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La politica non è un’azienda, è un’attività criminale

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di GIOVANNI BIRINDELLI

Il fatto che gli attuali politici non abbiano mai combinato nulla di concreto in vita loro non è, a mio parere, un segno di inadeguatezza. Se essi, per assurdo, si ritrovassero a dirigere un’azienda, per quanto microscopica, il fatto che non hanno mai combinato nulla di concreto in vita loro potrebbe essere un segno di inadeguatezza (dico “potrebbe” perché c’è una prima volta per ogni imprenditore).

La politica tuttavia non è un’azienda. È l’opposto di un’azienda, per ovvi motivi (un’azienda può creare valore; la politica può solo distruggerlo; un’azienda per esistere deve convincere; la politica per esistere deve imporre e aggredire; ecc.).

Nel momento in cui si vede l’inadeguatezza del politico nel suo non aver mai combinato nulla di concreto in vita sua si scivola nella stessa mentalità dei collettivisti. Questi infatti, essendo incapaci di concepire l’ordine spontaneo, vedono la società come un ordine positivo e quindi giudicano l’adeguatezza di chi la ‘governa’ in base agli stessi parametri usati per giudicare l’adeguatezza di chi dirige un’azienda.

No. È un fatto oggettivo che la politica in sé è un’attività criminale, mafiosa per l’esattezza. E se i politici sono dei criminali, ne consegue che non ha alcun senso giudicare la loro adeguatezza in base agli stessi standard usati per chi deve gestire un’azienda che per esistere deve farlo nel libero mercato. Chi, perché ha avuto un grande successo come imprenditore, passa alla politica, lo fa spesso in buona fede, cioè perché non conosce le basi della scienza economica e di quella della libertà.

Una persona che avesse un minimo di familiarità con queste scienze potrebbe entrare in politica per un solo scopo: quello di fare quanto in suo potere per distruggerla. Bitcoin tuttavia è il riscontro empirico del fatto che la strategia migliore per distruggere la politica non è farlo dall’interno, ma creare alternative resistenti alla censura all’esterno.

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