di MATTEO CORSINI
In Italia non passa anno in cui non sia annunciata una riforma delle pensioni. Uno dei cavalli di battaglia dei sindacati è fornire una “pensione di garanzia” ai giovani con carriere lavorative discontinue. Il governo, con il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, è favorevole a prendere un provvedimento in tal senso.
- “E’ arrivato il momento di intervenire per permettere ai giovani di avere un domani una pensione dignitosa e stiamo pensando a una misura grazie alla quale ragazzi con carriere discontinue possano ottenere coperture di eventuali “buchi” contributivi”.
I sindacati vorrebbero che l’importo minimo fosse non inferiore ai 780 euro del reddito di cittadinanza. Come sempre, non si parla con chiarezza del problema principale: dove trovare le risorse (miliardarie) per finanziare questa misura. Il tutto a prescindere dal fatto che, con il metodo contributivo, i percettori di redditi bassi potrebbero non maturare un assegno mensile di 780 euro anche lavorando continuativamente per oltre 40 anni.
Costoro si troverebbero, di fatto, a essere discriminati e a pagare per fornire 780 euro a chi ha contribuito molto meno di loro. Infatti, quando si inizia a parlare di “contributi figurativi”, non si fa altro che attingere alle tasche dei pagatori di tasse presenti e futuri.
Niente di nuovo, per carità. L’importante è essere consapevoli che nessun pasto (pensionistico) è gratis, e che di buone (e dignitose) intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno fiscale.