di RUNDOLPH S. BOURNE*
La guerra è la salute dello Stato. Essa mette automaticamente in movimento, attraverso tutta la società, quelle forze irresistibili che giocano a favore dell’uniformità, dell’azione infervorata delle masse a sostegno del governo, al fine di costringere all’obbedienza anche quei gruppi minoritari e quegli individui che non condividono il sentimento di appartenere ad un grande branco.
L’apparato di governo mette in moto e applica misure punitive drastiche, per cui le minoranze sono o intimidite, riducendole al silenzio, oppure gradualmente condotte alla sottomissione, attraverso un sottile procedimento di persuasione che, a loro stesse, potrebbe apparire come una vera e propria conversione.
Chiaramente, l’ideale di perfetta lealtà e di perfetta uniformità non è mai raggiunto. Le classi di persone sulle quali ricade l’opera amatoriale di coercizione sono instancabili nel loro zelo, ma spesso il loro attivismo, invece di convertire, serve semplicemente a irrigidire la resistenza degli altri.
Le minoranze sono rese astiose, ed emerge qualche espressione intellettuale amara e mordace. Ma, in generale, la nazione in tempo di guerra raggiunge una uniformità di sentimenti, una gerarchia di valori, che culminano nell’apice indiscusso dell’ideale statale, la qual cosa non potrebbe essere prodotta attraverso nessun altro mezzo se non la guerra.
Altri valori come la creazione artistica, il sapere, la razionalità, la bellezza, il miglioramento dell’esistenza, sono istantaneamente e quasi unanimemente sacrificati. Le classi più importanti, che si sono poste nel ruolo di agenti al servizio dello Stato, si impegnano non solo nel sacrificare quei valori nella loro vita ma anche nel costringere tutti ad abbandonarli.
*Fonte: Randolph S. Bourne, The State, in War and the Intellectuals, Collected Essays,
1915-1919. Questo è un estratto dall’ultimo saggio, rimasto incompiuto, dei
suoi scritti sulla guerra.
Notizia di ieri, dodici ottobre 2022: una quattordicenne muore per miocardite all’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi. Nell’articolo si legge che la ragazza aveva completato il ciclo vaccinale. Dal momento che la pubblicazione è avvenuta su un noto quotidiano romano (IL TEMPO) la cui proprietà è afferibile a un noto parlamentare di professione imprenditore del comparto sanitario che ospita i supervaccinisti Riccardo Mazzoni e Fabrizio Cicchitto (quest’ultimo è un ex socialista massimalista, poi forzista e infine neocentrista), si può immaginare come il tutto sia nient’altro che un’involontaria autorete. La prossima volta l’editore si premurerà di censurare certi scritti. In fondo lui stesso si è autocensurato: era deputato di Forza Italia ma ora si è lasciato eleggere con la Lega Nord. In quota Giorgetti, naturalmente, onde evitare di essere confuso con quei parlamentari che si erano opposti ai provvedimenti liberticidi. E che non sono stati eletti, senatore Armando Siri docet.
Non lo avrei immaginato, ma lo stesso risultato ho scoperto che è ottenibile con epidemie indotte, reclusioli e vaccinazioni obbligatorie. Certo, per il bene della pololazione.
Maledetti!