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La dottrina Stranamore, intervista a Paolo Borgognone

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di BARBARA BOATTINI Classe 1981, astigiano, laureato in Scienze Storiche all’Università di Torino, Paolo Borgognone è autore, storico e saggista. Ha già all’attivo diversi libri su argomenti di varia natura come Russia, storia dell’Iran islamico, globalizzazione e critica del radicalismo liberale, le origini sociopolitiche del Grande Reset, formazione e disinformazione del consenso attraverso i media – in tre volumi –, i giovani della generazione Erasmus e la società del capitale, la funzione del Covid 19. Con la sua vena ironica è il punto di riferimento lucido e pacato di chi cerca una voce critica sui fatti storici e sociali degli ultimi anni e in particolare di quest’ultimo biennio. Paolo, proprio in questi giorni sta per uscire un tuo nuovo libro, il titolo è La dottrina Stranamore. Ovvero come abbiamo imparato ad amare la guerra e la Nato, edito da La vela. Di cosa si tratta? È un’analisi politica e sociologica di come l’apparato della propaganda h
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1 COMMENT

  1. Peccato che come al solito si dia alle parole un significato opposto a quello reale. Come si fa a sostenere che gli obiettivi volti alla sudditanza siano peculiarità del liberalismo? Cosa ci sarebbe di liberale nell’assoggettamento delle popolazioni? Evidentemente l’intervistato confonde anche lui “liberale” con “liberal”, termine peraltro abusivo pure nell’ originale inglese visto che chi si definisce tale è l’esatto contrario della libertà. Alla fine ricompare quanto semanticamente paventato da Orwell perfino nelle menti di alcuni che si sono giustamente opposti ai passaporti vaccinali interni. Per il futuro, in caso di sia pur difficile vittoria, evitiamo di creare il nuovo Partito d’Azione che mischiando ossimoricamente il liberalismo con il socialismo finì nel 1948 per avere gli stessi consensi ottenuti nel 2018 dalla lista denominata Il Popolo della Famiglia. Spariamo insieme addosso ai nazisti ma a guerra finita ognuno rientri nei propri ranghi di appartenenza.

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