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La proposta di una lombardia a statuto speciale è una bufala

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

prolombardia bandieraDa Wikipedia: “Il termine bufala può indicare in lingua italiana un’affermazione falsa o inverosimile. Può perciò essere volta a ingannare il pubblico, presentando deliberatamente per reale qualcosa di falso o artefatto. In alcuni casi si prefigura il reato di truffa, nel caso in cui l’autore, o gli autori, procurino per sé o per altri un ingiusto profitto a scapito delle vittime. “

Se ci fosse un podio per le “bufale” raccontate nella politica di Lombardia, la richiesta di uno “Statuto speciale” occuperebbe senza ombra di dubbio la prima posizione incontrastata.
I motivi sono molteplici e li richiamiamo velocemente: Per riforme come il federalismo, l’autonomia o la macroregione serve la modifica della carta costituzionale, che può avvenire solamente attraverso il Parlamento italiano, unico ente in grado di farlo.
Per l’approvazione di queste importanti modifiche ci sono due possibilità:
la maggioranza dei 2/3 del Parlamento;
la maggioranza semplice del Parlamento con successivo referendum confermativo esteso a tutte le regioni.

Nel primo caso servirebbe il voto favorevole di 630 parlamentari, quindi compresi quelli eletti nelle Regioni che grazie allo status quo godono di un trattamento privilegiato. Inutile commentare il secondo, il referendum sulla “devolution” nel 2006 evidenziò proprio l’impercorribilità di tale strada.

La commissione Affari costituzionali della Camera, se ancora ci fosse bisogno di ribadirlo per i più duri di comprendonio, nel corso dell’esame al disegno di legge sulla riforma del bicameralismo e del Titolo V, ha recentemente bocciato un emendamento che autorizzava le regioni a statuto ordinario ad «avviare procedure di consultazione degli elettori, secondo modalità e termini previsti dai rispettivi statuti, per il riconoscimento della condizione di specialità, allegando al quesito referendario un progetto di revisione costituzionale», rendendo automaticamente impossibile sperare nell’autonomia tramite referendum.

Viene quindi spontaneo chiedersi: “Perché allora la politica lombarda continua a propinarci questa soluzione come fattibile?”; la risposta è semplice e chiara per tutti coloro i quali non sono affiliati ai partiti che la propongono: l’autonomia è una “italianata”, ovvero una“via di mezzo”, un “compromesso” che permetterebbe un miglioramento senza particolari traumi.
Un referendum per l’autonomia, si potrebbe obiettare, sarebbe un segnale forte da parte del nostro territorio a Roma e ai suoi governanti; peccato che tutto cadrebbe nel dimenticatoio più assoluto dopo pochi giorni: i media italiani sicuramente non vedono la tematica con favore e farebbero cadervi sopra il silenzio. Qualcuno ancora sente parlare del referendum sulla “Devolution” del 2006, per caso? La Lombardia e il Veneto hanno potuto trarne forse benefici? Assolutamente no, anzi solo gli svantaggi che nascono dalla naturale sudditanza delle regioni nei confronti dello Stato centrale: solo per quest’anno dobbiamo infatti subire, come lombardi, un ulteriore taglio di 1 miliardo di € ai nostri stessi soldi che dovrebbero tornare a casa.

L’unica via d’uscita per la salvezza della Lombardia rimane la dichiarazione d’indipendenza: ci son molti modi per arrivarci, l’importante è continuare a propagandare l’idea come sta facendo proLombardia indipendenza sin dalla sua fondazione senza cambiare idea ad ogni alito di vento. Arriveremo ad una situazione scozzese – catalana anche in Lombardia, se avremo la forza di portare il nostro messaggio nelle case di tutti i lombardi, per questo serve l’aiuto di coloro i quali son liberi dalle catene italiane.

www.prolombardia.eu

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