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La presidente rai vuole ancora più soldi per i suoi dipendenti

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RAI3di MATTEO CORSINI

“La decisione dell’Istat di inserire la Rai nell’elenco delle amministrazioni pubbliche è di una gravità straordinaria, taglierebbe l’azienda fuori da qualsiasi possibilità operativa reale”. Questo ha dichiarato Monica Maggioni, presidente della Rai, durante un’audizione in commissione di Vigilanza.

Probabilmente mi sfugge qualcosa, ma suppongo che la “gravità straordinaria” sia sostanzialmente riconducibile al fatto che essere inclusa tra le amministrazioni pubbliche farebbe entrare in vigore per i dipendenti Rai il tetto alle retribuzioni a 240mila euro lordi annui. In linea di massima dovrebbe essere sempre la piena libertà contrattuale a determinare la retribuzione di un individuo. Per cui se il tetto fosse applicato ad aziende private vi sarebbero ottimi motivi per opporvisi. Nel caso della Rai, però, siamo di fronte a un soggetto che, pur competendo con aziende private, è totalmente pubblico e non ha mai dovuto realmente preoccuparsi di realizzare profitti per sopravvivere.

Non a caso è ampiamente sovradimensionata rispetto ai concorrenti privati (e anche nei paragoni con altre emittenti pubbliche estere non ne esce granché bene) e ha una quantità di dirigenti che non trova giustificazione in nessuna logica di mercato. Pur incassando soldi dalla pubblicità, è finanziata coercitivamente da una tassa a carico anche di coloro che non hanno alcun interesse nei programmi che mette in palinsesto.

Pretendere di rimanere al riparo dalle conseguenze dell’accumulazione di perdite in bilancio e, al tempo stesso, pagare stipendi faraonici, è il classico volere la botte piena e la moglie ubriaca. La soluzione sarebbe mettere tutta la Rai sul mercato, per vedere se qualcuno è disposto a comprarla e a quali condizioni, anche in merito ai costi del personale.

Il contribuente avrebbe il vantaggio di non dover più pagare un centinaio di euro all’anno, mentre il tetto legale agli stipendi verrebbe meno, restituendo all’azienda “qualsiasi possibilità operativa reale”. Chissà perché, ma ho la sensazione che questa soluzione troverebbe più consenso tra chi paga il canone invece che tra chi si lamenta per il tetto agli stipendi.

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