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La grecia, senza soldi, espropria le riserve dei fondi pensioni

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exit-greciadi FRANCO CAGLIANI

Nella migliore delle ipotesi, nella sua quotidianità diciamo – lo Stato estorce denari ai contribuenti per offrire servizi, spesso scadentissimi, che nemmeno sono richiesti. Dato che – per dirla con Ringo Starr – “tutto ciò che lo Stato tocca si trasforma in merda”, le conseguenze sono l’impoverimento generalizzato e una tassazione ben oltre lo strozzinaggio. Il fallimento economico dello statalismo insomma, di cui la Grecia – in Europa – è la punta di diamante.

E quando uno Stato, che non è entità impersonale, ma è composto da ben determinati individui (definibili anche parassiti) che attuano scelte coercitive nei confronti di chi quello Stato abita (e con sovente con la loro complicità), che accade? Questo:

“Per esigenze estremamente urgenti e impreviste” tutte le amministrazioni pubbliche della Grecia – inclusi i fondi pensione – “sono obbligate a depositare le loro riserve di cassa e a trasferire i loro fondi nei loro conti presso la Banca di Grecia”. Lo ha stabilito il governo di Atene che ha emesso un decreto di emergenza che conferma la crisi di liquidità dello Stato ellenico. Il decreto presidenziale, pubblicato nella Gazzetta ufficiale greca, arriva in un momento critico nei negoziati di Atene con i creditori internazionali, la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale (FMI)”. Lo scrive l’agenzia ADNKronos. 

Atene, in pratica, spera di poter raggiungere un accordo nella riunione informale dei ministri delle Finanze della zona euro, in calendario il 24 aprile a Riga, anche se Bruxelles e il Fondo monetario internazionale non hanno nascosto il loro pessimismo, parlando di colloqui insoddisfacenti.

Riporta ancora l’ADNKronos: Come ha detto la portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas “si sta lavorando 24 ore al giorno per sette giorni a tutti i livelli per facilitare un accordo”. Serve un accordo politico per sbloccare la rimanente tranche da 7,2 miliardi di aiuti del piano di salvataggio internazionale. Ma è forte il timore che Atene possa finire la liquidità prima del raggiungimento di un accordo concreto: infatti nelle prossime settimane la Grecia deve rimborsare 950 milioni di euro all’FMI ed erogare 1,7 miliardi di euro in stipendi e pensioni.
 
Come scrive Paolo Cardenà: “Stanno raschiando il fondo del barile e, in mancanza di un improbabile accordo con la UE,  la prossima mossa sarà quella del controllo dei capitali, e quindi il default o l’uscita dall’euro”.

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2 COMMENTS

    • Non illudiamoci… Per salvare la Grecia (cioè > Euro > Unione politica) faranno (come già avvenuto in mille occasioni) carte false.

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