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La filantropia e il principio di non aggressione

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di MATTEO CORSINI

Gli opinionisti che scrivono su Bloomberg sono per lo più di tendenze liberal, ossia sinistrorsi che appoggiano il partito democratico. Come il loro editore, che dopo avere speso alcune centinaia di milioni per partecipare alle primarie per il partito democratico, si è ritirato dalla competizione appoggiando Joe Biden. Qualche tempo fa mi è capitato di leggere un pezzo di Leonid Bershidsky, incuriosito dal titolo: “Bill Gates ha ragione a supportare una tassa sulla ricchezza”. Bershidsky parte ricordando che Thomas Piketty, divenuto famoso per il libro “Il capitale nel XXI secolo”, nella sua ultima fatica letteraria propone una patrimoniale al 90% sui miliardari. A suo parere Picketty “potrebbe essersi spinto un po’ troppo in là”. Meno male, mi viene da dire.

Ricorda, però, che Bill Gates si è detto,non contrario” all’introduzione di una imposta patrimoniale, oppure a un aumento dell’imposta di successione.  Bershidsky concorda con il fondatore di Microsoft, il quale è da anni anche un generoso filantropo. Ma, a suo dire, nessun individuo, per quanto ricco, generoso e pur avvalendosi dei migliori consulenti, potrebbe “scegliere i modi più efficienti di spendere soldi a beneficio della società”. Per contro potrebbero farlo governi e parlamenti, “supportati da istituzioni di esperti con visioni a 360 gradi sulle priorità di una nazione”.

Che la conoscenza sia diffusa, per quanto non uniformemente, tra una moltitudine in individui, è innegabile. Ma è proprio l’argomento usato, per esempio da Hayek, per preferire il mercato all’intervento dello Stato. Per quanto gli esperti governativi siano capaci, non potranno mai avere la stessa conoscenza diffusa tra la moltitudine di soggetti che interagiscono sul mercato. Men che meno potranno essere onniscienti. Altrimenti il socialismo avrebbe per lo meno portato benessere materiale, ancorché in un contesto illiberale.

Per di più, e questa è l’argomentazione libertaria, la filantropia è compatibile con il principio di non aggressione; la tassazione no. Bershidsky conclude affermando che la tassazione patrimoniale “non deve significare confiscare ricchezza, in stile comunista”. Non voglio certo negare che il livello dell’aliquota sia indifferente; ma tra un’aliquota dell’1% e una del 90% il principio non cambia.

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