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La “libertà” e la “privacy” sono concetti morti nella coscienza collettiva

Da leggere

di PIETRO AGRIESTI

A maggio Wired ha pubblicato uno scoop che riguarda la privacy in Europa.

In un articolo intitolato “Un documento governativo trapelato mostra che la Spagna vuole vietare la crittografia end-to-end” scrive:

La Spagna ha chiesto di vietare la crittografia per centinaia di milioni di persone all’interno dell’Unione Europea, secondo un documento trapelato ottenuto da Wired che rivela un forte sostegno tra gli Stati membri dell’UE per le proposte di scansione dei messaggi privati alla ricerca di contenuti illegali.

Sempre di recente nel Regno Unito ha ricevuto una prima approvazione l’Online Safety Bill, a proposito del quale la Electronic Frontier Foundation ha scritto in un articolo intitolato “Il governo del Regno Unito è molto vicino a erodere la crittografia nel mondo intero”:

Il Parlamento del Regno Unito sta portando avanti un vasto disegno di legge sulla regolamentazione di Internet che, tra le altre cose, minerà la privacy delle persone in tutto il mondo. L’Online Safety Bill, ora in fase finale prima del passaggio alla Camera dei Lord, dà al governo britannico la possibilità di forzare una backdoor nei servizi di messaggistica, distruggendo la crittografia end-to-end. Non sono stati accettati emendamenti che possano mitigare gli elementi più pericolosi del disegno di legge.
Se passerà, la legge sulla sicurezza online sarà un enorme passo indietro per la privacy globale e per la stessa democrazia. Richiedere un software approvato dal governo nei servizi di messaggistica dei cittadini è un terribile precedente. Se l’Online Safety Bill diventerà legge britannica, i danni che causerà non si fermeranno ai confini del Regno Unito.
Il vasto disegno di legge, nato da un libro bianco sui “danni online” che risale ormai a più di quattro anni fa, sarebbe la più ampia regolamentazione di Internet mai approvata.

Entrambe le notizie, per quanto enormi, non sembrano aver avuto grande eco nella stampa nazionale.

La EFF definisce l’Online Safety Bill come la più grande regolamentazione di internet mai approvata. La stessa cosa si può dire del Digital Service Act e del Digital Market Act. Viviamo insomma in un momento di iper regolamentazione della rete e della discussione online, e in un momento in cui in Occidente si sta pensando di restringere fortemente la privacy delle persone, con provvedimenti che influenzeranno tutto il mondo in questo senso.

Si tratta di qualcosa di grosso, che cambierà in un certo senso i nostri sistemi istituzionali e le nostre democrazie. Il fatto che appaia come qualcosa di trascurabile per i nostri media, la nostra discussione pubblica, e la nostra politica è inquietante e indicativo.

Cosa saprebbero rispondere Meloni e Schlein – leader della principale forza di governo e della principale forza di opposizione – in proposito se interrogate? Scommetto niente, se non frasi fatte. Ma ci terremo il dubbio perché a quanto pare nessuno le interrogherà in proposito.

Quando sentiamo parlare di lotta alla disinformazione, a me sorge la domanda: ma non è anche questa disinformazione? Non stiamo tutti quanti vivendo in un gigantesco “contesto mancante”? Non è allucinante che un provvedimento come il DSA possa passare in Europa, con la portata che ha, senza grandi discussioni, e cambiare le nostre democrazie senza dover affrontare alcun sostanziale processo democratico?

Leggendo notizie come queste – e tante altre ce ne sarebbero appare ragionevole guardare con sospetto, sfiducia e scetticismo alle nostre istituzioni, ai nostri media, ai nostri governi, all’Europa, e a quanto propongono. Questa sfiducia ha più che senso vista nel suo contesto.

Ma la sfiducia va estesa ai cittadini stessi, perché la verità è che la privacy, la trasparenza, la libertà di espressione, la democrazia e le garanzie democratiche, prima ancora di essere fatte a pezzi da provvedimenti come questi, devono essere morte nella coscienza collettiva, devono essere qualcosa che quasi più nessuno capisce o a cui quasi più nessuno dà valore.

Siamo evidentemente pronti ad accettare una trasformazione in senso illiberale e anti democratico, una politica sempre più dirigista, e una società sempre più irreggimentata, altrimenti tutto questo non sarebbe possibile.

In questa trasformazione la “lotta alla disinformazione” e l’abolizione della privacy sono pezzi importanti, perché vanno a costruire un framework per il controllo dell’informazione, della discussione pubblica, del dissenso e per la loro censura, se non per la loro criminalizzazione – come sempre più voci anche in Italia suggeriscono – che è prodromico a politiche altrettanto dirigiste in ogni altro settore, in primis quelle spacciate come soluzione al cambiamento climatico.

TRATTO DA QUI

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