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La dura realtà dell’efficacia negativa del cosiddetto vaccino

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di MARCO COSENTINO

L’altro giorno ho richiamato alcune delle principali evidenze che paiono suggerire dopo alcuni mesi dalla somministrazione dei vaccini covid, una scomparsa della loro efficacia e forse addirittura un’inversione, intesa come tendenza a contagiarsi paradossalmente di più (vedi qui).

Si tratta di studi epidemiologici retrospettivi, dato che com’è noto di studi prospettici controllati non ci è dato vederne più (vedi qui). Ed è dunque la migliore evidenza di cui possiamo disporre.

In risposta, diverse persone mi hanno segnalato commenti alle medesime evidenze, ma che pretendono di affermare che l’efficacia appare negativa ma in realtà sarebbe positiva in quanto i risultati sarebbero distorti dal diverso comportamento di vaccinati e non vaccinati, con i primi che avrebbero molti più contatti sociali dei secondi.

Ora, questa ipotesi (che già era stata proposta e poi abbandonata in UK, il primo paese a rendersi conto che qualcosa non andava) pare venga documentata richiamando due studi: peccato che uno sia una mera simulazione matematica, senza alcuna evidenza dal mondo reale, e l’altro uno studio che non confronta vaccinati e non vaccinati bensì persone con e senza malattie croniche, concludendo che le prime e le seconde durante le restrizioni paiono avere un uguale livello di contatti sociali, e ipotizza che – dato che quelli con malattie croniche in tempo normali han meno contatti sociali – l’uguale livello potrebbe essere dovuto anche al fatto che i primi sono in gran parte vaccinati e questo gli consente di avere lo stesso livello di contatti degli altri.

Per dire che non esistono evidenze che consentano di sostenere che i vaccinati avrebbero contatti multipli con l’universo mondo e i non vaccinati sarebbero monaci di clausura. Esistono se mai studi che suggeriscono che chi non si vaccina ha meno paura del covid rispetto a chi non si vaccina (vedi qui), il che suggerisce che possa avere anche comportamenti meno prudenti, non certo più prudenti rispetto a chi sceglie la vaccinazione. Rimane poi in ogni caso il dato di fatto che i non vaccinati sono costretti a controllarsi ogni 48 ore e dunque se sono positivi vengono subito identificati mentre i vaccinati hanno una certificazione “libero tutti” che dura mesi e mesi e son liberi di fare la qualunque anche con lafebbre a 40°C.

In questa situazione, ringrazino i sostenitori a oltranza dei vaccini che l’efficacia negativa la si vede solo dopo alcuni mesi. C’è da temere piuttosto che, se vaccinati e non vaccinati venissero trattati allo stesso modo, l’efficacia negativa la si vedrebbe molto ma molto prima.

Infine, curioso che in vari di quei commenti, forse nell’ansia di difendere l’indifendibile, si arrivasse peraltro giustamente ad ammettere che gli studi epidemiologici osservazionali sono affetti da molteplici distorsioni. Cosa che qui da queste parti ci si dice da sempre (vedi qui). Peccato che quando si è trattato di imporre gli obblighi vaccinali, le n-dosi, i vaccini ai giovani e addirittura ai minori e via dicendo, nessuno abbia fatto un plisset, ad esempio osservando l’ovvio, ovvero che nessuna di queste decisioni ha uno straccio di evidenza medica e scientifica a supporto. Nessuna. Insomma, il doppio standard spiegato non bene ma benissimo.

Dall’immagine sopra, la CMSi dedica una pagina ai principali studi che documentano la progressiva riduzione dell’efficacia vaccinale (vedi qui), tra i quali spicca la pubblicazione sulla prestigiosa rivista BMJ dei dati ufficiali italiani a cura dell’ISS (vedi qui), che documentano dopo 8-9 mesi un’efficacia negativa.

In particolare nel nostro paese è probabile che la situazione sia peggiore, dato che ci si riferisce a quando era vigente la certificazione (volgarmente: green pass), che imponeva ai soli non vaccinati controlli frequenti, anche ogni 48 ore. Il che significa che era più probabile identificare i contagi tra i non vaccinati, costretti ai tamponi, rispetto ai vaccinati, motivati addirittura a evitarli per non vedersi sospendere la “luce verde”.

Per dire che l’evidenza ha una gerarchia delle fonti da cui non si sfugge (vedi qui) e rispetto alla quale la scelta del decisore politico di rinunciare alle evidenze migliori (gli studi controllati) ci ha intrappolati in un ginepraio intricatissimo e pieno di spine. Anzi, di “spike”.

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1 COMMENT

  1. Caro collega, non sono un medico, ma temo che assisteremo a qualcosa di inaudito nella storia della umanità presto. L’Apocalisse.

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