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La democrazia è follia. Lo Stato democratico farà la stessa fine dell’URSS

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di PIETRO AGRIESTI

Io penso che il distacco dalla realtà, fino alla follia, sia il normale prevedibile e previsto portato del progredire dello stato democratico.

Quando, per esempio, Ludwig von Mises scrive “L’impossibilità del calcolo economico in regime socialista” descrive fondamentalmente la discesa nella pazzia che comporta l’allontanamento dal sistema della proprietà privata e del mercato – in cui tu disponi delle tue proprietà, in cui tu passi dal consenso degli altri se vuoi qualcosa da loro, in cui ti senti dire dei sì e dei no, in cui lavori, studi, investi, consumi, risparmi e hai corrispondenti perdite e profitti, successi e insuccessi personali, in cui hai un sistema di prezzi che sono indici sintetici che sintetizzano situazioni reali – e la progressiva adozione di un sistema in cui non c’è proprietà privata, non ci sono prezzi, non ci sono perdite e profitti, non è possibile svolgere il calcolo economico.

Hayek, che di Mises fu allievo, quando parla del fatto che la conoscenza è dispersa e non centralizzabile arriva allo stesso risultato: ci dice che la pianificazione centrale e il dirigismo corrispondono a una perdita di conoscenza e quindi a un agire sempre più irrazionale.

David Graeber in “Oltre il potere e la burocrazia” fa delle interessanti osservazioni sulla violenza, che all’osso sono riassumibili in qualcosa che tutti possiamo capire facilmente: “La violenza è stupida”, è un modo povero di rapportarsi al prossimo, è solo apparentemente molto efficiente perché taglia dialoghi, compromessi, consensi etc.. ma in realtà perde per strada tutto ciò che gli altri avrebbero da offrire.

Posto che l’uso della forza ha il suo perché in determinate situazioni, quanto può essere efficiente quando si trasforma in una coercizione continua, istituzionalizzata e praticata in modo sistemico e generale, come metodo di gestione di decine o centinaia di milioni di persone?

Ciò che Mises, Hayek, Graeber (ma anche moltissimi altri) ci rivelano è che l’avanzare dello Stato – che è pianificazione centrale, dirigismo, coercizione, etc.. – è l’avanzare della stupidità, dell’irrazionalità e del distacco dalla realtà.

Lo Stato democratico in particolare estende il potere politico al popolo, almeno teoricamente, e coinvolge in esso tutti i cittadini e le loro associazioni. Quando è stata concepita la democrazia rappresentativa lo è stata da élite che non venivano da un sistema democratico rappresentativo. Non è stata certo un parto delle masse popolari stesse. Queste élite e i successivi teorici hanno prodotto nei secoli tutta una complessa elaborazione teorica sulle istituzioni democratiche, i pesi e i contrappesi, la separazione dei poteri, le costituzioni, etc… Ma alla lunga di tutto ciò resta sempre meno e a un certo punto non resterà niente, perché la democrazia viene intesa dalle masse nella sua essenza, senza tutte le finezze, i pesi e i contrappesi, le riflessioni sulle costituzioni, lo Stato di diritto, etc.. etc.. come mero potere della volontà popolare e potere della maggioranza. Ogni limite viene visto, o è destinato ad essere visto, come anti democratico. L’esito è che per avere una piena democrazia non ci deve essere nulla su cui volendo non si debba poter votare e legiferare.

Se tutti possono votare per legiferare su tutto, e mano a mano che effettivamente si inizia a farlo, la democrazia si rivela un sistema totalitario, e la follia diventa sempre più generale. Quindi gente che per altri versi è sana di mente e sa benissimo tutta una serie di cose – quando vive a contatto con la realtà, con le sue proprietà, con le sue libertà e le sue responsabilità, con le sue azioni e le loro conseguenze, quando amministra il proprio denaro, quando si trova dentro la propria particolare situazione – inizia a delirare appena entra nella sfera della politica.

Tutti sanno che non ci si può indebitare all’infinito nella propria vita, ma improvvisamente in politica si può. Si può diventare ricchi e produrre ricchezza dal nulla stampando denaro. Si può vietate per legge che qualcuno resti disoccupato o perda il suo posto di lavoro. Si possono inventare i prezzi a tavolino. Gli stipendi possono essere una variabile indipendente. La politica è quella cosa per cui hai diritto al reddito di esistenza. O per cui salvare Alitalia duecento volte per vederla di nuovo come sempre fallire poco dopo è un interesse strategico del paese. Etc.. Etc..

E così via, finché il progressivo estendersi del delirio finisce per arrivare dovunque e coinvolgere l’intera società in ogni suo ambito, che è ciò che oggi stiamo iniziando a vedere accadere attorno a noi. Ma la realtà alla fine presenta sempre il conto. Ed ecco perché lo Stato democratico presto o tardi finirà per avere lo stesso destino dell’Unione Sovietica.

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