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La rettrice vuole cambiare “paradigma” economico? Basterebbe leggere von Mises

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di MATTEO CORSINI

In un articolo in cui presenta un suo libro, “Per una nuova economia”, appena pubblicato, Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica di Milano, sostiene che in economia “bisogna smettere di confondere i mezzi con i fini”. Beccalli parte da una critica del modello neoclassico:

  • “Tradizionalmente, in ambito economico e finanziario la riflessione teorica utilizza una concezione neoclassica di carattere utilitaristico: le scelte economiche migliori sono quelle che ottimizzano l’utilità del singolo, considerato come soggetto isolato, razionale e unicamente motivato dalla massimizzazione della propria soddisfazione individuale. Di regola la dimensione etica è data per implicita, non se ne parla, anche se la concezione neoclassica non è moralmente neutra. La pandemia, e già prima la crisi finanziaria globale, ha tuttavia messo in luce i molti limiti di questa impostazione, che per la verità ha sollecitato ampia riflessione scientifica”-

Aggiunge più avanti:

  • “Tanti sono gli interrogativi aperti. Davvero il perseguimento egoistico della massimizzazione dell’utilità individuale conduce a scelte economiche ottimali? Nel mondo reale le persone si comportano davvero così? E, più radicalmente, a fronte della crescente disuguaglianza tra persone e nei diversi Paesi, il modello tradizionale è davvero il migliore? Uno degli errori più comuni consiste nell’inversione tra mezzi e fini. Pensiamo al rapporto tra economia reale e finanza. La riflessione interessante credo non sia tanto sull’uso della finanza ma sulla natura stessa della finanza. Più un mezzo è potente più tende a essere percepito come il fine. In un contesto in cui la finanza è pervasiva e occupa sempre più spazio, tanto da poter dire che diviene dominante, la finanza da «mezzo» rischia di diventare il «fine»”.

Ed ecco la proposta di Beccalli:

  • “E allora come impostare il nuovo paradigma? Come ha ben messo in evidenza la crisi pandemica – che ha imposto una distanza forzata e una interruzione delle relazioni – il nuovo paradigma poggia su una visione dell’uomo centrata sulla fondamentale indole relazionale della persona. L’indicazione di fondo: per funzionare adeguatamente, economia e finanza necessitano di un’etica incentrata sulla persona e sulla sua natura relazionale. Ciò significa superare alcuni errori concettuali comuni: la riduzione dell’attività economica alla sola ottimizzazione monetaria del reddito, dimenticando beni come fiducia, mutualità, cooperazione e giustizia; il vincolo dell’impresa entro i confini della massimizzazione del profitto, così da escludere la dimensione della responsabilità ambientale e sociale; la riduzione del benessere all’accumulo di denaro, dimenticando la qualità della vita in termini di relazioni umane”.

Devo dire che condivido le critiche al modello neoclassico, ma non perché non si debba massimizzare l’utilità individuale, bensì per come è intesa l’utilità individuale. Essendo quello di utilità un concetto soggettivo, non ha senso costruire una funzione di utilità considerando che ogni individuo sia uguale agli altri e che sia invariante nel tempo.

Da questo punto di vista l’approccio seguito da Ludwig von Mises (su tutti) nell’Azione Umana avrebbe potuto essere preso in considerazione da Beccalli. E Mises scrisse questo libro nel 1949, anche se gli stessi concetti li aveva già espressi in lavori in sola lingua tedesca all’inizio di quel decennio.

Ogni individuo agisce avendo lo scopo di migliorare lo stato soddisfazione, concetto chiaramente soggettivo. E’ così che un individuo cerca di massimizzare la propria utilità, che evidentemente non è sempre solo quantificabile in termini monetari. Murray Rothbard parlerà di “profitto psichico” in Man, Economy and State.

Non essendo onnisciente, l’individuo può ritenere ex post di non aver agito nel modo migliore per migliorare il proprio stato di soddisfazione, ma questo non significa che la sua azione sia stata irrazionale o non puntasse a massimizzare la propria utilità.  Ipotizzare, come spesso accade, che qualcun altro possa imporre scelte economiche ritenute (necessariamente anche in quel caso in modo soggettivo) ottimali, significa, per definizione, comprimere la possibilità dell’individuo di massimizzare la propria utilità.

Credo quindi che quello che Beccalli individua come “nuovo paradigma” abbia punti di contatto con la lezione di Mises, che nuova non è. Ovviamente Mises era per un libero mercato in cui le scelte fossero veramente assunte in autonomia e liberamente da individui e imprese, senza imposizioni legislative. Altrimenti concetti come la responsabilità sociale e ambientale rischiano, come nel contesto attuale, di essere nient’altro che l’ultima manifestazione del socialismo.

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1 COMMENT

  1. la cosa tragica ed inaccettabile resta sempre la stessa:
    chiunque voglia e magari sia messo in condizioni favorevoli di potere (per autorità, o consenso popolare, o monopolio della coercizione, o rappresentanza democratica, e altri specchietti per allodole) imporre le sue soluzioni a chiunque altro, contro la sua volontà e come aggravante anche a spese dello stesso malcapitato, ecco che quel chiunque è un criminale, un impostore, una canaglia, da odiare, disprezzare, insultare, coprire di vergogna, eliminare.

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