Giorgia Meloni non è particolarmente simpatica con la sua aria perennemente incazzata e – soprattutto –con il suo accento alla Paolo Panelli. Ma è sicuramente una tosta. È anche sveglia: ha capito l’aria che tira e si è posizionata sulla ruota di Salvini, così qualcosa resta attaccato anche a lei. Quando se la prende con l’Euro, gli immigrati, Renzi o la casta viene da condividere (accento a parte) le sue caciarate televisive. Poteva restarsene lì a fare la “Salvini con le tette” ma non ha saputo trattenere la sua gagliardia patriottica (roba del genere: “gratta, gratta, il camerata pelasgico salta sempre fuori”) davanti allo scarso ardore che si prova dalle parti di Trento e di Bolzano per l’amato (da lei) tricolore.
La vicenda è nota: all’invito da Roma alle amministrazioni pubbliche di esporre il tricolore per il 24 maggio, centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, il Presidente del Trentino Ugo Rossi ha deciso di esporlo a mezz’asta, e quello del Sud Tirolo Arno Kompatscher di non esporlo proprio.
Apriti cielo! La Meloni ha sbottato indignata: «Se Rossi e Komptascher si vergognano di vivere in Italia, possono tranquillamente decidere di andare a vivere in un’altra nazione. Di certo l’Italia non rimpiangerà questi due squallidi personaggi, che si vergognano della bandiera italiana ma non dei miliardi di Euro che lo Stato Italiano trasferisce loro per governare la Regione e la Provincia».
E salta fuori la solita menata dei tirolesi mantenuti che tutti sanno non essere vera: in base al “Pacchetto” si trattengono (beati loro!) i nove decimi delle tasse, che spendono benissimo. Sono ben altre le regioni “mantenute”.
Ma è soprattutto terribile (e significativa) la stronzata del “se non sono contenti, se ne vadano”: loro se ne andrebbero anche (e se non sono abbastanza convinti di farlo, queste vicende dovrebbero dar loro coraggio) ma con tutta la loro comunità, con la loro heimat, non certo come migranti con la valigia in mano. La Meloni è rimasta alle “opzioni”, il punto più basso dell’italianità, quando si erano posti i sudtirolesi di fronte al dilemma “andarsene in Germania e rimanere tedeschi”, oppure “restare e diventare italiani”. Una pulizia etnica farcita di sadismo.
Questi sono i compagni di viaggio che Salvini si trova ad avere.
La Lega potrebbe farsi perdonare l’incauto sodalizio proponendo l’esposizione del tricolore a listato a lutto fino al 4 novembre 2018, per tutta la durata del centenario e per rispetto alle centinaia di migliaia di morti e alle tremende sofferenza che l’Italia aveva inflitto ai suoi cittadini aggredendo un vecchio alleato e costringendo quelli nuovi a cavarle le castagne dal fuoco.
Naturalmente ogni autonomista e indipendentista preferisce la soluzione ben più netta e coerente di Kompatscher (che però continua a essere alleato di Renzi che vuole togliere le autonomie speciali), ma potrebbe anche apprezzare l’opzione Rossi con una variante: rendere permanente l’esposizione del tricolore a mezz’asta, visto che l’esistenza stessa dell’Italia comporta una perenne situazione di lutto. Si potrebbero addirittura mettere in produzione aste per bandiera fatte ad hoc, “modello Italia”, con l’aggancio del vessillo a metà altezza. Si potrebbe porre qualche problema giuridico solo nel caso di plurima esposizione (il sacro tricolore assieme al feticcio europeo o a bandiere estere) giacché la legge prevede che la bandiera italiana non possa mai sventolare a un’altezza inferiore ad altre. La cosa si può risolvere facendo i pali “italici” di altezza doppia, in modo che la mezz’asta coincida con l’altezza degli altri. Si salverebbe la dignità del tricolore ribadendo la sua condizione di “bandiera di lutto”. Una bella soluzione all’italiana. Si salverebbero capre e cavoli. Anzi capre e meloni.
io vado spesso a Vipiteno, cioè Sterzing, e non manco di andare al ponte sull’Isarco, dove c’è il più bel monumento dedicato ad Andreas Hofer che combattendo per la sua terra, che era la sua Patria, fu fatto prigioniero e fu fucilato a Verona, convinto fino alla morte di avere fatto l’unica cosa giusta! Leggete la sua biografia scritta da Francesco Mario Agnoli…e meditate, gente!
grazie per il paragone con Paolo Panelli, mi sentivo molto solo e non capito.
ARTICOLO SPETTACOLARE!!!!
La patria è, come tutti qui sappiamo, è una mistificazione usata dal potere per ricattare e sacrificare popoli.
Io sono la mia patria.
Non capisco i nazionalisti, e non li voto.
La meloni non mi piace e non me ne fido.
Salvini non va da alcuna parte.
Solo slogan e parole.
Totalmente d’accordo con Oneto. Di mio aggiungo: “che schifo salvini e che schifo i suoi compagni di viaggio fascionazionalisti…”.
Si sottolinea che nonostante la tanto decantata Costituzione ripudi la guerra, si vuole festeggiare l’entrata in guerra del 24 maggio con conseguenti 600 mila morti e relative pensioni ai superstiti semplicemente ridicolo