A fronte del recente declassamento del rating della Repubblica italiana da parte dell’agenzia Fitch, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha affermato: “Non accetto la parola fallimento usata da Fitch a proposito della riduzione del debito”.
Padoan è ministro da poco più di tre anni, e nei documento di finanza pubblica presentati (per non parlare di decine di dichiarazioni) ha sempre proiettato negli anni a venire una discesa del rapporto tra debito e Pil che poi, alla prova dei fatti, non si è verificata.
Si potranno criticare le agenzie di rating per tanti motivi, ma dichiarare che l’obiettivo di riduzione del rapporto tra debito e Pil sia stato fallito è una mera constatazione dell’evidenza empirica. Neppure nel 2017 scenderà sotto al 132 virgola qualcosa per cento, e questo senza che si verifichino scenari avversi.
E dire che con una riduzione artificiale (via Qe) della spesa per interessi per circa 20 miliardi annui non avrebbe dovuto essere complicato ridurre almeno un po’ quel rapporto. Invece nulla.
Come si fa a non accettare che ciò sia definito un fallimento?
Un altra cosa da rilevare è che sentiamo da anni parlare di ripresa, di riforme eppure chiunque può rilevare che non è cambiato nulla semmai le cose sono peggiorate, c’è recessione e non ripresa, non c’è nessuna riforma in atto se non in campi che nulla hanno a che fare con l’economia.
Il motivo è semplice: nessuna crisi è mai durata più di qualche anno. Quindi cosa hanno fatto i vari somari, incapaci, disonesti che ci governano? Semplicemente nulla, si sono messi ad aspettare che la crisi si risolvesse da sola, magari con l’esportazioni a fare da traino, anzi hanno pure infilato norme peggiorative per l’economia, il mondo del lavoro, la fiscalità spacciandole per riforme.
Il problema è che gli altri paesi hanno fatto cambiamenti e quindi si stanno riprendendo, l’Italia che ha fatto cambiamenti a parole ma anzi ha mantenuto invariata la sua spesa pubblica (se non aumentata) quindi l’esercito di parassiti, mantenuti, incapaci, ladri, truffatori, pensionati d’oro, clandestini da mantenere è ferma al palo.
Non credo che fosse mai stata prevista la riduzione del debito pubblico, perfino sotto Monti crebbe dal 120% al 130% del Pil nonostante l’impegno con l’Europa di ridurlo al 60% del PIl. Il giochetto è tutto qui: il rapporto deve essere al 60% del Pil e tutti i governi non votati e non eletti che si susseguiti hanno mirato all’aumento del PIl, aumentando il denominatore diminuisce il rapporto. Mi pare evidente che dall’introduzione dell’Euro la crescita del Pil si sia arrestata per poi arretrare con Monti, da qui sperare che invece abbia tassi di crescita a livelli cinesi è molto ma molto utopistico. Il taglio del debito pubblico, con conseguente risparmio di spesa per interessi vorrebbe dire tagliare la spesa pubblica, che non è molto popolare, politicamente parlando. Si è così preferito agire come il giocatore d’azzardo che perdendo piuttosto che ritirarsi continua a puntare sperando nella vincita finendo invece in rovina. da noi si sono seguite regole keynesiane, aumentare la tassazione sperando in un maggiore aumento del PIL ed utilizzando la tassazione per ulteriore spesa pubblica, si è così sprecata l’opportunità di risparmio sui tassi d’interesse per gli acquisti della Bce per il QE.
Parliamoci chiaro, qualsiasi aumento di tassazione, recupero di evasione, qualsiasi risparmio di spesa finirebbe solo per generare ulteriore spesa pubblica nella speranza di far decollare il PIL, quante spese ci attendono dietro l’angolo? Aumento delle pensioni, regalo di pensioni, assunzioni nel settore pubblico, bonus, mantenimento di clandestini, grandi opere inutili, c’è solo l’imbarazzo della scelta e tutte cose che portano voti o soldi nelle mani dei politici. Come disse qualcuno, il problema del socialismo è che i soldi prima o poi finiscono, chi pagherà il conto per il debito pubblico insostenibile? Le banche piene di titoli di Stato italiani, il che vuol dire fallimento e bail-in e quindi i correntisti se non c’è possibilità di stampare moneta oppure direttamente i contribuenti?
Padoan nega l’evidenza, nella speranza di infarloccare la gente.
Un debito del genere è impagabile, lo sanno tutti.
A botte di 40 miliardi l’anno, ed a bocce ferme per il resto, servirebbero oltre 50 anni.
Ma una manovra annua di 40 miliardi è impossibile.
Se poi la manovrina fosse di 20 miliardi per anno, servirebbero oltre 110 anni.
Sono generoso, dimezziamo soltanto il debito.
30 anni a manovre da 40 miliardi annui.
60 anni a manovre da 20 miliardi annui.
Impagabile perché lo stato non riesce a ridurre le fonti di indebitamento.
Impagabile perché il furto fiscale non è incrementabile senza conseguenze maligne.
Ci vorrebbe l’onesta di riconoscere l’incomprimibilità del debito pubblico per poterlo curare.
E per curarlo, almeno in parte, occorrono coraggio e una virata di 180° nelle politiche economiche che da socialiste dovrebbero diventare liberali.
Appunto, impossibile.