. Va ripetuto: il combustibile della crescita è formato da tre componenti reali: risparmio, capitalizzazione e produttività del capitale che postulano l’esistenza di un tasso di interesse fissato dal mercato. In difetto il mondo collasserà. Non esistono scorciatoie monetarie allo sviluppo.
Gerardo Coco, lo conosciamo bene…. ha il vizio di dire le cose come stanno.
A parte questa osservazione che lui fa da “liberista” ovvero sono coloro che ammettono solamente che il sistema economico monetario, funziona solamente sul sistema attuale ovvero estremamente liberista o, se volgiamo governato da una economia senza freni e senza limiti, cioè governata dal sistema in cui lo stato non c’è.
Ho più volte fatto osservare che il sistema, così come è stato deliberatamente creato e modificato, non è altro che un sistema truffaldino, nel quale le banche… tutte, hanno agito impunemente.
Il discorso ripreso da Coco, non entra minimamente sull’essenza dei problemi, ovvero che le Banche private, non possono e non devono esistere.
Il discorso sull’interesse, a mio avviso è una pura distorsione dei fatti. E’ vero che l’interesse ha una predominanza fondamentale nell’economia, ma ci si dimentica che le banche tramite la riserva frazionaria fanno ciò che vogliono dei nostri soldi e questo non mi sta bene, come non dovrebbe stare bene a chi ha un minimo di intelligenza.
Detto questo, travalicando mari e monti, nel senso che c’è un abisso, di concetto tra il mio modo di pensare ed il suo, trovo che se si vuol parlare di interesse, ci si deve rifare ad un sistema “come quello Arabo” nel quale l’interesse o meglio il guadagno, deriva dal creare e partecipare assieme alla banca STATALE, e non privata, alla creazione di industrie/artigianato ecc. ecc. che porta a dei beni reali e non fittizi, come invece ci vengono proposti.
Tutto il resto solamente aria fritta.
@Orazio
“Le banche private, non possono e non devono esistere”. O.o
Le banche private devono e possono esistere in concorrenza tra loro sul libero mercato, dunque in assenza di una banca centrale (che ricordo essere sotto il controllo dei politici e non è privata) e di un meccanismo truffaldino quale la riserva frazionaria.
Lo Stato non deve perseverare nella fallace gestione dell’economia, creando cicli di boom e bust manipolando i tassi di interesse ed inflazionando la moneta.
La moneta è un bene, dunque è necessario abolire il legal tender sull’emissione di moneta lasciando anche la produzione di questo bene ai privati, ovvero al libero mercato.
Altrimenti è la solita fuffa signoraggista statolatra.
Sig. Luca, pensare che le banche siano in concorrenza tra loro mi fa sorridere… Mai sentito il termine Cartello?
Eppure dovrebbe esserLe famigliare, visto che di cartelli fatti da moltissimi, ci sono addosso.
Punto 2 mi chiedo son sveglio oppure no?
Mi dice ” che la banca centrale non è privata e sotto il controllo dei politici” ai, ma allora ho ragione di pensare che qui si va tanto al chilo, visto che di PUBBLICO, c’è solo il 5% di cui l’INPS e qualche altro ente PUBBLICO hanno delle quote.
Il resto è PRIVATISSIMO, andate a vedere dove ci sono i resoconti delle quote azionarie.
Poi, se mi dite che… la banca d’Italia è di diritto pubblico, allora concordo, peccato vedi sopra.
Sono le banche private cui lo Stato deve andare a chiedere l’elemosina, per avere i soldi propri, quello che mi dice in merito ai cicli e manipolando i tassi d’interesse, dimostra che ha diciamo idee un po confuse in materia, in quanto solamente uno STATO sovrano, e non un lacchè delle banche, deve emettere moneta.
Qui sta la divergenza tra chi vuole uno stato vero, da uno stato subalterno.
Pensare di gestire il sistema economico nel modo che Lei mi sta dicendo, è a mio avviso assurdo, oltre che non vero.
@Orazio
Sig. Orazio pensare che lo Stato aumenti la concorrenza è semplicemente ridicolo dato che lo Stato è un cartello monopolistico.
Oggi le banche agiscono come un cartello legalizzato dallo Stato mediante anche il sistema della riserva frazionaria.
Le banche commerciali devono operare in libero mercato e in competizione tra loro senza alcun sostegno dallo Stato.
Le banche centrali sono enti giuridici di diritto pubblico (ovvero dello Stato) funzionali all’incremento della spesa pubblica e alla regolamentazione statale, il loro board è nominato e controllato da funzionari di nomina politica.
Le azioni Bce, ad esempio, sono completamente in mano alle banche centrali nazionali (di Stato), come stabilito dal suo statuto. Questo vuol dire che almeno l’80% del profitto della Bce è distribuito alle banche centrali nazionali. Nulla va in mano a nessun’altro tipo di società privata. Di conseguenza, osservato che le proprietarie della Bce sono le banche centrali nazionali, leggendo lo statuto della Banca d’Italia si scopre che a maggior parte degli utili finisce, come detto in precedenza, nelle mani dello Stato (al netto delle imposte, tra l’altro).
Se prendiamo l’ultimo bilancio annuale in ordine cronologico della Banca d’Italia, notiamo a pagina 158 che a fronte di un utile da 2.998 milioni di euro, allo Stato sono stati girati 1.909 milioni di euro, il restante ovviamente viene speso per le spese correnti.
Lo Stato nazionale o sovranazionale non deve avere alcun monopolio o controllo sulla moneta e sull’attività bancaria.
Le suggerisco di approfondire la differenza tra Stato corporativo e libero mercato leggendo gli articoli economici pubblicati da questo sito evitando di perseverare nello scrivere puerili baggianate signoraggiste.
Credevo di essere stato chiaro.
Evidentemente non lo sono stato in quanto trovo che Lei, mi sta dicendo in pratica che le banche centrali di ogni stato sono enti pubblici. Avevo già fatto osservare che tale fatto non è vero se non nella loro “definizione” di ente pubblico ma non lo è nei fatti.
Il 95 % delle quote di Banca d’Italia è in mano a banche Privatissime, le quali non mi risulta che facciano gli interessi degli stati ma i propri interessi, il che mi sembra logico oppure no?
Non riesco a comprendere il significato che da, al termine di STATO, in quanto alla sua frase : che lo STATO aumenti la concorrenza ? Ma con chi? Visto che se non ricordo male nel 1980 vi è stata la separazione dal ministero del tesoro e la banca d’italia, la quale non ha più potuto utilizzare la NOSTRA PROPRIA BANCA, per andare a prendere in prestito i soldi dalle banche private.
Sbaglio? Il resto vien da se.
Anche uno sprovveduto si rende conto che andare a prendere i soldi in banca a debito + gli ulteriori interessi, mette a repentaglio la propria esistenza e la propria economia.
Se lei ha problemi con i Signoraggisti, beh questo è un problema suo, ma visto che mi ha tirato in ballo, mi vuol spiegare come mai lo Stato ha tramite tasse e svendite, “alias privatizzazioni” per “dover” ripagare un debito pubblico impagabile, ha versato la bellezza sino ad ora di 2 trilioni di euro + quasi altrettanti che gli dovremo alle banche private?
Forse quei “miseri” 2 miliardi di euro versati come interessi che ci vengono restituiti… o meglio rigirati nuovamente alle banche private, visto che tali soldi ritornano alla Banca D’Italia.
Se questo è il V.s. pensiero di indipendentisti, stride paurosamente con quello dei veri independentisti, “vedi la Catalogna”.
Il fatto che mi si rimproveri di dire baggianate, a fronte di questi fatti elementari non suona molto bene.
I commenti, rimangono, rispondo io è definitivamente, quindi chiudendo l’argomento. Il signoraggismo è una sciocchezza economica senza eguali, lo abbiamo scritto più volte su questo giornale. Se vuole vada a rileggersi gli articoli in merito. Chiuso il discorso. Altri commenti inutili e polemici verranno cestinati.
Assolutamente d’accordo nell’osservare che il V.s. pensiero, non è per quello che Voi vi proponete.
Ma è molto diverso.
Addio.
Addio!
OH… RAZIO che strazio il suo commento. E che io non ho la pazzienza di LucaF. Quanto ad utilità nella dialettica dell’argomento mi fa capire che lei sai tutto e gli altri non han capito nulla. Bene. Se fosse vero quel che dice lo stato, col suo pantagruelico appetito accentrativo, avrebbe da mo’ decretato quel che lei auspica. Per il bene comune s’intende. Invece lo stato ha fatto molto di più di quel che i suoi neuroni possano concepire. Ha mantenuto la direzione monetaria incaricando dei burattini a fare il lavoro sporco di piromani e pompieri allo stesso tempo in maniera che gente come lei riesca a razionalizzare fesserie inconsistenti e non legate con la reale situazione di fatto e di (supposto) diritto.
Lei è come il dimostrante in piazza che chiede più stato e leggi più severe e contro il quale lo stato somministra più stato a partire dai manganelli quanto più la protesta esce dal controllo (dello stato).
Urli più forte…PIU’ STATO.
pazzienza (sic) del buon LucaF che è educato oltre il ragionevole.
Sig. Eridanio, io non insulto nessuno, ne ragione conme non si possa comprendere o non si vuole comprendere… qui lascio ad ognuno ragionare sui fatti e non sui commenti, in merito alla gestione monetaria cui lo STATO cui lo stesso non ha più al momento possibilità di “mettere becco da moltissimi anni”!
E’ sicuro che dietro allo STATO attuale ci sia lo STATO?
Qui sta il punto focale, visto i V.s. commenti di lei e del sig. LucaF.
Vorrei ricordare che io non sono contro di Voi, anzi, sono PRO STATO o, se volgiamo sovrani in casa nostra!
Le suona bene?
In caso contrario mi dice che cosa volete? Perché pensare di fare quello che Voi avete in mente senza “possedere” uno stato, vuol dire semplicemente essere un Vassallo.
Aspetto V.S. chiarimenti.
Lei ha capito tutto, non ha bisogno di discutere, non ho nulla da spiegarle. Non riuscirei mai a convincerla di essere corto di sostanza perchè se mi sbagliassi, come sempre auspico, lei non sarebbe corto di sostanza.
Mi vuole illuminare o l’argomento è troppo difficile o, non si vuole parlare?
Sa pensare di far crescere l’economia, senza uno stato è semplicemente pazzesco.
Credo che Lei non abbia capito che l’interesse, il vero interesse è avere una moneta senza DEBITO.
Mi viene in mente una frase di Lincol, noto presidente degli USA, il quale redarguiva il popolo dicendo che: Se voi permettete alle banche private di emettere moneta, nel giro di qualche generazione tutto quello che è vostro diventerà delle banche.
Evidentemente la frase è molto chiara, ma non per tutti.
Saluti.
In Venezuela c’è molto Stato e l’economia va benissimo. Per favore!
Dato che i miei commenti vengono cestinati in quanto sgradevoli, nell’ottica del silenzio su certi “argomenti”…
Voglio solamente far osservare che Coco, ha pubblicato il mio commento, a differenza di VOI talebani dei banchieri.
Noi cancelliamo le idiozie. Le due righe che ha scritto sopra sono solo la premessa di tante idiozie che le appartengono!
Mi sembra chiaro.
Se tutto questo è accettato e dato per scontato da chi studia e fa economia , cioè sono le basi e l’A-B-C dell’economia, allora tutto quanto stanno facendo governi e banche centrali di tutto il mondo è malafede consapevole.
Stanno facendo il contrario di quanto millenni di esperienza insegnano.
Come fanno a negare, i vari potenti del mondo, che le politiche che stanno attuando da anni non siano dannose?
Occorrerebbe che negassero la teoria base che espone Coco.
E’ tutta una contraddizione.
Sono dei temerari a spese altrui.
Sono molto curioso di vedere quando scoppierà tutto.
Dimenticavo.
Tassi zero o sotto zero sul risparmio, ricerca affannosa dell’inflazione, tasse in modalità confisca.
Mi sa che il potere disprezza il nostro risparmio , ma tenta di appropriarsene in ogni modo.
Mi sembra pacifico fare una osservazione che riguarda l’interesse correlato alla creazione di moneta.
1 – al cittadino, impresa e artigiano lavora per il guadagno e l’interesse, ovvero per la MONETA;
2 – per lo STATO sovrano la MONETA PROPRIA è solamente un MEZZO!!!! PER RAGGIUNGERE I PROPRI FINI.
Qui sta la differenza tra i due “estremi”… purtroppo molti non riescono ad afferarla.
Sig. Albert, mi trova perfettamente in linea con Lei.
Il discorso dell’interesse ha altre valenze, l’idea espressa dal prof. Coco che, per alcuni versi ammiro, in quanto mette in piazza le porcherie che tale sistema viene a creare, “non è da poco esprimersi in tal senso” lascia però la domanda finale PERCHE’?
Cosa che non viene mai espressa in quanto si andrebbe a intaccare il nocciolo riguarda guarda caso il sistema della creazione della moneta “””” per cui chi tocca i fili – MUORE”””””!