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La Norvegia, i combustibili fossili e le colonnine di ricarica

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di MATTEO CORSINI

Come è noto, gli idrocarburi hanno permesso alla socialistissima Norvegia di passare da un’economia non troppo florida, basata sulla pesca e poco altro, a uno dei Paesi con il maggiore Pil pro capite a livello mondiale. Ancora oggi, nonostante si facciano vanto di essere tra i principali utilizzatori di energie rinnovabili e guidino auto elettriche come da poche altre parti al mondo, la loro ricchezza deriva principalmente dall eesportazioni di petrolio e gas. E così sarà ancora per il futuro prevedibile.

Paradossalmente, se tutti fossero “ecologicamente virtuosi” come loro, le risorse presenti nel loro sottosuolo perderebbero valore, e questi signori dovrebbero trovare altre fonti di ricchezza, dato che anche il fondo sovrano da oltre mille miliardi di dollari prima o poi potrebbe esaurirsi. E’ un dato di fatto, tra l’altro, che le batterie tendono a consumarsi e a perdere efficienza più velocemente alle basse temperature, che in Norvegia non sono un evento raro. Si stima che l’autonomia di una vettura elettrica possa ridursi fino a oltre un terzo a causa del freddo. A differenza delle tanto deprecate auto a benzina o gasolio, quindi, le auto elettriche “consumano” le batterie anche se non utilizzate.

Un fenomeno di cui si sono accorti anche nella progressista Chicago, dove in inverno i bus elettrici soffrono un vistoso calo dell’autonomia.

Restando in Norvegia, un esponente della Federazione automobilistica, Nils Soedal, ha liquidato la faccenda come un “non problema”, proponendo una soluzione geniale: i conducenti ne tengano conto quando pianificano un viaggio. come se fossero tutti dementi e non lo facessero già. Peraltro si tratta di uno sforzo che chi guida una vettura con motore endotermico non deve fare, essendo abbastanza agevole e veloce fare rifornimento.

Secondo Soedal, però, “il grosso problema è davvero avere abbastanza stazioni di ricarica lungo la strada”. Questo signore deve essere stato un bambino prodigio! Il fatto è, però, che se anche ci fossero stazioni di ricarica ogni chilometro, una ricarica definita “veloce” comporta una sosta di 20-30 minuti per una carica che arriva al massimo all’80%. Per di più contribuendo ad accorciare la vita utile delle batterie.

Tralasciando il dettaglio che l’energia elettrica è ancora prodotta per lo più mediante combustibili fossili. Che è poi quello che consente ai norvegesi di essere così “virtuosi” e di non curarsi di tutti gli svantaggi che ancora oggi le auto elettriche hanno rispetto a quelle con motore endotermico.

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